La fusione/unione delle due Gioiosa: Un grande progetto politico e culturale

La fusione/unione delle due Gioiosa: Un grande progetto politico e culturale

Di Angelo Antonio Larosa (cittadino gioiosano)

“Gioiosa Ionica e Marina di Gioiosa Ionica meritano di unirsi in un’unica grande comunità politico-amministrativa, meritano di fondersi in un comune unitario che sappia parlare a tutto il territorio comprensoriale. La grande Gioiosa può e deve essere l’impegno politico di domani, la visione del futuro”.

Poco più di cinque anni fa, così avviavo una mia riflessione su ciavula.it. Prima ancora, eravamo nell’Aprile 2017, sempre sullo stesso giornale on line, scrivevo un lungo e dettagliato pezzo intitolato “Un’unica grande Gioiosa? Sì, ma serve un vero percorso popolare”.  La questione, ai miei occhi cristallina e ridondante, semplicemente non si pone: il progetto della Grande Gioiosa, ovvero fondere le due Gioiosa sul piano sociale e politico-amministrativo, ridurne “ad unum” lo spazio territoriale e antropico, è un autentico orizzonte di sviluppo. Quindi, la buona politica dovrebbe trattarne con intensità, e in ogni caso non è mai troppo tardi per cimentarsi nell’impresa.

Il dibattito acceso dall’intervento di Enrico Tarzia (segretario PD Gioiosa Ionica), per quanto ancora un bozzolo racchiuso nella bolla mediatico-digitale pur con tutti gli interventi pregevoli che ci sono stati offerti, è un germe prezioso che sarebbe delittuoso lasciar disperdere nel rincorrersi affannoso e talvolta ripetitivo delle nostre parole. Che pure servono, rappresentano la base fondamentale di ogni processo democratico: ma che reclamano comunque una puntuale mutazione in fatti sociali e politici di prospettiva.

La fusione di Gioiosa Ionica e Marina di Gioiosa Ionica ha una sua logica razionale, dalle potenzialità evidenti ed oggettive, difficilmente contestabili anche dinanzi alla fisiologica opinabilità delle riflessioni politico-culturali: un territorio senza soluzione di continuità, che esige di essere pensato unitariamente da un estremo (la vecchia “Motta”, radice storica dell’identità gioiosana) all’altro (il mar Jonio che è frontiera e vincolo insieme); una posizione baricentrica che colloca le due Gioiosa nel cuore del comprensorio locrideo, una collocazione di privilegio geografico, fisicamente e idealmente al centro del sistema viario territoriale (SGC Jonio-Tirreno e nuova SS106); una varietà di scenario urbano e paesaggistico dalla fertili prosettive di sviluppo, cui si riconnettono anche le sedimentazioni storico-architettoniche da valorizzare “in actum” e non solo più “in potentiam”; una consistenza demografica, per numeri quantitativi e per capitale sociale, che potrebbe rendere la “Grande Gioiosa” il centro più importante del nostro contesto territoriale e assegnarle un’efficacia tangibile sui vari tavoli decisionali.

Vi è poi una ragione anche più prosaica, più materiale, che diventa in ogni caso decisiva nella possibilità di progettare e di implementare un percorso di progresso: i contributi straordinari, di natura monetaria e con scansione annuale, che il Governo riconosce alle fusioni fra più comuni, pari al 60% dei trasferimenti erariali ordinariamente attribuiti nel 2010 per un importo massimo di 2 milioni di euro. Soldi aggiuntivi da poter spendere in opere pubbliche o servizi alla cittadinanza, soldi aggiuntivi quale veicolo di nuove progettualità utili per il rilancio concreto delle nostre comunità.

Tutto, o quasi, sembra orientarci verso una direzione, chiara ed univoca. Compresa anche una più romantica idea di “sanare” la frattura della divisione del 1948, che fu amministrativa innanzitutto ma che ha poi prodotto un margine plurale di separazione e di incomprensione fra le due Gioiosa che è giunto il tempo di colmare definitivamente.

Un primo tratto di strada, per quanto l’innovazione rimanga strutturalmente diversa da una vera fusione, è già stato affrontato con l’Unione dei Comuni della Vallata del Torbido. La quale ultima, in ogni caso e pur riconoscendole meriti importanti, rimane un artifizio di ingegneria amministrativa cui manca l’anima della visione politica, del grande progetto da perseguire e da trasformare in realtà. La creazione di un’unica Gioiosa non sarebbe comunque incompatibile con l’Unione dei Comuni: un grande centro, forte ed unitario, trascinerebbe con sé tutta la Vallata, sarebbe calamita positiva anche per i piccoli comuni che ruotano intorno alle due Gioiosa.

Gli ingredienti ci sono tutti, bisogna adesso passare alla concreta realizzazione della ricetta. Nella persuasione e convinzione che la soluzione sarà processuale, un passo dopo passo, un camminare domandando, o semplicemente non sarà: grandi innovazioni politico-culturali hanno un tempo proprio di maturazione, affrettarne precocemente la dinamica evolutiva rischia di produrre molti più affanni e contraddizioni che scatti in avanti.

Il primo passo è semplicemente quello di vedersi, di annusarsi, di parlarsi, di confrontarsi, di contestarsi. Serve la pratica democratica, di popolo: un’assemblea, un comitato, una qualunque scintilla da cui far divampare il fuoco della partecipazione. Serve la politica, quella con la maiuscola, che si pensa oltre la pigrizia quotidiana e che si declina con i tempi al futuro.

Visti i tanti distinguo e i tanti egoismi che animano il nostro agire pubblico, è cosa assai più facile a dirsi che a farsi. E in questa mia riflessione, come già fatto in analisi pregresse, i suddetti distinguo ed egoismi meriterebbero ben altro spazio di indagine. Ma voglio andare avanti, svuotare il mio ragionamento da zavorre varie: fermi in un miope stand-by non si può indugiare oltre, non possiamo attorcigliarci ancora intorno alle nostre rachitiche pseudo-rendite di posizione.

Torno quindi ad utilizzare altre parole tratte dal mio articolo del 2 Gennaio 2018, già citato in avvio, non tanto per inutile sfoggio di vanità personale quanto per la loro eloquenza espositiva, che permane in tutta la sua palpabile attualità: “(…) le due Gioiosa hanno l’imperativo di pensare in termini strettamente unitari il proprio percorso evolutivo, mettendo in cantiere la grande visione della fusione dei due comuni. Serve un upgrade, un balzo in avanti, la proverbiale “mossa del cavallo” per sparigliare una situazione di stasi conservativa”.

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