Carnì: “Assistere al consiglio comunale di Caulonia è una bastonata tra capo e collo”

Carnì: “Assistere al consiglio comunale di Caulonia è una bastonata tra capo e collo”

Tornare al paese in cui sei cresciuto è come rinascere. Inconsapevolmente rivivi le sensazioni del tempo che fu, ti tuffi nelle cose della quotidianità senza una preconcetta/pregiudizievole riflessione. D’improvviso il risveglio! Qui, non è cambiato nulla se non in peggio! Assistere ai lavori del consiglio comunale è una bastonata tra capo e collo.

Mi ha lasciato l’amaro in bocca. Non volevo credere a quanto si vociferava, anche sui social, dello scadimento del dibattito politico locale. Per me che vivo altre realtà è stato come precipitare in un baratto senza ritorno. Non un approccio sui problemi del comune, ma semplici, quanto sciatti personalismi. Poi, le parole: volgari, violente, offensive. Parole che sanno di frustrazione personale e ambizioni senza senso. In sintesi, un inutile se non dannoso consesso.

La mia giovinezza vissuta al paese dove si mangiava pane e politica, confronto serrato, scontri verbali duri ma sempre rispettosi dell’antro, amicizia, mi ha insegnato altro. Mi ha insegnato il senso dell’alto valore sociale della politica. Mi ha insegnato che un paese, per crescere, ha bisogno del contributo intellettuale e morale di tutti; abbisogna anche di una valida, corretta e costruttiva opposizione. Un’opposizione capace di incalzare chi amministra sui problemi attivando i sani principi del controllo degli atti, incalzandoli con proposte reali e fattibili, anche lungimiranti, ma sempre nel rigoroso rispetto delle persone.

Invece ho vissuto uno schianto nella realtà cauloniese che è tutt’altro di quello che vivo nel paese di adozione, piccolo come Caulonia, con qualche migliaio di abitanti in più ma pur sempre un paese, dove ho l’onore di rappresentare quella comunità seppure dai banchi della minoranza. Faccio un breve inciso, ho sempre fatto politica, mi piace fare politica. In particolare dal periodo universitario in poi. Bene, da sempre ho fatto politica dai banchi dell’opposizione, per una scelta ideologica e politica, ma sempre improntata al rispetto reciproco delle parti.

Ci confrontiamo, talvolta aspramente, ma sui problemi visti da angolazioni diverse. Ma sui problemi, giammai sui personalismi! Avere assistito al recente consiglio comunale della mia Caulonia, è stato un pugno in faccia. Insulti, ripicche, contumelie. Eppure c’era tanto per dibattere di politica, quella a caratteri maiuscoli. Invece nulla di tutto questo. Senza entrare nello specifico, vorrei soffermarmi e fare delle riflessioni.

Rilevato lo scarso livello dialettico, il consiglio comunale ha rappresentato che il sindaco Cagliuso gode del sostegno di una maggioranza, stringata nei numeri, forte e coesa, unita e determinata. E questo, checchè se ne dica è un buon segno per il futuro. Perché, una volta che avrà risolto i problemi finanziari dell’ente, sono certo che saprà dare risposte alle aspettative della comunità. Inoltre, come ha detto il sindaco, il futuro è giovane. Nel senso che sia in maggioranza che in minoranza è presente una forte rappresentanza di giovani vogliosi di fare politica.

Debbono, però, scrollarsi delle scorie del passato, guardare avanti portando istanze che vengono dalla base. Non quelle provenienti da talune cariatidi politiche che hanno segnato in negativo la storia della nostra comunità. Uomini e donne adusi al passa parola oltraggioso ed offensivo delle persone, sempre intente a screditarne l’onorabilità ed il prestigio personale, almeno in politica. Difficile, quindi, condividere, anzi, capire l’involuzione dialettica del civico consesso. Provo ancora sconcerto per quanto ho sentito. Il paese, specie nei periodi di crisi, abbisogna di pacificazione e dialettica leale e collaborativa. Invece quello che ho ricavato è un dialogo scaduto nelle cattiverie di linguaggio, seppure soggettive.

Affermazioni figlie di ambizioni personali e pretese di potere. No! amici miei. Il comune è di tutti e non è di nessuno, non si amministra con la violenza dialettica ma con il confronto serrato sui problemi nel rispetto massimo dei ruoli e, soprattutto, dell’onorabilità e prestigio di ognuno. Un presidente competente ed equilibrato non avrebbe permesso talune espressioni che nulla hanno da condividere con la politica.

Sbaglia il consiglio comunale a mantenerlo in carica. Quanto avvenuto è segno che la dialettica ha superato i limiti della decenza. Grave quanto detto a livello personale. Ancora più grave la pronuncia che la politica viene fatta nei salotti privati. Basta! La campagna elettorale è finita nel momento che sono state chiuse le urne. Le polemiche fittizie le facciano coloro che sono rimasti dal consesso consialiare ma chi siede nei banchi di maggioranza e/o minoranza ha assunto degli obblighi con la comunità che li ha votati.

Bisogna avere rispetto del mandato della gente e battagliare per la risoluzione dei problemi e non per crearne ulteriori. Quel pomeriggio alla Casa Madre mi ha fatto tornare in mente tempi non molto lontani ma che la storia del Paese sembrava avesse aborrito. Sembrava esser tornati ai tempi del “calunnia, calunnia che qualcosa rimane”. Ragazzi, consiglieri comunali di Caulonia, il mio paese, quella scuola di pensiero è stata bocciata dalla storia democratica e politica. perseverare è diabolico.

Vincenzo Carnì

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