Musica e morte: la follia dell’attentato di Manchester

Musica e morte: la follia dell’attentato di Manchester

Attentato a Manchester durante un concerto musicale: oltre venti i morti, circa sessanta i feriti.
Giovani innocenti, desiderosi di trascorrere una serata all’insegna della musica, hanno invece trovato la morte, senza un perché che non rasenti la follia.
Musica e morte.
Due concetti in antitesi tra loro, che non dovrebbero per nessuna ragione essere accostati.
La musica è una delle più alte forme di espressione dell’essere umano: è conoscenza, arte, libertà.
Il ritmo, come il battito del cuore, ci tiene in vita consentendoci di sognare, di elevarci andando oltre i nostri stessi limiti.
La morte è invece emblema della fine, rappresenta l’assenza di possibilità, la cessazione dei sogni e del futuro.
Eppure l’essere umano continua ad uccidere, a privare i propri simili del diritto ad esistere.
Si uccide per le ragioni più svariate: potere, disperazione, religione, vendetta.
Ci si convince che la guerra sia addirittura la migliore soluzione per ottenere la pace e si uccide, in modo spesso arbitrario e superficiale.
Si ritiene di essere nel giusto: così la coscienza è pulita, e le strade sporche di sangue innocente.
La follia kamikaze ha colpito ancora, questa volta a Manchester.
Spesso i kamikaze sono ragazzi che alle ragioni della Guerra Santa ci credono davvero: individui accecati dall’odio verso i propri simili e dalla speranza di guadagnarsi il posto in un presunto paradiso che decidono di morire e di far morire, mostrando al mondo qualcosa di molto simile all’inferno.
Paradiso ed inferno, musica e morte: l’uomo è una creatura per sua natura incline al paradosso, all’assurdo.
Diversi giovani sono morti a causa di un attentato a Manchester, durante un concerto.
Volevano ergersi attraverso la musica, sentirsi invincibili per una notte.
Hanno invece trovato la morte per mano di quell’essere umano che continua a smarrire, o peggio ancora a calpestare, la propria umanità.

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