Kaulonia Tarantella Festival, Bruno Grenci: “Si investa anche sulla cultura, non solo su canti e balli”

Kaulonia Tarantella Festival, Bruno Grenci: “Si investa anche sulla cultura, non solo su canti e balli”

Riceviamo e pubblichiamo

Kaulonia Festival. Forse è ora di rimettere in discussione molte cose.
Consiglio comunale aperto al dibattito pubblico. 3 aprile 2024, tema KTF (Kaulonia tarantella festival). Mi rimuginava in testa la canzone-manifesto del brigante rupetuta ormai in tutte le manifestazioni ed eventi. “Ammu posato chitarre e tammuri perché sta musica s’ha da cagnare. simmu briganti facimmo paura e cu a scupetta volimmu cantare”
Sulla figura dei briganti rimangono ancora molte ombre e tesi contrapposte. Delinquenti comuni; crudeli banditi; patrioti difensori della dignità del sud schiacciato dalla repressione sabauda; ambigui coi Borboni. Forse non si giungerà mai a una serena e unanime accettazione di posizioni. E neppure pacifico è il dibattito intorno a ciò che rappresentavano le figure dei martiri di Gerace. Figli della nobiltà, acculturati, massoni, risorgimentali e combattenti per l’unità d’Italia; trucidati dai Borboni. Tutto il contrario dei briganti.


Per questo ritengo che oggi, usare quegli eventi, quei personaggi e quei simboli ad uso di spendita politica, per uno scrocco di notorietà o per un bieco tornaconto elettorale sarebbe un grave e imperdonabile errore. Come pure cantare e inneggiare e prendere le parti del brigante in piazza mese e nello stesso tempo piangere con una targa i martiri di Gerace a piazza Seggio è un poco come cantare bandiera rossa da una parte e faccetta nera dall’altra. Se lo si fa in modo asettico e senza rendersi portatori di quelle posizioni può anche andare ma se si parteggia si sbaglia. Se si vuole leggere la storia e capire cosa è successo e come si possono superare traumi e lacerazioni a tutt’oggi ancora aperte va bene, il resto è ignoranza o malafede. Per queste ragioni penso che affiancare, alle serate di canti e balli, delle lezioni magistrali o sedute seminariali con docenti o specialisti di storia o di sociologia o antropologia, che rappresentino anche posizioni contrapposte, sarebbe formativo e produrrebbe frutti. Abbiamo bisogno: a), di crescita civile, nel senso di 400 o 500 o anche mille persone, che si siedono in silenzio religioso a piazza mese per ascoltare e imparare una lezione. b), di crescita culturale, nel senso che dicevo sopra di fare in modo che le persone sappiano da cosa nasciamo, quali percorsi abbiamo fatto e perché oggi ci troviamo con questo Stato e in questo stato. c) di crescita sociale, perché, come diceva qualcuno, condividere emozioni e pensieri in compagnia e respirando idee stando vicini fisicamente, guardandosi negli occhi, e magari partecipando attivamente a un dibattito, ha un valore e importanza ineguagliabili.
Tanta è l’angoscia e l’amarezza che mi assalgono e dovrebbero assalire chiunque al pensiero che dagli ultimi dieci anni ad oggi sono stati spesi intorno a un milione di euro solo per canti e balli senza produrre un pizzico di questo che ho appena elencato.


Forse è esagerato richiamare i festival di filosofia di Modena o della letteratura di Mantova. Ma è pure ormai esagerato e anacronistico tambureggiare e organettare per giornate intere facendo alla fine solo indigestione di canti, balli e salsiccia alla brace. Questo intendo per salto di qualità dell’evento.
Tuttavia lezioni magistrali o seminari non necessariamente ritengo dovrebbero interessare i temi della storia o dell’unificazione nazionale macchiata indelebilmente di sangue e violenza.
Per esempio sia Mimmo Cavallaro che Bennato parlano nei loro testi di mediterraneo, di sbarchi e di immigrazione. Allora si facciano lezioni e conferenze su questo fenomeno che diventerà sempre più pressante e invadente.
Oppure si parli dei mutamenti climatici e di quanto si va dicendo per la prima volta nella storia dell’umanità del pericolo di un’autoestinzione della specie.
Si parli di quello che si vuole e lo si faccia seriamente, a livello accademico e, viste le ingenti somme che ci sono a disposizione, anche in modalità diluita e stabile nel tempo. Ma per favore non si spendano più decine e decine di migliaia di euro l’anno per solo canti e balli. Non credo sia moralmente ed eticamente più accettabile.


P.S. Singolare paese quello in cui si discute animatamente in un consiglio comunale aperto e in modo partecipato del KTF e non si fa altrettanto sul progetto di riqualificazione del lungomare di importo economico almeno dieci volte più grande e di importanza cento o mille volte maggiore. Misteri.

Bruno Grenci

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