Bruno Grenci sulla demolizione delle scuole di Caulonia: ”Si potevano individuare altri bandi per costruire su altre aree”

Bruno Grenci sulla demolizione delle scuole di Caulonia: ”Si potevano individuare altri bandi per costruire su altre aree”

Riceviamo e pubblichiamo.

FARE I FROCI CON IL C…OSO DEGLI ALTRI
(e mi scuso per la volgarità)
Dopo il rimprovero di un amico, lavoratore e persona per bene, e immaginando a questo punto che come lui ve ne siano altri, mi tocca tornare sul tema demolizione delle scuole.
Chiarisco con determinazione e senza alcun tentennamento, che io sono per le scuole adeguate e sicure. Avermi attribuito l’intenzione contraria è stata una scorciatoia mentale degli sciocchi ma mi ha infastidito ugualmente. Dirò di più: gli sciocchi/stolti si sono soffermati ad ammirare il mio dito, mentre io indicavo la luna. Il mio dito ringrazia per averli affascinati e mi dispiace per loro che non sanno ascoltare. Inoltre va detto che se la scuola media di marina non fosse sicura bisognava che se ne fossero preoccupati prima; in particolare tutti quelli che ora cadono dal pero e strillano.
E ancora, va detto, che questa esigenza di sicurezza non è collegata necessariamente alla demolizione e ricostruzione. Sono due cose separate. Quello che io dico è che si potevano individuare altri bandi per l’edilizia scolastica per costruire gli edifici su altre aree, lasciando in piedi le strutture esistenti per adibirle ad altri scopi. Naturalmente con accorgimenti, riparazioni e messa in sicurezza.
Ma dato che è passata l’idea che con i soldi pubblici e con i beni pubblici si può fare carne di porco e business per gonfiare le tasche di speculatori e approfittatori, allora ecco che si giustifica la teoria secondo cui anche gli edifici hanno la nascita, la vita, e poi la morte. E i gonzi tutti ad annuire e applaudire.

Si dà il caso però che ci sono edifici in piedi da secoli e nessuno ha pensato di buttarli via. E che ciascuno di noi privatamente si cura e si protegge la sua amata casetta nella speranza di tramandarla ai nipoti e ai pronipoti dei nipoti. Invece i beni pubblici sono da buttare e rifare perché tanto paga pantalone. Ma pantalone chi è? Insomma si penserebbe di avallare l’antico detto fare i froci col culo degli altri, ma in realtà la si prende in quel posto un poco tutti.
Infine, non so altrove, ma a Caulonia bisognerebbe interrogarsi seriamente e in chiave psicanalitica, sulla smania demolitrice dei simboli della memoria di cui gli amministratori, e non solo loro, sono affetti. Smania che va a sposarsi benissimo con la moda dell’usa e getta e del consumismo patologico di cui la società postmoderna è malata. Dalla distruzione dei resti del castello normanno al taglio degli alberi monumentali del lungomare. Dalla eliminazione della fontana di san Silvestro, poi ripristinata, al tentativo di buttare nel ferro vecchio le fontane in ghisa dei primi del novecento anch’esse poi recuperate.
E purtroppo non è finita qui perché a breve vedremo altre distruzioni e demolizioni.
Come Stalin che distruggeva le chiese; e l’isis, che ha distrutto i simboli della memoria in Siria. Spero tanto che i miei detrattori e maestrini e maestrine alzino lo sguardo un poco più in su e non si fermino ad ammirare il mio pur sempre formidabile super dito.

Bruno Grenci

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