Intimidazioni,Nicaso:”Molti politici beneficiano del sostegno dei mafiosi”

Intimidazioni,Nicaso:”Molti politici beneficiano del sostegno dei mafiosi”

INTIMIDAZIONI, NICASO: “MOLTI POLITICI BENEFICIANO DEL SOSTEGNO DEI MAFIOSI”

Prima fu la volta di Gioiosa Ionica. Tre intimidazioni e in rapida successione. Due rivolte direttamente all’indirizzo del Sindaco Salvatore Fuda e una, l’ultima in ordine temporale, all’amministrazione comunale tutta. Pochi giorni dopo fu la volta del limitrofo comune di Martone. I soliti vili hanno dato alle fiamme lo scuolabus comunale. Bestie. Bestie che uccidono la speranza. Poi, nelle ultime ore, un’ennesima e allarmante sequenza di atti vigliacchi e intimidatori indirizzati a Giancarlo Sitra, Arturo Bova e addirittura a Nicola Gratteri.

Gente non comune e questo vuol dire solo una cosa: la ‘ndrangheta sta alzando, a livelli assurdi, il livello dello scontro. Per tentare di decifrare meglio questo terribile momento per la Calabria tutta, abbiamo posto alcune domande al prof. Antonio Nicaso, uno dei massimi studiosi a livello mondiale del fenomeno mafioso calabrese.

Prof. Nicaso, a Gioiosa Ionica, terra di ‘ndrine potenti ma anche di lotta e resistenza civile, da un paio di anni è in atto un innovativo processo di rinascita politica e culturale, guidato dal sindaco Salvatore Fuda. “La primavera gioiosana” alcuni la chiamano. Nelle ultime settimane però, segnali inquietanti arrivano da quelle latitudini. Prima l’incendio al cassonetto della spazzatura sotto la casa del sindaco. Poco dopo i colpi di pistola alle macchine del primo cittadino e della sua compagna. Infine l’incendio a due auto compattatori del Comune. Lei che idea si è fatto di questa sequenza allarmante di intimidazioni?

I messaggi della ‘ndrangheta sono sempre inquietanti. Vuole controllare tutto e tutti e quando qualcuno si mette di traverso reagisce come ha sempre fatto, con minacce e intimidazioni. Gioiosa Ionica è una cittadina che ha dato i natali a tanti ‘ndranghetisti, ma è anche il comune che per primo è sceso in piazza per protestare contro l’arroganza della ‘ndrangheta. Bisogna cercare nel nostro passato le croci dei martiri, l’anelito di riscatto delle vittime. La ‘ndrangheta non è soltanto un problema di ordine pubblico, ma è anche un fenomeno che va combattuto sul piano culturale, ma anche sul fronte dell’impegno civile e sociale. Non bastano insomma manette e sentenze, c’è bisogno di un risveglio delle coscienze, ma anche di attenzione politica per il territorio. C’è un’ antimafia dei diritti di cui bisogna farsi promotore. La ‘ndrangheta si combatte anche costruendo il bene comune, migliorando il territorio, garantendo occupazione.

Pochi giorni dopo è stato preso di mira il limitrofo comune di Martone. Uno scuolabus comunale adibito al trasporto dei bambini è stato dato alle fiamme dai soliti ignoti. Ma che gente è, se vanno a colpire anche i bambini?

È gente che non si è mai posto il problema di genere o di età. La storia della vecchia mafia, rispettosa delle donne e dei bambini, fa parte della costruzione ideologica degli ‘ndranghetisti che credono di essere uomini d’onore, ma in realtà sono delinquenti capaci di tutto. È lunghissimo l’elenco delle vittime innocenti della ‘ndrangheta.

Che sta succedendo nella Vallata del Torbido?

Sono fasi fisiologiche nell’assestamento degli equilibri mafiosi. Gli ‘ndranghetisti sono molto più forti quando si muovono sotto traccia e non devono ricorrere alla violenza. Non conosco bene la situazione nella Vallata del Torbido, ma penso che le dinamiche siano comuni a quelle di tanti altri territori dove la ‘ndrangheta è fortemente radicata.

Nelle ultime ore il livello degli atti intimidatori si è notevolmente alzato, raggiungendo vette estremamente preoccupanti. Ad essere finiti nel mirino stavolta sono stati l’ex sindaco di Crotone Giancarlo Sitra, il presidente della Commissione Regionale Antimafia della Calabria, Arturo Bova e addirittura il Procuratore Aggiunto della Dda Reggina Nicola Gratteri, che insieme a lei ha curato la realizzazione di numerosi volumi sulla ‘ndrangheta. Prof. Nicaso, che succede in Calabria?

I calabresi hanno voglia di reagire. Ma non trovano molti esempi positivi ai quali aggrapparsi. Le politiche per il rilancio della Calabria segnano il passo. La ‘ndrangheta, di contro, è sempre più ricca e, pertanto, ancora più arrogante. Mostra i muscoli, perché intende ribadire la propria forza nella gestione del consenso elettorale.

Quasi sempre, gli autori di intimidazioni e minacce rimangono senza volto e quindi impuniti. Questo senso di impunità e di onnipotenza, dovuto anche alla non certezza della pena, quanto e come contribuisce all’innalzamento dello scontro secondo lei?

La ‘ndrangheta è viva e vegeta, purtroppo, da almeno centocinquanta anni. La lotta alle mafie in Italia è sempre stata caratterizzata da brevi sussulti e da lunghi torpori. C’è bisogno di maggiore continuità nella lotta alle mafie e alla corruzione mafiosa. Ma c’è bisogno anche di attenzione per le politiche del territorio. Non si può arrestare i mafiosi e non fare nulla per rilanciare questa terra che continua a rimanere in coda a tutti gli indicatori economici.

Perché lo Stato arranca cosi tanto?

Forse, perché molti politici beneficiano del sostegno elettorale offerto dai mafiosi.

Tanti ragazzi sani di Calabria vanno via. Cosa potrebbero fare altrimenti se tutto sembra andare in malora? Se chi denuncia spesso viene considerato il carnefice infame e chi delinque invece un onesto padre di famiglia che deve pur campare in qualche modo?

Non bisogna mai perdere la speranza. E bisogna continuare a lottare, a credere, soprattutto per rispetto di chi ha perso la vita nella lotta contro le mafie. Non basta chiedere riforme e cambiamenti, è necessario rimboccarsi le maniche. I giovani devono trasformare la rabbia in progetto politico. La rassegnazione non aiuta né i giovani, né la Calabria. Basterebbe fare due conti per capirlo: i mafiosi sono una piccola minoranza, ma, rispetto alla stragrande maggioranza dei calabresi onesti e silenziosi, sono più organizzati. Bisogna prenderne atto e cominciare a non girarsi dall’altra parte. Per costruire identità è importante fare tesoro delle vittorie, della capacità di resistenza di uomini e donne che non hanno nessuna voglia di abbassare la testa.

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