Violi: “La battaglia contro il Ponte sullo Stretto distoglie l’attenzione dai disastri del governo”

Violi: “La battaglia contro il Ponte sullo Stretto distoglie l’attenzione dai disastri del governo”

Riceviamo e pubblichiamo

Non ci eravamo accorti.

Oggi c’è stata una grande manifestazione dei NO-PONTE contro il ponte sullo Stretto,  tema che sta a cuore alla sinistra, ma che somiglia piuttosto alla battaglia di Don Chisciotte contro i mulini a vento, con la differenza che i mulini a vento esistevano mentre il ponte è bel lungi da essere costruito, se mai lo sarà. La battaglia distoglie dai temi importanti economici e sociali sui quali la destra al governo sta facendo veri e propri disastri ai danni dei cittadini, specie quelli più poveri. Dopo aver appiattito le tasse riducendole per quei cittadini che hanno il reddito più alto (flax-tax), pensando di avere molte entrate dalle accise sui  carburanti, hanno notato che il debito pubblico cresce sempre più, cosi stanno pensando di mettere le accise sulle ricariche delle auto elettriche che sono molto meno dell’1% del parco macchine totale. Già perché in Italia ci sono così poche auto elettriche rispetto agli altri paesi Europei, dove sfiorano il 10% ? Uno di motivi è il costo delle ricariche, in proporzione maggiore di quello della benzina, già senza accise, l’altro è  la politica reazionaria e antieuropeista dei nostri rappresentanti che vogliono fermare il progresso tecnologico perché ritengono che ciò favorisca la Cina con la sua vasta produzione di veicoli elettrici, di tecnologie, nonché di apparecchiature connesse  all’AI.  Ma non si sono accorti che la nostra industria da due anni a questa parte sta, comunque, letteralmente crollando, nonostante loro si scagliano contro gli incentivi sulle auto elettriche per  favorire altresì  quelle a combustione.

Ma vediamo, sommariamente, la situazione dell’ultimo anno e mezzo. A causa della guerra in Ucraina e la crisi del gas, l’energia derivante dai combustibili fossili ha avuto un’impennata di costi senza precedenti peraltro ingiustificati. L’energia elettrica, ad esempio, è arrivata a più di un euro al kWh ma se è vero che è legata per la metà al prezzo del gas, l’altra metà viene prodotta da impianti eolici e fotovoltaici a costi irrisori  (meno di 4 cent a kWh). Il prezzo dell’energia, invece ha seguito il costo del gas, cioè come se tutta l’energia venisse prodotta col gas. Non solo, risolti i problemi di approvvigionamento del metano, il costo del gas a megawattora è sceso a valori in linea con quelli precedenti alla crisi. Il gas è sceso, le bollette no. Sia quella dell’energia elettrica, sia quella del gas sono sempre aumentate nonostante l’ampiamente annunciata fine del “mercato tutelato” che doveva aprire alla concorrenza con vantaggi per i consumatori. Qualcuno, nella maggioranza, aveva annunciato timidamente, nella prima fase della crisi, la  tassazione degli extraprofitti delle società energetiche, o almeno un tentativo di instaurare una trattativa per abbassare i prezzi ma non è estato fatto niente. E adesso che gli aumenti sono del tutto ingiustificati non se ne parla nemmeno; i politici sono impegnati nella “madre di tutte le riforme”,  nell’ “autonomia differenziata”, nella campagna elettorale per “cambiare l’Europa” secondo il proprio credo laico e dispotico, non possono badare alla gente che non arriva a fine mese! Mentre le casse dello stato si svuotano, ( lo stesso possiamo dire delle tasche degli italiani che lavorano come dipendenti ), quelle delle società multinazionali e delle banche, si riempiono a dismisura. Talvolta vengono annunciati ristori una tantum per le famiglie più povere ma dopo vengono prontamente smentite per mancanza di fondi. Nessuno se ne è accorto di questa situazione nella   maggioranza ma neanche nell’opposizione, quest’ultima dovrebbe fare una battaglia  feroce, fare sciopero contro gli aumenti ingiustificati di tutti  i beni e servizi; cosa è quella voce che incide pesantemente sul prezzo dell’energia: “costi per il traporto dell’energia elettrica (o del gas)” ?

Forse serve per pagare gli operai, a 4,50 euro lorde l’ora, per portare le bombole del gas… Ogni riferimento è puramente casuale. E invece, mentre siamo sull’orlo di una crisi climatica e sociale facciamo lo sciopero contro il ponte che avrebbe, qualora fosse costruito, un impatto ambientale rigorosamente nullo. Stiamo perdendo l’industria delle automobili dopo aver perso quella dell’acciaio, quella dell’alluminio, quelle degli elettrodomestici, quella manifatturiera, ma non è colpa della Cina, non è colpa dei salari troppo alti o della carenza di tecnologie, tutt’altro, è colpa proprio del prezzo troppo alto dell’energia, insostenibile per qualsiasi fabbrica in territorio nazionale. Mentre si preannuncia una vittoria dell’astensionismo alle elezioni europee che consegnerà  la palla ai nemici della democrazia e dell’Europa unita, il “capo” dell’opposizione che “non abbiamo visto arrivare”, è  troppo impegnato a difendere i diritti, legittimi per carità,  degli LCTB e a combattere i temi beceri che la destra porta avanti,  non si “è  accorto” di tutto quello di cui non si parla ma che rende  i cittadini più poveri. Inoltre, perché non fa una interrogazione sui fondi del PNRR?  Che fine hanno fatto? Dove sono stati, o saranno, spesi? Possibile che interi settori come quello della sanità sono stati lasciati completamente fuori? Forse centrare i temi che stanno a cuore ai cittadini più poveri li convincerebbe ad andare a votare e votare la parte giusta, stavolta!

Da qualche giorno, ci viene ricordato che, presto, possiamo richiedere il passaporto anche all’ufficio postale. Mi viene un sospetto per tanto zelo, a cosa serve il passaporto? Quanti italiani devono andare all’estero? Non è che al governo stanno pensando, con l’autonomia differenziata,  di istituire il passaporto per passare da una regione all’altra? In tal caso un calabrese trasferito per lavoro a Milano potrà avere la doppia cittadinanza (calabrese e lombarda)? O, ancora,  dovrà fare una capatina  in Albania, scortato dai militari, per scontare la quarantena  prima di accettare un lavoro al nord? A parte gli scherzi, un senatore della Lega, Borghi, mi pare che si chiama, ha fatto una proposta di legge,  in tema con il personaggio e con la campagna elettorale in corso, per  eliminare la bandiera Europea che si trova accanto a quella Italiana negli edifici pubblici e sostituirla con quella della regione, o forse  la vuole sostituire con quella rossa e blu… del suoi amici dell’est!

Francesco Violi

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