Il sonno della memoria genera mostri

Il sonno della memoria genera mostri

“Gli immigrati sono un rischio per la razza bianca.”
Non lo ha detto Hitler nel 1940 durante un folle discorso sulla superiorità della razza ariana.
Lo ha affermato qualche giorno fa Attilio Fontana, candidato del centrodestra alla Presidenza della regione Lombardia.
“È stato un lapsus”, ha aggiunto poco dopo il politico leghista per giustificarsi.
Suvvia, neanche Freud sarebbe arrivato a definire lapsus il razzismo.
L’attuale classe politica sopperisce alla propria mediocrità ed alla propria modestia culturale facendo leva sulle più infime paure dei cittadini.

In questa particolare fase storica caratterizzata dalla precarietà del lavoro e del futuro, regalare al popolo una sorta di nemico contro il quale scaricare le proprie frustrazioni, dando vita ad una di guerra tra poveri, è un’arma molto potente in mano ad una compagine politica altrimenti molto debole.
Così, i disvalori diventano parte del pensiero comune, si insinuano nelle coscienze fino a diventarne elementi caratterizzanti.
Qualche anno fa, in Italia movimenti come Forza Nuova erano poco più che uno scherzo di cattivo gusto.
Di recente, però, la tendenza è cambiata:
Nel novembre del 2017, sedicenti nazisti hanno fatto irruzione in un centro di accoglienza per migranti ed hanno letto, indisturbati, discutibili inni alla patria e alla razza.
Qualche giorno dopo, esponenti della stessa area politica hanno assaltato la sede del giornale “La Repubblica”.
Pochi giorni fa, come detto in apertura, un aspirante Presidente di Regione si è sbilanciato in dichiarazioni come quella sopracitata, riportando alla mente le pagine più buie della storia dell’umanità.
Nel resto d’Europa, le forze di estrema destra hanno acquistato ampio consenso mettendo al centro delle rispettive campagne elettorali la “caccia allo straniero”, e Trump è diventato Presidente degli Stati Uniti promettendo la costruzione di muri tra territori confinanti.

Sarebbe un grave errore sottovalutare questa silente (neanche troppo) ma sempre più diffusa subcultura, riducendo tutto a singoli episodi sconnessi. I fenomeni sociali e politici vanno analizzati nella loro interezza, senza mai perdere la visione d’insieme.
È un mondo fatto di divisioni e di diffidenza, quello che stiamo decidendo di abitare.
La storia ci insegna quanto questo possa essere pericoloso, e il sonno della memoria (oltre che della ragione) genere mostri.
L’ignoranza e la stupidità devono far paura, non certo il colore della pelle.

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