Israele uccide 9 dei 10 figli di una dottoressa palestinese. Il genocidio prosegue nel silenzio del mondo

Israele uccide 9 dei 10 figli di una dottoressa palestinese. Il genocidio prosegue nel silenzio del mondo

Lo scorso 24 maggio, a Gaza, la pediatra Alaa al-Najjar aveva appena affrontato l’ennesimo, estenuante turno in ospedale, trascorso cercando di curare i bambini feriti dagli attacchi israeliani.
Tuttavia non poteva immaginare che, al rientro a casa, la sua vita sarebbe cambiata per sempre. Davanti a lei non c’era più la sua abitazione, ma un cumulo di macerie fumanti. Tra quelle rovine giacevano, senza vita, i corpi dei suoi bambini. Nove dei dieci figli di Alaa erano rimasti uccisi da un raid aereo israeliano. Il più piccolo aveva meno di un anno, il più grande solo dodici. L’unico sopravvissuto, Adam, undici anni, è ricoverato in condizioni critiche insieme al padre.
In quei momenti convulsi, le urla disperate della dottoressa Alaa al-Najjar si sono mescolate al pianto dei vicini e al fragore, incessante, di altre bombe.
Ancora una volta a pagare sono stati i civili, gli indifesi, gli innocenti. Non era una base militare, quella casa. Era un rifugio pieno di disegni colorati, libri scolastici e sogni che non potranno più essere realizzati.
Questo episodio mi ha particolarmente colpito, per la disumana violenza che l’ha caratterizzato e per l’atroce dolore che ha generato. Vicende del genere si verificano però quotidianamente a Gaza, dove è in atto un genocidio di cui, ben presto, la storia ci chiederà conto. Allora dovremo spiegare alle future generazioni il perché della nostra indifferenza di oggi, e come sia stato possibile che tutto ciò accadesse sotto i nostri occhi.

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