Il Sole 24 Ore scrive di Riace e Mimmo Lucano

Notizia tratta da: ilsole24ore

Un modello di integrazione felice – seppur contrastato – è possibile. Lo ha dimostrato negli anni il comune di Riace, borgo simbolo dell’accoglienza in Calabria. Il sindaco Mimmo Lucano, che la rivista Fortune ha inserito due anni fa fra gli uomini più influenti del mondo, che ha ricevuto parole di ammirazione da Papa Francesco, che ha ispirato “Il volo” di Wim Wenders, che ha tenuto conferenze in Europa sulla rigenerazione sociale e l’integrazione, liquida con poche battute di rabbia e disgusto l’episodio di Macerata: «La storia finisce e ricomincia, la memoria ha un valore relativo, si agita lo spettro fascista. E se l’odio trova una sponda politica è finita. Non c’è più nulla da capire».

Il modello Riace
Ma Lucano è un visionario e continua la sua mission accogliendo Chantal. È la sua risposta più coerente dopo il raid razzista di Macerata e l’incendio di San Ferdinando, nella tendopoli dei braccianti, in provincia di Reggio Calabria. La donna ha lasciato la baraccopoli dopo il rogo del 27 gennaio in cui è morta una giovane nigeriana. Ha fatto il percorso inverso di Becky Moses: dal ghetto della Piana di Gioia Tauro al borgo calabrese dell’accoglienza. Già lavora in un laboratorio tessile e la sera torna a dormire in una casa del centro storico.

Nel borgo arriva Chantal
Amina, invece (così chiamavano Becky i suoi connazionali) aveva abbandonato Riace qualche giorno prima di bruciare viva nell’accampamento: «Becky qui aveva un tetto sicuro, viveva con un’amica, stava imparando un mestiere. Forse qui sarebbe stata felice ma la commissione territoriale le ha negato il riconoscimento dello status di rifugiato. La domanda di protezione internazionale è stata rigettata. Ne aveva formulato un’altra, era tecnicamente una “ricorrente”». Lucano ancora non si rassegna. Ma ora cerca di mettere in salvo altre donne da quel che resta delle vecchie baracche di San Ferdinando, dove alloggiavano almeno 700 braccianti agricoli, quasi tutti raccoglitori di arance.

L’embargo contro l’accoglienza
Dopo Chantal, Riace accoglierà altre donne: lavoreranno nelle botteghe del centro storico, laboratori tessili, del vetro, della ceramica, del cioccolato, i cui prodotti vengono rivenduti all’interno di un circuito di gruppi di acquisto solidale. È così che Lucano, dal 2008, ha rivitalizzato il suo paese a rischio di spopolamento: ha integrato gli extracomunitari con la gente del posto e ha riaperto scuole, negozi, presidi sanitari. Per continuare la sua missione ora ha bisogno di un escamotage, di iniziative dal basso. «Negli ultimi tempi un ingiustificato embargo ha coinvolto operatori, comunità e rifugiati. Fare accoglienza a Riace – spiega il sindaco – è diventato più difficile. Le ultime risorse di pagamento per il Centro di accoglienza straordinaria risalgono a giugno 2016. Sono stato costretto a chiudere». È così che Becky, non ammessa allo Sprar, ha dovuto lasciare il borgo calabrese. Il sindaco ha dato la sua disponibilità a seppellire la donna nel cimitero di Riace.

Le indagini della magistratura
Ora si attende l’esito dell’inchiesta della magistratura: Lucano da qualche mese è indagato per abuso d’ufficio, concussione e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. I bonus e le borse lavoro che il sindaco assegnava ai suoi ospiti (strumenti messi a punto per utilizzare in modo innovativo i 35 euro giornalieri stanziati per ogni migrante) rientrerebbero in una procedura illecite. «Non ci sono ombre, non temo nulla», dichiara Lucano

Donata Marrazzo

 

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