Il mio amico Charlie

Il mio amico Charlie

Di Andrea Vaccalluzzo

Charlie è come un colpo di pistola sparato in aria nel buio di un cinema, mentre proiettano un cartoon. Charlie ha scelto la bestemmia e la blasfemia, la dissacrazione dell’orrore per fare rumore. La tentata censura, che un gruppo di assassini in nome di uno degli Dei offesi, ha perpetrato nei riguardi dei vignettisti maledetti, ha ridato loro quella risonanza mondiale che si era un po’ sopita dal tempo delle ripubblicazioni delle caricature di Maometto tratte dal giornale Jyllands-Postenche.
Sull’onda della solidarietà e dell’indignazione da parte di un mondo che in maggior parte era inconsapevole del “metodo Charlie”, ma che su una cosa era certo “non si uccide per la satira”, Je suis Charlie apre le porte della parziale conoscenza dell’esistenza di Charlie , ma ahimè, si aprono anche a chi non ha la visione di quel tipo di “comunicazione”, ed è quindi incapace di leggere le a volte macabre, metafore dei vignettisti di Charlie, vignette prima destinate ad una sola nicchia di estimatori.

Charlie Hebdo, vignetta su terremoto in ItaliaAll’uscita della vignetta che riguardava il sisma italiano, alcune grandi testate , (da buone centellinatrici del click) hanno fatto un immediato tamtam, fiondando la vignetta verso quel popolo che immediatamente ha reagito urlando allo schifo ed al tradimento, oppure creando a sua volta vignette “vendicative” prive di ogni significato metaforico, pentendosi anche della solidarietà precedentemente avuta nei loro confronti (a volte scordando la differenza tra l’uccidere chi scrive ed il non condividere quello che uno ha scritto). E confondendo ed unificando il popolo francese con la “redazione maledetta”.
E’ stata pubblicata una “errata corrige” ma, diretta al lettore (una seconda vignetta), dovuta al fatto che per la prima volta un pubblico non destinatario, vuoi per cultura o per scelta s’è visto colpito da una vignetta di Charlie.
charlie hebdo vignetta Charlie ha intuito che il target era variato in ampiezza senza essere stato accompagnato da un proprio “gusto culturale”, quindi ecco servito un misto tra la soluzione della metafora e l’educazione interpretativa.
Io non uso mai la bestemmia e raramente uso l’orrore in forma paradossale per comunicare, ma è solo rispetto verso il credo e il dolore altrui (non mi pongo il problema se faccio bene o no).
Personalmente appena ho visto la vignetta, ho istintivamente mandato affanculo Charlie, esattamente come si fa con un amico che ti dice una cosa giusta ma in un modo fastidioso e antipatico nel momento che a te sembra sbagliato

 

 

CATEGORIES
TAGS
Share This