2.700 KM DI MURA: IL RACCONTO SAHARAWI DI NINO VITALE

2.700 KM DI MURA: IL RACCONTO SAHARAWI DI NINO VITALE

Riceviamo e Pubblichiamo 

2.700 CHILOMETRI DI MURA- NINO VITALE, artista e cooperante RECOSOL, ospite a Gioiosa Jonica, ha incontrato gli studenti delle scuole medie e una delegazione di studenti del Liceo Scientifico racconta la storia del popolo Saharawi, costretto da quaranta anni a vivere confinato nel deserto, cercando invano la libertà ed il ritorno nella loro terra di origine.
Nino Vitale, è stato ospite per due giorni della RECOSOL di Gioiosa Jonica per incontrare gli studenti delle scuole medie e una delegazione del Liceo Scientifico, ai quali ha raccontato la storia del popolo Saharawi.

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“Noi come RECOSOL -Rete dei Comuni solidali- abbiamo come obiettivo di realizzare piccoli progetti e piccole iniziative in giro per il mondo. Abbiamo conosciuto la storia del popolo Saharawi che conta circa 250 mila persone che vivevano nel Sahara occidentale, ai confini con il Marocco e la Mauritania e dal 1976, dopo una invasione, sono scappati nei campi profughi a sud dell’Algeria, nel deserto. Loro vivono da quaranta anni senza acqua e senza corrente elettrica. Vivono grazie agli aiuti umanitari. Nel 2011 come Recosol siamo stati in questi campi profughi per portare 73 cisterne dell’acqua per sostituire quelle in ferro oramai arrugginite e fonte di malattie.”

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Il rito del thè. “Quando andavamo in giro per le tende, ci offrivano il thè, per loro è un rito. Dicono che bisogna berlo tre volte. La prima volta amaro come la vita; la seconda volta dolce come l’amore; la terza volta soave come la morte”.
Il ruolo della donna. “Il ruolo della donna è molto importante perché uomini ce ne sono pochi per due ragioni, molti sono stati uccisi nel corso dell’invasione, altri vanno all’estero, a Cuba o ad Algeri per studiare all’Università. Alle donne compete l’istruzione nelle scuole, è presente nelle istituzioni pubbliche e nei comuni”.
Le condizioni di vita. “Loro non muoiono di fame perché vivono grazie agli aiuti umanitari. La cosa che manca è la libertà. Sono costretti a vivere nei campi profughi circondati da 2.700 chilometri di mura. Vorrebbero tornare nella loro terra di origine, liberi. Senza libertà non si vive. Per raggiungere questa libertà è da quaranta anni che chiedono un referendum. L’ONU ha dato via libera da parecchio tempo per l’autodeterminazione del popolo Saharawi, ma finora nessuno ha provveduto. Quindi stanno aspettando questo referendum per poter essere riconosciuti come popolo. Popolo Saharawi”.
L’intervista completa andrà in onda oggi sui TG di Telemia
Nota di Vincenzo Logozzo

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