Il poliziotto e la migrante: riflessione su una carezza in mezzo al caos

Il poliziotto e la migrante: riflessione su una carezza in mezzo al caos

Roma: la polizia carica i rifugiati per sgomberare piazza Indipendenza.
Uomini contro uomini, il bisogno di ordine contro la ricerca di dignità, la forza (e gli idranti) della legge contro la caparbietà della disperazione.
Il trionfo del “contro”, lo scontro come ultima risorsa per prevalere, in una triste guerra tra vittime.
Questo è la fotografia dell’Italia di oggi, terra che accoglie ma che spesso non include, che è generosa ma in evidente difficoltà sul piano politico, economico e sociale.
Le difficoltà genera paura, la paura spesso conduce all’avversione.
Di fotografia, però, ce n’è anche un’altra, ed è stata scattata da un fotografo dell’ANSA durante gli scontri tra rifugiati e forze dell’ordine avvenuti, appunto, a Roma.


È l’immagine di una carezza, data da un poliziotto ad una migrante eritrea in lacrime.
Una traccia di tenerezza in mezzo alla violenza, un segno di speranza in mezzo al caos.
“Nella pietà che non cede al rancore, madre, ho imparato l’amore”, cantava De André.
Lo stesso De André che parla di come “Piero” scelga di non cedere alla logica della guerra, e rinunci ad uccidere un uomo dal quale lo differenzia solo il colore della divisa.
Piero, nella canzone di De André, muore, ma decide di resistere, e restare uomo è il suo atto di eroismo.
Oggi, nulla è più eroico di una carezza, di una traccia di tenerezza in mezzo alla violenza, di un segno di speranza in mezzo al caos.
Oggi, preservare la nostra umanità, è il solo modo che abbiamo per resistere.

Fonte foto in evidenza: La Stampa

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