Fusione delle due Gioiosa e Unione dei Comuni: l’intervento di Sisì Napoli

Fusione delle due Gioiosa e Unione dei Comuni: l’intervento di Sisì Napoli

Contributo al dibattito di Ciavula sulla fusione delle due Gioiosa

Grazie a Ciavula per aver avviato questo dibattito, innanzitutto. Un dibattito che sicuramente rappresenta un tassello importante  per il futuro delle nostre comunità.

Esperienza dell’Unione. Legge di riordino delle Autonomie Locali ( L. Delrio)

Vi sono molteplici ragioni, nell’attuale momento storico, per ritenere che la società nella quale viviamo, vive e subisce costantemente cambiamenti profondi, anche nelle sue caratteristiche strutturali.

Essa diventa sempre più complessa e si specializza sempre di più.

Nessuno possiede la ricetta magica. Ogni risposta deve adattarsi alle realtà territoriali. Nulla che sia calato dall’alto può rappresentare “la migliore opportunità”.

Il migliore assetto istituzionale possibile, a mio parere, è quello che riesce a rispondere  alla complessità sociale sottostante in modo che il conflitto degli interessi, che anima la Società, si svolga all’interno del quadro del governo locale più idoneo, evitando così una sorta di delegittimazione delle istituzioni rispetto alla stessa società.

Il dibattito sulle riforme elettorali ed istituzionale, quando c’è, sembra svolgersi in un pianeta distante anni luce dal mondo reale e soprattutto dai cittadini. Tutto ruota attorno al circo mediatico che seleziona gli argomenti in base all’audience, ed alla rissosità degli attori investiti.

Si cancellano le Province senza valutare il ruolo delle Regioni e senza valutare che queste ultime si sono allontanate e si allontaneranno sempre di più dalle istanze di Governo locale. Sono state istituite le cosiddette Città Metropolitane (a proposito qualcuno ha visto su qualche radar la Città metropolitana di Reggio C) senza un briciolo di corrispondenza con quelli che sono i criteri che le stesse città dovrebbero avere, senza un dibattito con le rappresentanze locali, solo per rispondere alla esigenza di fare un regalo ad un ras locale. Rimane in piedi, ed a nessuno appare come una grave contraddizione con lo stesso concetto di Autonomia Locale, l’istituto della Prefettura e la figura napoleonica del Prefetto.

Un centralismo in più a fronte di un fortissimo ed aumentato bisogno di maggiori autonomie, risorse e competenze per le realtà territoriali.

Se a tutto ciò si aggiunge l’orrore dei Parlamentari eletti per liste bloccate, di nominati dalle segreterie dei Partiti, lo scollamento diviene totale, e non esiste più alcun elemento di congiunzione tra le varie istituzioni, tra i cittadini e lo “Stato”.

Costruire una Unione di Comuni o una Fusione, significa riconoscere l’identità storica, sociale, di tradizioni e culture del territorio, consolidando questi caratteri con un assetto istituzionale che le rispecchia.

L’Unione o la Fusione, altro non è che l’associazione dal basso delle realtà istituzionali più vicine alle istanze dei cittadini che sono i Comuni e che ha il compito di fare fronte, al meglio, alle sfida che attende la società contemporanea.

Un Governo Politico che amministra un’area più vasta di quella del solo Comune, e che tuttavia è ancora relativamente prossimo alle persone che vivono in quella area. Tutto ciò assume un valore strategico, non solo e non tanto per la più elevata capacità negoziale ed il maggior peso politico che avranno i nuovi Enti così creati, ma soprattutto per la capacità di affrontare questioni di valore strategico che i Comuni singoli non possono più gestire come le reti idriche, la raccolta dei rifiuti lo sviluppo agricolo (con una particolare attenzione alla agricoltura sociale e solidale), la riscossione dei tributi.

Sisì Napoli – ex Assessore Urbanistica Comune di Marina di Gioiosa Jonica

Esigenza di prossimità ai Cittadini in epoca di distacco dello Stato dai Cittadini – Principio di efficienza e solidarietà

L’indirizzo che la Politica si è data quattro anni fa nella Valle del Torbido, è stato quello di delimitare il territorio della Unione a quello relativo ai sei Comuni della Valle stessa e non come alcuni richiedevano all’intero comprensorio della Locride, oppure delimitarlo alle due Gioiose. Già quattro anni fa questa ipotesi era stata avanzata ma senza fortuna.

Così come senza seguito è stato un tentativo di avviare un dibattito sulla Fusione tra Siderno e Locri.

È parso, agli autori del progetto, che allargare ad un territorio che ha una estensione di 100 km in lunghezza, con una popolazione di circa 130.000 abitanti, fosse già di per se una scelta sbagliata. Dividerlo invece, senza un criterio organico, sarebbe stato altrettanto sbagliato ed arbitrario. Le esperienze che abbiamo analizzato e studiato sono state prevalentemente unioni di 20-30 mila abitanti.

Si è anche tenuto conto  che nel corso degli ultimi anni, il nostro comprensorio non è riuscito a fare funzionare gli strumenti organizzativi che si era dato, penso all’assemblea dei Sindaci, che sarebbe riduttivo e fuorviante addebitare a limiti nella capacità di chi l’ha diretta.

Ma penso anche alle aziende partecipate. Nessuno credo si sognerebbe di sostenere che l’esperienza fin qui prodotta da società, per esempio Locride ambiente, siano state un successo. Ci dovremo tornare su questi temi.

Si è scelto quindi di seguire la suddivisione naturale, per omogeneità geografica e storica della intera nostra Regione, appunto le Vallate, sviluppatesi lungo il corso dei torrenti.

Si tratta nel nostro caso, di un’area che presenta caratteri omogenei per struttura geomorfologica, insediativa, amministrativa ed ambientale, con notevoli elementi comuni per ciò che riguarda lo sviluppo storico ed insediativo e per la contiguità cronologica e territoriale dei fenomeni che vi hanno avuto luogo, risultando di fatto un’unica realtà territoriale, pur ricadendo, allo stato attuale in differenti aree amministrative.

Si può essere d’accordo o meno con questa impostazione. Il tempo dirà se è stata una scelta sbagliata o invece corretta. Gli statuti approvati dai sei Comuni, non sono le tavole di Mosè, possono essere nel tempo riveduti e corretti.

A distanza di quattro anni dall’avvio del processo di Unione dei Comuni della Valle del Torbido, fare un bilancio di questa esperienza si impone.

Un dato incontestabile è che questo processo è fermo.

Non mi dilungherò nella analisi sulle cause di questa sospensione. Se lo vorranno lo faranno gli amministratori dei sei Comuni ed il consiglio dell’Unione. 

Mi colloco senza iattanza o presunzione, tra quelli che vedono nella metodologia adottata nella costruzione dell’Unione, il metodo corretto.

Il mio intervento qui oggi, sta appunto a significare l’apprezzamento sincero che provo verso questo sforzo a cui auguro successo e per il quale, con assoluta modestia offro quel poco di esperienza che ho fatto in questi anni.

L’assetto istituzionale è importante quindi, solo se non resta fine a se stesso e si riempie invece di contenuti. Mi limiterò solo a fare l’elenco, non esaustivo, dei temi attorno a cui svolgere la riflessione:

Trasporti e mobilità

Rifiuti

Sanità

Tributi

…………

Tutto ciò ha un senso ed un significato se verranno ripristinati, o meglio, applicati i fondamentali principi sanciti dalla Costituzione Repubblicana. Apparirà forte questa affermazione. Ma basta guardarsi intorno per rendersi conto che non si sta affatto esagerando.

Gli Enti Locali, i cui rappresentanti sono gli unici eletti veramente dai cittadini, sono l’ultimo baluardo della Democrazia, a fronte di poteri, palesi ed occulti, che si dividono le spoglie dello Stato che, nato dalla Resistenza, affidava tutto il potere al Popolo.

Isidoro Napoli

Ex Assessore alla Unione dei Comuni della Valle del Torbido per il Comune di Marina di Gioiosa Ionica

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