Frana al quartiere Maietta, l’antica Giudecca a rischio crollo. Ilario Ammendolia:”Caulonia è ferita al cuore”

Frana al quartiere Maietta, l’antica Giudecca a rischio crollo. Ilario Ammendolia:”Caulonia è ferita al cuore”

Riceviamo e pubblichiamo:

Caulonia è ferita al cuore.

Ho sbagliato nel dire Caulonia, avrei dovuto dire la Locride e la Calabria intera sono ferite.

La “Judeca “ o meglio l’antica Giudecca, uno degli angoli più suggestivi e più belli della costa Jonica, sta paurosamente franando portando con se migliaia di anni di storia.

Si tratta di un meraviglioso angolo di Calabria da cui sono passati i normanni, gli ebrei, i bizantini, i francesi, gli spagnoli, gli arabi lasciando sempre una qualche traccia del loro presenza tra le vecchie mura.

Da questo bastione i cittadini di Castelvetere (antica Caulonia) resistettero all’assalto delle truppe turchesche di Assan Cigala mettendo in fuga gli invasori che lasciarono sul campo centinaia di morti.

Storia di indomita fierezza popolare , di un antico coraggio, di attaccamento alle proprie radici, di strenua difesa del proprio

C’è il rischio concreto – e non remoto – che la Judeca crolli portando con se uomini (Dio non voglia), abitazioni, testimonianze di una antica storia. Se ciò avvenisse i cauloniesi vedrebbero seppellita una parte importante della loro identità ma,contemporaneamente, sarebbe un danno per l’intera Locride .

I questo caso i confini comunali contano poco ed infatti io mi domando:

Che “Jonica” sarebbe senza il castello di Roccella o senza la Cattolica di Stilo?

Che Locride sarebbe senza gli scavi di Locri o di Kaulon o senza la villa romana di Casignana?

Quanta parte del suo fascino questa Terra perderebbe senza la nostra Gerace o senza il santuario di Polsi?

Non ho una visione “paesana” , ognuno di questi angoli credo che ci appartenga e per questo provo tanta amarezza dinanzi al pericolo che sta correndo l’antica Judeca di Caulonia.

Non ho nessuno da accusare.

Non cerco ne “sangue” da versare, ne un “capro espiatorio” a cui far espiare la colpa.

La frana di Maietta somiglia ad una ruga profonda come quella che un giorno lontano abbiamo scoperto sul bellissimo volto (almeno per noi) di nostra madre e che ci ha terrorizzato perché annunciava l’incipiente vecchiaia e la possibile morte.

Lasceremmo però nostra madre senza cure, senza una carezza, senza affetto ed in abbandono?

Nello stesso modo non possiamo essere indifferenti al Paese in cui affondano le nostre radici e la nostra identità.

Sento – al pari di tutti voi – la grande attrazione del Colosseo o il Pantheon, il Canal Grande o il Palazzo reale di Napoli ed i mille e mille angoli suggestivi che punteggiano la nostra Penisola.

Il centro storico di Caulonia è uno dei piccoli ma preziosi gioielli che costellano l’Italia e che oggi è in pericolo.

Il grido di allarme non mi sembra adeguato all’effettivo stato delle cose.

C’è uno strumento che si chiama “somma urgenza” studiato dal legislatore per intervenire quando non ci sono i tempi per seguire le vie normali.

Ribadisco, a Caulonia sono in pericolo vite umane, abitazioni, testimonianze storiche, bellezze ambientali e paesaggistiche.

Mutuando Primo Levi domando:

Se non si usa in questa circostanza la “somma urgenza”, dove sarà il caso di usarla?

Se non ora, quando?

Nessuno conosce il domani e forse basterebbe solo una pioggia intensa per causare l’irreparabile. Per smarrire per sempre il luogo dove è stata edificata la sinagoga ebraica e dove i bizantini hanno costruito le loro Chiese.

Il fosso realizzato mi sembra un pericolo suppletivo. Un pericolo che si aggiunge ad un pericolo.

Tuttavia, ancor prima della “somma urgenza” c’è una sola priorità: essere <Comunità>. Essere un popolo in piedi.

Mi permetto di avanzare una proposta:

Vediamoci una qualsiasi sera della prima decade di dicembre dinanzi alla Chiesa dell’Immacolata. Senza “bandiere” e senza “partito”. Senza “nemici” e senza accuse da muovere. Senza discorsi! Portiamo solo un cero che rischiari le tenebre…che sono fitte. Chi è credente preghi, chi sa cantare innalzi il proprio canto al Cielo. Non servirà a fermare la frana ma potrebbe servire per dire a tutti (ed innanzitutto a noi stessi): “noi ci siamo”.

Non abbiamo bisogno di “poltrone” per occuparci della nostra Terra,

Quindi ci siamo e ci saremo!

Ilario Ammendolia

 

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