Mimmo Gangemi a Gioiosa: ma i gioiosani non ci sono…

Mimmo Gangemi a Gioiosa: ma i gioiosani non ci sono…

Mimmo Gangemi è uno scrittore calabrese (nato a Santa Cristina d’Aspromonte, vive a Palmi) di fama ormai nazionale. Ha fatto incetta di premi letterari di vario tipo. Scrive regolarmente di Calabria sul quotidiano “La Stampa” e collabora con tante altre testate giornalistiche locali e nazionali. Il suo “Il giudice meschino” è stato un successo editoriale assoluto, così come una grande affermazione l’ha avuta anche la mini-serie tv che ne è stata tratta (una produzione Rai con Luca Zingaretti, Luisa Ranieri e Gioele Dix).

Enzo Romeo (giornalista) e Mimmo Gangemi (scrittore)

Enzo Romeo (giornalista) e Mimmo Gangemi (scrittore)

La sua presenza a Gioiosa sabato 11 Aprile, quindi, è un’occasione molto importante, di prestigio. E bene hanno fatto la Pro Loco di Gioiosa Jonica e il suo Presidente Vitetta ad invitarlo a Palazzo Amaduri a presentare il suo ultimo libro: nel solco di una proposta culturale che la Pro Loco sta perseguendo con coraggio e con qualità.

Enzo Romeo (giornalista) e Nicodemo Vitetta (Presidente Pro Loco Gioiosa Jonica)

Enzo Romeo (giornalista) e Nicodemo Vitetta (Presidente Pro Loco Gioiosa Jonica)

Dispiace e amareggia la scarsa partecipazione di pubblico, soprattutto da parte dei cittadini gioiosani. La concomitante Festa dell’Annunziata non è una giustificazione plausibile: semplicemente, la comunità gioiosana – anche e soprattutto nelle punte più avanzate di società civile organizzata e associazionismo vario – non sempre risponde agli input di qualità che le vengono offerti.

Gangemi

La serata con Gangemi è stata comunque molto godibile. Nello scenario innovativo e accogliente della sala della biblioteca comunale (e non la classica sala delle adunanze di Palazzo Amaduri), lo scrittore palmese ha risposto in modo intelligente e colloquiale alle domande del cronista Enzo Romeo (volto noto di RTV news e di altre televisioni locali). Ne è venuto fuori un dialogo molto proficuo, ben oltre i temi specifici del libro presentato e intrecciato con la storia e l’identità calabresi tout court.

Il libro, intanto. “Il prezzo della carne” è la rivisitazione di una pubblicazione dello stesso Gangemi, ormai vecchia di oltre 20 anni (“Un anno di Aspromonte”). Rivisitazione che, come ha spiegato lo stesso autore, è costata comunque un lavoro di mesi: rileggersi dopo tanti anni significa cogliere tante sfumature che prima non si erano colte, significa anche snellire un testo e una scrittura in virtù del fatto che con il tempo si impara il mestiere di scrittore. Quindi, dice Gangemi, la proposta di Rubbettino si è rivelata anche una “fregatura”: ci sarebbe voluto meno tempo e meno lavoro a scrivere un nuovo libro.

La storia del libro è di grande attualità. Parla di una banda di giovani delinquenti, decisi a riscattare con i loro crimini un passato di povertà e stenti. Ne fanno le spese tre soggetti: una famiglia onesta, un possidente che sa comunque “il fatto suo”, un ricco emigrante. Ma in terra di ‘ndrangheta, non è alle forze dell’ordine che ci si rivolge per potersi tutelare dinanzi ai soprusi: piuttosto, si chiede aiuto alla “gente di rispetto”. Il tutto in un quadro di familismo, di legami di sangue, di rancori di paese che sono tipici di tanta Calabria.

GangemiInvito

Alla domanda di Romeo su quale sia la reale identità di Gangemi, scrittore o narratore, l’autore ha risposto con grande umiltà ricordandosi di un analogo quesito formulatogli ad Ardore qualche anno fa dall’indimenticato Pasquinio Crupi: “io non sono uno scrittore, sono un narratore che si rifà alla tradizione orale, ai racconti dinanzi al braciere, perché la mia provenienza non è dai libri e dalle letture, la mia provenienza è dai numeri visto che di professione ho fatto l’ingegnere”, questa la risposta di Gangemi.

Gangemi3

Molto interessanti anche le analisi di Gangemi su ‘ndrangheta e società. L’autore palmese opera una distinzione molto sottile, e perciò stesso assai delicata e pericolosa, fra la vecchia mafia (che lui chiama “onorata società”) legata ai riti culturali della tradizione e al senso dell’onore paesano e la nuova mafia che pensa solo a fare soldi e a conquistare potere. Distinzione fondamentale per capire anche la storia calabrese, ma con alla base un principio cardine cruciale: in entrambi i casi, ci si trova dinanzi ad una degenerazione assoluta del vivere civile; entrambe le mafie hanno poco di onorevole e meritano di essere rigettate. Aggiunge Gangemi, e anche questo è un concetto molto condivisibile, che negli ultimi anni comunque sono cambiate tante cose: la sub-cultura mafiosa è molto meno radicata dei primi anni ’90, vi è voglia di avere anche in Calabria una democrazia più civile e più matura, il pessimismo di Gratteri (“c’è un piccolo ‘ndranghetista in ognuno di noi”) è sbagliato ed eccessivo. A tal proposito, Gangemi cita anche con grande rispetto alcune figure di straordinari calabresi resistenti: su tutti, il suo concittadino palmese Gaetano Saffioti, testimone di giustizia che ha avuto la forza ed il coraggio di schierarsi frontalmente contro la ‘ndrangheta.

Sulla giustizia, Gangemi – puntualmente sollecitato dall’intervistatore Enzo Romeo – dimostra di essere contrario ad ogni forma di spettacolarizzazione, soprattutto da parte di magistrati che individuano in alcune inchieste la chiave di volta della propria carriera. Intendiamoci, anche in questo caso Gangemi dice chiaramente di essere dalla parte della magistratura e delle forze dell’ordine: ciò non toglie che la giustizia vada esercitata con serietà e profondità d’analisi, senza lasciarsi andare a mosse frettolose che hanno un sapore soprattutto mediatico, perché in gioco vi sono la libertà e i diritti civili delle persone. L’inchiesta “Crimine”, con il fallimento di molte ipotesi di accusa tanto strombazzate sul piano meditico-comunicativo, è un esempio di giustizia non esercitata in modo sufficientemente serio.

In conclusione, anche grazie all’intervento del Sindaco Salvatore Fuda liberatosi da un appunatmento istituzionale a Marina di Gioiosa Jonica giusto per salutare Gangemi e ringraziarlo della sua presenza a Gioiosa, più che la presentazione di un libro (che merita comunque di essere acquistato e letto) si è trattata di una chiacchierata brillante su quello che sono la società calabrese e la ‘ndrangheta attuali: in libertà, con un approccio assolutamente laico, discutendo in maniera seria e credibile.

Peccato ancora per i pochi presenti (e per i pochissimi gioiosani)….

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