“Alla deriva”, il fumetto di qualità nato a Reggio Calabria

“Alla deriva”, il fumetto di qualità nato a Reggio Calabria

Mi corre d’obbligo una premessa. Tutti coloro che seguono il gruppo facebook “Libri e fumetti” o mi seguono su Instagram dove recensisco una notevole quantità di opere sanno quanto io detesti i polizieschi. Una repellenza dovuta all’abuso fatto durante l’adolescenza, quando ho letto più thriller di quelli che si possono sopportare. Per cui mi vieni l’orticaria quando mi ritrovo a recensire quel genere di opere che, evidentemente, continuano a piacere a molti. Quindi, mio malgrado, mi capita di averne tra le mani più frequentemente di quanto desideri. Mi vengono inviati dalla case editrici (e ogni volta che posso evito di recensirli) o direttamente dagli autori, come in questo caso.

E quindi devo ammettere di essermi approcciato a questo fumetto con la fatica della mia intolleranza. Che è svanita dopo le prime pagine fino a diventare vivo interesse per un’indagine raccontata e disegnata davvero bene. La qualità della sceneggiatura dipende dalla buona caratterizzazione dei personaggi, ma anche dall’ironia e dall’intreccio.

In “Alla deriva” c’è un protagonista di cui non conosciamo il passato, che però sembra ossessionarlo. E questo è abbastanza tipico.

 Ma c’è anche il mare che fa paura, quando sei una ragazzina su una barca, è notte e le onde sono alte, perchè “il mare ha mal di pancia” e l’unico modo di farglielo passare è cantare. E a volte nemmeno basta

C’è la denuncia sociale.

C’è il racconto di una realtà che noi meridionali conosciamo bene, fatta di sbarchi e di naufragi.

C’è la bellezza del lungomare di Reggio Calabria e dello Stretto.

C’è l’accoglienza di una terra ospitale e c’è il razzismo alimentato dalla politica e dalle guerre tra poveri.

E c’è ancora molto altro in questo fumetto scritto da Domenico Bucarelli e disegnato da Gaetano Partinico, entrambi reggini.

Il protagonista è un vicequestore, Maurizio Calveri. Un poliziotto integro, che non sottovaluta un caso solo perchè riguarda un poveraccio che nessuno cerca.

“Il vicequestore Maurizio Calveri è un uomo braccato dal passato. Un passato che lo ha costretto a prendere decisioni difficili, ad allontanarsi da ciò che più ama. Un passato che lo insegue nei corridoi del commissariato e nei silenzi che popolano la sua vita”.

Adesso esule nella sua città natale, dove sotto la superficie di un mare limpido si possono celare abissi oscuri, dove le apparenze sono spesso il miglior modo per ingannare il prossimo, la sua capacità di intuire le fragilità umane gli permette di svelare ciò che è invisibile a prima vista.

Calveri è l’uomo dalle sfumature grigie, uno che sa bene quanto la linea tra il bene e il male sia talmente sottile da confondersi con l’orizzonte del mare”.

Così lo raccontano gli autori.

Mi sono entusiasmato nel vedere le tavole che ritraggono Reggio Calabria, in cui si muovono i personaggi. L’effetto è sorprendente, anche perché si coglie l’amore con cui il disegnatore ritrae la sua città.

Prima di metà fumetto ho pensato, dall’alto della mia arroganza, di avere già capito tutto, di avere individuato l’assassino e il movente. Questo mi ha un po’ scocciato, ma alla fine mi ha divertito, perché non avevo capito proprio un bel niente, era solo un trucco usato dagli autori per ingannare il lettore. E cosa chiede di meglio chi legge un giallo?

Ma il vero punto di forza è che in questo lavoro non ci sono realtà stereotipate. Mi occupo di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati da ormai 20 anni e di narrazioni zeppe di luoghi comuni ne ho ormai la nausea, la storielle dei migranti buoni in quanto migranti o dei migranti cattivi in quanto invasori che straborda da ogni media è davvero roba radioattiva. In “Alla deriva” invece viene sfiorata con eleganza la complessità di alcuni aspetti di un fenomeno vasto. I ragazzini che odiano i “neri” non sono solo degli stronzi ma vivono una realtà sociale che li spinge a reazioni sbagliate. È davvero raro che un fumetto riesca così bene a mostrare realtà complesse, a squarciare il velo, ad andare oltre quello che viene considerato scontato e che quindi, di solito, è falso.

Quella che era partita come una lettura dovuta è diventata una lettura vorace, le pagine scorrevano con una rapidità sorprendente. Non ricordo l’ultima volta che ho letto un poliziesco di questa qualità.

Il volume è stato autoprodotto ma se fossi un editore correrei in riva allo Stretto per farmi una bella chiacchierata con i due autori. Se consideriamo certa roba stantìa che invade le edicole, “Alla deriva” è aria fresca che corre libera lungo lo Stretto di Messina e che nessun ponte potrà fermare.

Il volume può essere acquistato qui: https://vqcalveri.com/

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