Processo a Salvini, accusato di sequestro di persona. Si attende giustizia

Processo a Salvini, accusato di sequestro di persona. Si attende giustizia

“Io ho avuto notizia di un barchino con 60 persone a bordo in buone condizioni di galleggiabilità. Per me era un evento di trasporto di migranti e non necessitava di soccorso.”

Queste sono le parole pronunciate dal Capitano Andrea Pellegrino durante il processo contro Matteo Salvini della scorsa settimana. Per lui, una barca di 7 metri che imbarcava acqua, con 60 persone a bordo tra cui alcuni neonati, non necessitava di soccorso.

E poi ci chiediamo perché si muore in mare.

Questa gelida e assurda testimonianza, che siamo stati costretti ad ascoltare, fa riferimento ad uno dei tre soccorsi effettuati dalla Open Arms durante la Missione65. La stessa missione che ha poi portato al processo che ci vede coinvolti.

Per chi non conoscesse i fatti proverò a spiegarli brevemente: nel 2019 Matteo Salvini, al tempo Ministro dell’Interno, vietò lo sbarco di 160 persone che erano state soccorse dalla nostra nave in 3 diverse operazioni. Per questo motivo, Salvini, è stato accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio.

La scorsa settimana si è svolta una nuova udienza a Palermo, durante la quale doveva essere ascoltato come testimone anche Oscar Camps, fondatore di Open Arms. Al banco degli imputati c’era l’ex Ministro dell’Interno, fiero e “sempre a testa alta” (come piace dire a lui) per aver difeso i confini nazionali dalla minaccia di queste 160 persone vulnerabili in cerca di aiuto.

Risultato dell’udienza? Ancora una volta, un nulla di fatto (almeno per il momento).

Nell’agosto del 2019 è stata inflitta una sofferenza inutile a centosessanta persone che già avevano patito torture, stupri, persino riduzione in schiavitù.

“Abbiamo perso ancora una giornata, speriamo che la prossima volta si potrà introdurre il fattore umano che sembra non esistere. Perché si parla di imbarcazioni, se siano in grado di galleggiare o meno e non si parla delle condizioni di queste persone. Non si dice che molte di loro avevano bisogno di assistenza medica e tutte di assistenza psicologica: donne in stato di gravidanza a seguito di una violenza, ragazze molto giovani violentate, persone con ferite d’armi da fuoco, c’era qualsiasi tipo di trauma. Vediamo se la prossima volta potremo parlare della realtà e non dell’ingegneria”

Queste le parole pronunciate da Oscar ai giornali. Purtroppo non è stato ascoltato in aula a Palermo poiché il tempo a disposizione era terminato.

La prossima udienza è fissata per il 21 aprile. Nella speranza che prima o poi venga fatta giustizia.

Veronica Alfonsi – Presidente di Open Arms Italia

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