Abbattuto l’orso M90, la riflessione di Pasquale Aiello

Abbattuto l’orso M90, la riflessione di Pasquale Aiello

In questo mondo alla deriva, il sistema capitalistico globalizzato, selvaggio e criminale
sta subendo l’ennesima crisi e ha sguinzagliato ancora una volta i signori della guerra
per nuove distruzioni, morte, genocidi, povertà e abbrutimento sociale, per poi, come da
prassi, ricostruire le città, curare i feriti, riempire nuovamente gli arsenali e sostenere i
superstiti, elargendo fondi alle multinazionali del cemento, delle armi, dell’alimentazione
e della farmaceutica, pompando così, nuovo ossigeno nei polmoni del capitale. E la
storia continua… In questa macelleria umana e ambientale, dove solo gli indifesi ne
pagano le conseguenze, una parola è giusto spenderla anche per gli animali, anch’essi
esseri viventi. In Trentino, per esempio, nel ‘feudo’ della provincia autonoma di Trento,
nel silenzio rimbombante dei media, è stata istituita la pena di morte per gli orsi. Nei
giorni scorsi, l’orso M90 è stato giustiziato perché ritenuto pericoloso. M90, non più Maya,
Joze, Daniza, ma solo un codice, si aggiunge al lungo e ignobile elenco di quelli uccisi o
spariti in Trentino, sporcando di sangue un valido progetto del 1996 finanziato
dall’Unione europea che vedeva la reintroduzione dell’orso bruno in montagna. Adesso i
soldi sono finiti, proteggerli costa e allora si passa allo sterminio perché la legge lo
consente. L’intelligenza umana, però, imporrebbe che così come si censura e si
disapprova, senza se e senza ma come è giusto, la pena di morte per gli esseri umani i
quali hanno contezza di ciò che fanno, altrettanto bisognerebbe farlo nel caso degli amici
animali. M90 era candidamente un orso e faceva l’orso.

L’uomo non gli ha lasciato scampo. Nessuna soluzione alternativa. Non è stato catturato, ma spietatamente abbattuto. Le leggi per il controllo degli orsi “monelli” prevedono anche l’abbattimento
dell’animale, uno strumento inventato dall’uomo che nel mondo animale non esiste,
semplicemente perché è disciplinato dalla natura con le proprie regole che gli esseri
umani, sempre più lontani da essa, non comprendono. L’ambiente montano non è solo
foto di paesaggi in cartolina, ma anche e soprattutto habitat naturale, che spesso ci si
dimentica di dover rispettare, cercando sempre di sfruttarlo per i propri loschi interessi,
per cui spesso si provocano disastri e disgrazie. La pena di morte è l’espressione di una
cultura di violenza, pertanto uno stato, eseguendola, commette un assassinio e
manifesta lo stesso diniego di riabilitazione del criminale stesso. L’orso non è un animale
aggressivo, lo può diventare, nel momento in cui si sente insidiato, solo per difendersi, e
vista la sua mole fisica e le armi naturali di cui dispone, è pericoloso. Non è cattivo, la
ferocia è una caratteristica propriamente umana, esso segue l’istinto, obbedisce alla sua
indole difensiva. E’ un predatore che aderisce alle leggi della natura. Non ha
intenzionalità e premeditazione, ma sviluppa uno spiccato senso dell’autoconservazione
e se avverte una minaccia attacca per difendersi. Tuttavia anche ammazzare un animale
deliberatamente con il proposito di uccidere è un delitto, e l’auspicio è che qualcuno
risolva definitivamente questa problematica, perché gli orsi, nella fattispecie quelli del
trentino non hanno colpe. Bisogna fermare questo massacro e cercare, perché esistono,
altre soluzioni come le informazioni agli umani, l’educazione alla convivenza e il rispetto
nei loro confronti e, se necessario, il trasferimento. Anche l’orso ha una anima e, in
quanto essere vivente, anche una dignità. Ma l’uomo molto spesso non lo capisce, lo
ignora, però sul divano di casa coccola e accarezza il ‘gattino’, poi, tuta e scarpe da
ginnastica, esce e porta a spasso il ‘cagnolino’. Ma questi, con tutto il rispetto e l’amore
pure per essi, sono animali considerati di compagnia se non di ‘lusso’… Uomo razzista.

Foto di Zdeněk Macháček su Unsplash

Pasquale Aiello

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