GIOIOSA IONICA, DON CAMPISANO ATTENZIONATO DAI CLAN

GIOIOSA IONICA, DON CAMPISANO ATTENZIONATO DAI CLAN

Riportiamo, nuovamente, un articolo apparso sul Quotidiano del Sud. E lo facciamo non solo per la valenza giornalistica del pezzo. Ma anche e soprattutto perché di mezzo, stavolta, c’è anche un parroco. Un uomo di Chiesa. Perché la Chiesa, in quanto tale, è composta da uomini. E gli uomini, piaccia o no, possono essere per bene ma possono essere anche per male. Indipendentemente dall’uniforme che indossano. Abiti talari compresi. Ne segue che se rappresenta notizia degna di nota il presunto finanziamento illecito che starebbe dietro la costruzione della Chiesa di Prisdarello, altrettanto degno di nota è il coraggio di don Giuseppe Campisano. Che al pari di tantissimi altri parroci, si è schierato apertamente contro il malaffare e la cultura mafiosa.

L’attività investigativa che ha portato all’operazione Acero-bis, ha documentato infatti anche l’atto intimidatorio avvenuto nei confronti del Parroco di Gioiosa Ionica, attivamente impegnato nell’associazione anti-usura della diocesi di Locri – Gerace “Santi Medici Cosma e Damiano”.

Il sacerdote, anche nel corso delle omelie, non faceva segreto della sua ferma presa di posizione nei confronti di quei mafiosi che praticavano l’usura. Don Giuseppe Campisano ricevette le confessioni di Nicodemo Panetta, e quando nel 2014 scattarono le perquisizioni a Gioiosa Ionica, furono in molti a pensare che a generare quelle indagini sia stato proprio Panetta, convinto ad intraprendere quel percorso di legalità proprio dal sacerdote. In molti gli tolsero il saluto e l’aria intorno a lui diventò pesante e minacciosa, tanto che l’uomo di Chiesa si recò dai carabinieri perché temeva possibili ritorsioni contro di lui da parte della famiglia Ursino. Anche perché, in quel periodo, iniziò a ricevere “attenzioni” e “visite” da parte di persone indagate nell’ultima operazione.  

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