Cinquanta anni fa il golpe in Cile e la morte di Allende, la riflessione di Pasquale Aiello

Cinquanta anni fa il golpe in Cile e la morte di Allende, la riflessione di Pasquale Aiello

Di Pasquale Aiello

La data dell’11 settembre rievoca nell’immagnario colletivo la strage delle torri gemelle a New York. Ma nella mente di tanti torna pure un pensiero per il golpe in Cile e la morte di Salvador Allende. L’11 settembre del 1973, infatti,dopo estenuanti combattimenti nella città di Santiago, i militari con a capo il generale Augusto Pinochet, da poco nominato dal Presidente Allende prendono il potere destituendo lo stesso Salvador Allende, democraticamente eletto nel 1970, instaurando una crudele e atroce dittatura.

All’arrivo dei carri armati, quell’11 settembre di 50 anni orsono, durante l’occupazione del palazzo del governo ‘la Moneda’, Allende, conscio di ciò che stava accadendo volle rivolgere l’ultimo discorso al suo popolo con la certezza che il suo sacrificio non sarebbe stato inutile ma sarebbe rimasto una lezione contro la codardia e il tradimento. “Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste le ultime frasi prima di suicidarsi per non tradire il mandato che gli aveva affidato il suo popolo a un esercito di cui non riconosceva ormai la legalità. Dopo la morte di Allende, Pinochet prende il potere e instaura una violenta dittatura che dura fino al 1990.

Durante il breve mandato di Allende, in cui si è cercato di instaurare il Socialismo con la realizzazione della riforma agraria e la statalizzazione di alcune produzioni, si registrano boicottaggi e uno sfrenato ostruzionismo degli USA verso il Cile, come in tutti i paesi non allineati. Alcuni dossier ormai desecretati raccontano delle pressioni su alcune multinazionali per indurle a lasciare il Cile. Hanno fatto crollare il prezzo del rame di cui il paese sudamericano era un grande esportatore spingendo la popolazione verso la povertà.

“Non vedo perché dovremmo restare con le mani in mano a guardare mentre un Paese diventa comunista a causa dell’irresponsabilità del suo popolo”. Questa la frase dell’ex segretario di Stato Kissinger che con un lento logorio riuscì a convincere il presidente americano Nixon a dare il via libera per la messa in atto del golpe che la CIA aveva preparato e rimuovere così l’incubo socialista nell’ottica di una feroce lotta al Comunismo.

Nel 1998 un giudice illuminato, lo spagnolo Baltasar Garzón emana contro Pinochet un mandato di cattura internazionale per la scomparsa di molti cittadini spagnoli durante la dittatura. Il tiranno venne accusato di crimini contro l’umanità. E’ incalcolabile il numero delle persone che vennero fatte sparire nel nulla.

Centinaia le donne stuprate e torture di ogni genere. Pinochet è stato arrestato a Londra a ottobre del 1998, dove si era recato per curarsi, ma per le sue precarie condizioni di salute non è mai stato condannato. Muore a 91 anni in Cile dove è riuscito a evitare il processo e dove era tornato dopo la liberazione ad opera del ministro inglese dell’interno.

Foto di Elias Almaguer su Unsplash

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