L’ingiustizia e la miopia dei finanziamenti alle manifestazioni estive

L’ingiustizia e la miopia dei finanziamenti alle manifestazioni estive

Scrivo queste riflessioni nella speranza assoluta di aprire una proficua discussione pubblica e di non essere in alcun modo frainteso. Soprattutto, di non essere accusato di alcuna posizione pregiudiziale contro qualcuno o qualcosa.

Ho avuto il piacere e l’onore di svolgere il ruolo di assessore provinciale alla cultura per oltre un anno, cui si affiancano diverse esperienze di direzione politica ai massimi livelli provinciali e, in parte, regionali: perciò stesso, ritengo di possedere una conoscenza sufficiente ed adeguata dei meccanismi che guidano alcune importanti scelte di finanziamento, soprattutto per quanto riguarda le manifestazioni estive e i relativi eventi culturali. Meccanismi che, troppo di sovente, sono guidati assai più da logiche di appartenenza territoriale del potente di turno che non da una selezione di merito e da una programmazione solidale fra le varie realtà comunali.

"Kaulonia Tarantella Festival" - Piazza Mese, immagine

“Kaulonia Tarantella Festival” – Piazza Mese, immagine

Che, a titolo esemplificativo, il “Kaulonia Tarantella Festival” o il “Roccella Jazz Festival” o il “Paleariza” godano di congrui finanziamenti pubblici – adeguati alla certezza e alla qualità della programmazione – è un’ottima notizia. Di più: dovrebbe essere la normalità di una qualunque politica lungimirante che prova a costruire azioni efficaci dal punto di vista dell’attrattività turistica. L’aspetto paradossale è che ciò avvenga senza alcuna coerenza di fondo, magari soltanto grazie all’intervento soggettivo del potente “pro tempore” che si attiva salvificamente nell’emergenza. E, allora, per stare alla cronaca degli ultimi giorni, abbiamo la “stranezza” di una Regione che prima boccia il “Kaulonia Tarantella Festival” sulla scorta di una selezione pubblica (sia pure per un ingenuo vizio di forma) e subito dopo – grazie alla presenza di un nuovo assessore regionale, per l’appunto originario di Caulonia – si attiva per recuperare un pò di fondi a garanzia dell’edizione 2015. E, ancora, abbiamo l’assessore provinciale – anch’egli cauloniese – che subito rilancia garantendo qualche decina di migliaia di euro per l’importante manifestazione musicale.

Scarso ed improvvisato filtro sui contenuti, quindi: questa la prima grande questione. E vale per Caulonia come per tante altre situazioni specifiche.

A questo, si aggiunge puntualmente una seconda macro-questione di fondo: la mancata solidarietà territoriale che dovrebbe sorreggere una programmazione e una politica culturale su scala comprensoriale e/o provinciale. Nel bilancio 2007 della Provincia di Reggio Calabria, faccio appello alla mia memoria, poche manifestazioni – fra cui, ovviamente, il “Kaulonia Tarantella Festival” – si “mangiavano” quasi tutta la torta dei finanziamenti dedicati ai grandi eventi estivi. Parlo, mediamente, anche di 60-70 mila euro (questa era la cifra dedicata a Caulonia, secondo evento – dopo il Roccella Jazz – in ordine di investimento per la Provincia): cifre che impedivano qualunque programmazione ampia e plurale, negando a tante altre realtà comunali e a tante altre proposte di qualità la possibilità di accedere ai finanziamenti provinciali. Riequilibrare questa situazione – che, peraltro, si reiterava anno dopo anno, cristallizzando le differenze e la sperequazione fra singole manifestazioni – era (è) impresa politica di difficilissima soluzione: rammento che la diminuzione del contributo a Roccella e a Caulonia di 10-15 mila euro – funzionali al finanziamento di qualche altra importante manifestazione – provocò immediatamente la reazione (peraltro, anche rintuzzata) di consiglieri provinciali vari (reazione tesa a garantire il proprio comune a scapito di altri).

RoccellaJazz

Poco è cambiato: anche quest’anno, chi gode dei giusti appoggi politico-istituzionali avrà importanti finanziamenti pubblici, altri comuni e altre manifestazioni – meno addentrati nei palazzi del potere locale –  avranno invece solo le briciole.

Guerra fra poveri? Battaglie municipaliste? Tutt’altro: semplice richiesta di una programmazione che pensi a tutto il territorio provinciale e a tutta l’offerta culturale di qualità. Che si pensi con una vocazione realmente unitaria. Quella stessa vocazione che, apro una parentesi rapida, nemmeno un territorio come la Valle del Torbido dimostra di saper avere (che senso ha fare una festa dello stocco a Marina di Gioiosa Jonica dinanzi al marchio ormai riconosciuto ed affermato di Mammola e della sua storica sagra?).

Qui, non si tratta di limitare le potenzialità di una manifestazione: al contrario, ci interessa ragionare di come si organizza una programmazione plurale sul piano dei contenuti e dei territori, su come si attirano visitatori e si produce economia andando oltre una mera logica di campanile.

Paleariza

Provo a spiegarmi con alcune domande, più o meno retoriche: non sarebbe meglio fare come in Salento, organizzando una manifestazione itinerante che esalti la “tarantella” come la tradizione etno-musicale di un intero comprensorio e non di un singolo comune? non sarebbe più equo fare come avviene con il “Paleariza” nell’area grecanica e, parzialmente, con il “Roccella Jazz Festival” (manifestazioni direttamente supportate da Provincia e Regione, che abbracciano però tante comunità fra loro strettamente legate)? non sarebbe più produttivo, per il territorio locrideo complessivamente inteso, articolare i finanziamenti su più manifestazioni di impatto turistico e compensare i contributi pubblici mancanti con risorse private (immaginando anche un costo accessibile per la fruibilità delle manifestazioni da parte di cittadini e visitatori?)? non sarebbe più produttivo per tutti individuare per tempo alcuni “grandi eventi”, plurali dal punto di vista dei contenuti e dei contesti organizzativi, cui garantire stabilità politica ed economica e su cui investire quali nodi di un’autentica rete turistica?

La conclusione è semplice: la nostra provincia e la Locride devono imparare a ragionare in modo collettivo e senza compartimenti stagni. Lo sviluppo di un territorio, anche e soprattutto sul piano turistico, si costruisce avendo un’idea comune di quel territorio e di quell’ipotesi di sviluppo: pensare che solo alcune realtà singole meritino di andare avanti e che le altre debbano semplicemente stentare a rimorchio, è un errore strategico prima ancora che una palese ingiustizia.

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