Intervista a Domenico Lucano, sindaco di Riace

Intervista a Domenico Lucano, sindaco di Riace

di Attilio De Alberi

Fonte: http://www.lettera43.it/esclusive/mimmo-lucano-cosi-i-migranti-hanno-cambiato-riace_43675244153.htm

Dopo che la rivista americana Fortune ha incluso, unico in Italia, Mimmo Lucano, sindaco di Riace, nella lista delle persone più influenti al mondo, in compagnia di personaggi come Papa Francesco, Angela Merkel e Aung San Suu Kyi, la sua vita è cambiata radicalmente.
RIACE, MODELLO DI INTEGRAZIONE. Lui, tendenzialmente schivo, è finito sotto i fari di un circo mediatico che non ricercava.
Dopotutto, quello che Lucano, noto anche come Mimmo U’ Curdu per la sua vicinanza alla causa curda, è riuscito a ottenere è, nella sua visione, una cosa assolutamente normale: l’integrazione di profughi di tanti Paesi nel tessuto sociale della sua comunità.
L’UTOPIA DELLA NORMALITÀ. Queste persone hanno trovato non solo accoglienza nelle case degli emigrati di Riace sparsi in tutto il mondo, ma anche un’occupazione, soprattutto nel campo artigianale.
E così Riace, noto sì per i suoi bronzi che però sono finiti altrove, ma fondamentalmente abbandonato a se stesso, è rinato ed è diventato modello a livello mondiale di ospitalità e integrazione. «Per me», dice Lucano a Lettera43.it, «è diventato simbolo dell’utopia della normalità».

LUCANO PORTA A PORTA

DOMANDA. Lei sembra contrario ai soliti centri di accoglienza diffusi sul territorio nazionale e agli hotspot da poco nati.
RISPOSTA. Sì, e ho avuto anche modo di visitarne alcuni in Svizzera. Non mi piacciono perché totalmente avulsi dalla realtà sociale e perché non permettono l’integrazione.
D. Ormai gli immigrati presenti a Riace rappresentano quasi la metà della popolazione.
R. Sì, purtroppo è una situazione totalmente anomala. Teoricamente, con una popolazione di 5 mila abitanti, Riace non potrebbe ospitarne più di 15, mentre ora rappresentano quasi metà degli abitanti.
D. Com’è nato il suo progetto?
R. Quasi per caso. Nel 1998 arrivò una nave con centinaia di profughi curdi sulla costa e io, essendo vicino a questa popolazione, come sono anche vicino ai palestinesi, mi diedi da fare per accoglierli.
D. Come si è arrivati a questo risultato?
R. Gradualmente, attraverso un percorso non solo di semplice accoglienza, ma anche di riqualificazione che ha permesso l’inserimento nella realtà lavorativa in un paese praticamente abbandonato.
D. E ciò ha anche permesso una riqualificazione del borgo?
R. Decisamente: prima che questo progetto partisse eravamo il classico paesino meridionale senza un futuro.
D. Ma avete dovuto anche fare degli investimenti?
R. Sì, ma abbiamo potuto farli anche grazie a un’amministrazione oculata e senza sprechi dei fondi a nostra disposizione.
D. Come si è ottenuto, in primo luogo, di utilizzare le case vuote degli emigrati locali?
R. Attraverso una serie di telefonate in tutto il mondo. Parliamo di case rimaste abbandonate e chiuse da 50 anni.
D. Quindi i proprietari originali hanno concesso senza problemi che queste venissero occupate da degli estranei?
R. Esatto: il responso è stato molto positivo.
D. Nessun rifiuto?
R. Nessuno, e questo è bellissimo.
D. Qualcuno si è opposto al suo progetto a Riace?
R. No, nel paese siamo stati sostanzialmente compatti.
D. Si dice però che lei abbia ricevuto delle minacce criminali negli anni passati.
R. Sì, queste sono cose normali in Calabria, ma, fortunatamente, non hanno nulla a che fare con il nostro progetto umanitario.
D. Certi commentatori “complottistici” l’hanno in qualche modo attaccata per essere finito nella lista della rivista americana Fortune, come se ci fosse un piano per far arrivare in Italia i migranti per poi sfruttarli.
R. Mi viene quasi da ridere. Non conoscevo nemmeno l’esistenza di questa rivista. Ovviamente sono contrario allo sfruttamento degli immigrati, così diffuso soprattutto nel Sud. Non mi pare che qui a Riace queste persone disperate siano state sfruttate, anzi.
D. Ha mai pensato di diffondere il suo progetto presso l’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani, ndr)?
R. Lista di Fortune o no, io sono una persona ininfluente. Il vero potere sta nelle mani di ministeri, prefetti e uomini politici.
D. È interessante che solo la presidente della Camera Boldrini e i governatori della Calabria abbiano pubblicizzato il suo progetto. Non sarebbe stato “carino” un tweet di Renzi?
R. Ripeto, io non conto nulla e non chiedo nulla. Mi accontento di essere quel che sono: il sindaco di un paese in Calabria. Vedo invece, sui media, la presenza dilagante di personaggi come Salvini. Evidentemente le sue uscite hanno un maggiore impatto. Devo però ammettere una novità positiva…
D. Quale?
R. Il 26 aprile è venuto qui a Riace a farci visita il presidente della Regione Toscana Rossi, accompagnato da alcuni sindaci. È un primo passo.
D. In che senso?
R. Beh, sono venuti qui a studiare il nostro caso, evidentemente con lo scopo di capire come funziona e magari adattarlo e applicarlo nella loro regione.
D. Lei non è appartiene ad alcun partito?
R. No, diciamo che sono un indipendente di sinistra. Non ho nessuna tessera.
D. Ma ha un passato politico preciso.
R. Sì, da studente ero vicino a Lotta Continua e ad Autonomia Operaia.
D. Come vede la proposta di Renzi per la creazione di un piano di contenimento dell’immigrazione attraverso gli eurobond?
R. Francamente, la trovo un po’ ridicola. La problematica va molto più in profondità. Ci troviamo di fronte a un mondo ingiusto, con una distribuzione iniqua della ricchezza.
D. E i conflitti dai quali molti immigrati fuggono?
R. Anche questi, se guardiamo bene i fatti, nascono da motivazioni puramente economiche. Finché non cambia il nostro modello di sviluppo, l’immigrazione sarà una realtà planetaria inevitabile. E la mia famiglia ne sa qualcosa…
D. In che senso?
R. La mia famiglia, come tante altre a Riace e nel Sud Italia, ha vissuto il dramma dell’emigrazione. La gente partiva di qua non per un viaggio di piacere, ma per fuggire alla miseria.
D. Quindi questo vostro passato storico-economico vi ha in qualche modo aiutato nelle vostre scelte?
R. La nostra emigrazione fu causa di sofferenza, e ciò ci ha aiutato a compenetrare meglio la terribile situazione in cui si sono trovati recentemente quelli che ora sono nostri graditi ospiti.
D. E cosa pensa dell’altro piano di contenimento: il trattato Ue-Turchia?
R. Lasciamo perdere…

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