Gioiosa e il narcos don Pasqualino

Gioiosa e il narcos don Pasqualino

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Torna ancora Gioiosa nel libro di Gratteri e Nicaso. Torna continuamente.

In un paragrafo dal titolo: “Don Pasqualino, sfuggente come un riflesso”, raccontano la storia di quello che viene ritenuto uno dei narcos più importanti della ‘ndrangheta, Pasquale Marando.

Gratterievid

“Giovanissimo, tenta la fortuna a Milano, mentre a Platì gli ammazzano prima il fratello Luigi e poi il padre, Antonio.[…] Poco dopo, la famiglia Marando lascia Platì e si trasferisce a Volpiano, 15mila abitanti, in provincia di Torino. In quello stesso periodo, va a vivere nella capitale dell’alluminio anche Mario Ursini, originario di Gioiosa Ionica.

E’ il periodo dei sequestri di persona che servono alla ‘ndrangheta per entrare nel lucroso mercato della droga. I Marando, in quegli anni, partecipano a molti sequestri di persona, tra cui quello di Cesare Casella. […] Pasqualino è sveglio. Nel 1985 è accusato dell’omicidio di Domenico De Maio, sindaco di Platì, ma al processo viene prosciolto. Entra nelle grazie dei Barbaro, sposa una Trimboli e diventa sempre più forte, anche per i legami parentali che vanta con i Sergi e gli Agresta[…] Negli anni ’90 comincia ad importare stupefacenti, insieme al fratello Ciccio”.

Il fratello verrà prima arrestato, poi riuscirà ad evadere e verrà trovato morto dopo pochi giorni. Il potere di don Pasqualino intanto cresce: “Si trasferisce a Leinì, una cittadina a 18 km da Torino, in una villa bunker, sorvegliata da telecamere a circuito chiuso e arredata con finiture e mobilio di lusso. Prima si vendica dell’uccisione del fratello. attribuita ad Antonio e Antonino Stefanelli, rispettivamente cognato e suocero di Ciccio, e poi comincia a dedicarsi a quello che gli riesce meglio: il narcotraffico.”

In pochissimi anni diventa uno dei tre criminali europei che riesce ad acquistare la cocaina dai colombiani in conto vendita. La sua ricchezza continua a crescere. Cresce e cresce, come le partite di droga che arrivano da mezzo mondo, la cocaina dalla Colombia, l’eroina dalla Turchia e dal Pakistan.

Ma agli inizi del 2000, come spesso accade a chi intraprende la via del crimine, scompare nel nulla.

“<<L’hanno ucciso e sono state persone molto vicine a lui>> dicono alcuni boss, intercettati dalle forze dell’ordine. <<Lo hanno ammazzato loro (i Trimboli) pochi mesi prima che entrasse in vigore l’euro>> conferma al processo Minotauro il fratello, Rocco, diventato nel frattempo collaboratore di giustizia. <<Mi ricordo che Pasquale ricevette una telefonata. Lo convinsero a scendere a Platì per chiarirsi coi suoi cognati. Partì e non tornò più. Poco dopo ci chiamò mio fratello Rosario. Io ero a Volpiano insieme a Nicola. Ci disse: venite giù subito a Gioiosa Ionica. Partimmo immediatamente e lo raggiungemmo a casa di Giuseppe Aquino. Lì, ci diede la notizia: Pasquale è stato ucciso>>. Al pubblico ministero che lo incalza, chiarisce: <<L’omicidio avvenne in una casa nel centro del paese e il corpo ce l’hanno loro (i Trimboli) e lo tengono nelle campagne a Platì. Noi glielo abbiamo chiesto, ci hanno risposto che non ce lo avrebbero dato se non avessimo prima restituito quello dei due loro fratelli scomparsi>>. Poco prima della morte di Pasquale, tra Volpiano e Platì, erano infatti spariti misteriosamente due membri della famiglia Trimboli: Rosario e Antonio Giuseppe, parenti acquisiti del boss, uccisi per vendetta. A ereditarne i contatti, oltre che gli investimenti immobiliari e commerciali, sono gli Aquino-Coluccio.

Racconta Rocco Marando, fratello di Pasqualino, oggi collaboratore di giustizia: <<Parlando con mio fratello Nicola, ho appreso che il patrimonio di mio fratello Pasqualino ammontava a circa 65 miliardi di vecchie lire. Nicola mi diceva, infatti, che tra i soldi che avevamo contato noi a casa di Aquino, quelli che avevamo visto transitare in casa di quest’ultimo e quelli sequestrati in Svizzera, quando ancora Pasqualino era in vita, l’ammontare delle liquidità era pari alla cifra sopra indicata. Mi diceva Nicola che, nonostante l’entità della cifra “noi facevamo la fame”. Poi, mio fratello Pasqualino, unitamente ai Coluccio e a un Giuseppe Aquino aprirono un Bingo a Siderno. Poi vi è un altro albergo in Roccella Ionica nel quale mio fratello ha partecipato alla costruzione”.

Continua…

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