Mani pulite, iniziative sporche

Mani pulite, iniziative sporche

Di Cosimo Cavallaro

“Aspetta e spera” si cantava in una vecchia canzone dei tempi che furono, ma, a quanto pare, mai frase fu più appropriata e più attuale. Da molti anni ormai, noi caparbi elettori di Sinistra, imploriamo quell’unità di intenti che potrebbe emanciparci dalle disfatte elettorali. Ma, ahinoi, le “primedonne” della classe dirigente dei vari partiti e partitini, che compongono l’arcipelago progressista, tentennano o, peggio, fanno orecchie da mercante, mandando allo sbando la loro base elettorale e i tanti volontari, ormai disillusi, che si ostinano a sperare in una rinascita di orgoglio per recuperare il recuperabile. Vana speranza e sommo gaudio della Destra al potere. Eppure, chi pensa che affinché sia preservata la democrazia in un mondo che vira a destra prepotentemente, dovrebbe aver capito che la Sinistra non può mandare al macero le aspettative dei suoi votanti. Negli ultimi trent’anni, da quando gli elettori, abbagliati dalle sirene del benessere consumistico, fasullo e ingannevole, si dedicano alla transumanza elettorale come le vacche, i politicanti, che altro non sono se non lo specchio di chi li elegge, come banderuole mutano casacca in funzione del vento che spira. Basta osservare i sondaggi per capire quanto le scelte sulla scheda elettorale siano decise dal nostro essere venali e umorali senza renderci conto che l’arte del governo, l’amministrazione dello Stato, non può e non deve agire sull’onda delle emozioni. Eppure, basta una battuta da cabaret o un sorriso accattivante della premier (non si capisce cosa ci sia di così divertente da indurre il sorriso in questi tempi bui), per spostare migliaia di voti a favore o contro la coalizione politica di maggioranza. Un voto “fluido” quindi, che stimola nella classe politica una percezione di onnipotenza tale per cui si accrescono gli appetiti di potere e di accaparramento fino al limite della decenza e, infrangendo la legge, del malaffare. Il tutto alla luce del sole, senza vergogna ma con una differenza sostanziale: se ad essere “pizzicato” per le sue malefatte è un militante di Destra, la sua parte politica si consolida, fa quadrato  e lo difende a oltranza nonostante le apparenze. Il solito vizietto, molto italiano in verità, per cui i consanguinei, i parenti, gli amici e, più in generale, coloro che tifano per noi, vanno sempre protetti anche a costo di apparire ipocriti. D’altronde nulla è più evanescente della memoria degli elettori e con l’appoggio di un’adeguata propaganda si possono anche cambiare le carte in tavola, rovesciando sull’opposizione non solo le responsabilità ma anche infamanti accuse di giustizialismo.

Di tutt’altro tenore è la reazione a Sinistra dove pare non si attenda altro che un compagno di viaggio cada in disgrazia per rimarcare le differenze, smarcandosi dal farabutto di turno (il quale lo merita ampiamente) e mandando a carte quarantotto le iniziative maturate in mesi, a volte anni, di collaborazione. E gli ultimi fatti di Bari e Torino lo dimostrano. Peccato che nella realtà nessun partito può ergersi a paladino dell’onestà assoluta. Tutti vorremmo circondarci unicamente di persone specchiate ma, soprattutto chi si espone e si impegna per la gestione del bene comune, dovrebbe sapere che la perfezione non appartiene a questo mondo. Gli “infiltrati” sono presenti in tutte le organizzazioni, compresi i partiti politici. L’idea di uno schieramento composto esclusivamente da militanti perfetti, con le porte sbarrate al “male”, è alquanto ingenua e avulsa dalla realtà. E pensare di abbattere la disonestà chiudendosi a riccio è un errore madornale. Il malaffare va combattuto facendo quadrato con la parte onesta che prospera nella “base” della Sinistra, la quale va incoraggiata e non ignorata. L’ipotesi che per le malefatte di un manipolo di furfanti sia necessario chiudere i rapporti con il gruppo dirigente di un partito rappresentativo del 20% degli elettori e che non si debbano più condividere idee, visioni, interessi e iniziative,  disconoscendo il suo elettorato, rimane, a mio parere, sciocca e ottusa oltre che velleitaria. Purtroppo “sparare nel mucchio” è sempre stata e rimane, nonostante i grandi progressi fatti dall’umanità, una pratica ancora troppo diffusa. Lo osserviamo tutti i giorni nelle interminabili guerre nelle quali a pagare il prezzo più alto sono i civili di entrambe le parti. E non risulta, finora, che interi popoli, bambini compresi, siano confluiti in feroci organizzazioni terroristiche per destabilizzare l’ordine mondiale.

Foto di Jaroslav Devia su Unsplash

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