‘Ndrangheta nella curva Sud della Juventus?

‘Ndrangheta nella curva Sud della Juventus?

Fonte: www.repubblica.it

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Prosegue l’inchiesta sulle infiltrazioni della malavita calabrese tra gli ultras bianconeri. Nei cellulari del tifoso suicida forse il segreto della sua morte

di OTTAVIA GIUSTETTI e JACOPO RICCA

Un esponente della Juventus, del quale non si conosce ancora l’identità, è stato ascoltato stamane al Palazzo di giustizia torinese come testimone nell’indagine che la procura sta conducendo sui rapporti tra la società bianconera e la ‘ndrangheta trapiantata in Piemonte, emersi nell’ambito dell’inchiesta e dei processi sulle infiltrazioni della criminalità calabrese nella società e nella vita pubblica subalpina. Una testimonianza che arriva in un momento delicato, dopo il misterioso suicidio del capo ultras juventino Raffaello Bucci, gettatosi da un viadotto della Torino-Savona dopo aver deposto a sua volta nell’ambito della stessa indagine.

Ed è nei due telefoni cellulari di Bucci che potrebbe trovarsi la soluzione al mistero della sua tragica morte. L’ultras juventino che faceva da “ufficiale di collegamento” tra tifo organizzato e società, prima di gettarsi dal viadotto che collega l’autostrada a Fossano, ha lasciato i telefonini sul sedile dell’auto che l’aveva portato fin lì prima di suicidarsi. La squadra mobile ha affidato alla scientifica il compito di scavare a fondo nella loro memoria. Intanto si cercano possibili tracce di violenza sul suo corpo. Perché non ci sono dubbi sul fatto che Bucci si sia ucciso, ma resta un’ombra su quel che può essergli successo tra il momento in cui ha lasciato il Palazzo di Giustizia, dove era stato interrogato, e la morte.

Questa mattina la procura di Cuneo conferirà l’incarico a un medico legale per l’autopsia sul cadavere del quarantenne originario di San Severo. Gli inquirenti vogliono scoprire se nel suo sangue sono rimaste tracce di sostanze stupefacenti o alcool, ma soprattutto chiarire se le ferite sul suo corpo sono compatibili con il volo dal ponte o se, invece, ci siano segni di violenze precedenti. Segni che certamente non c’erano mercoledì mattina, quando Bucci ha lasciato la stanza del pubblico ministero che lo aveva convocato come testimone. Quello che dirà il medico legale e quello che la scientifica troverà nei tabulati e nei cellulari è fondamentale per ricostruire con chi ha parlato “Ciccio”, come lo chiamavano gli amici, prima e dopo l’interrogatorio. Quelli che lo conoscono dicono che «non l’avrebbe mai fatto». L’indagine, affidata al pm cuneese Alberto Braghin, è seguita dai colleghi torinesi Paolo Toso e Monica Abbatecola, che si occupano dell’inchiesta sui rapporti tra ultras e ‘ndrangheta e delle infiltrazioni della malavita nella Curva Sud della Juventus.

Su questo filone questa mattina in procura a Torino ci saranno nuovi interrogatori. Le risposte che non ha saputo o voluto dare Bucci potrebbe conoscerle Gerardo “Dino”
Mocciola, lo storico e carismatico capo dei Drughi che i poliziotti hanno cercato a casa due giorni fa ma non hanno trovato. È Dino, che non è indagato, il leader che autorizza l’ingresso nella curva del gruppo dei “Gobbi” voluti dai Dominello di Rosarno per entrare nel business dei biglietti delle partite. A guidarla è Fabio Farina, un altro degli arrestati, accusato dalla discoteca Cacao del Valentino, dove i gestori pagavano il «pizzo».

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