Caulonia in dissesto finanziario. Ed ora?

Caulonia in dissesto finanziario. Ed ora?

di Domenico Albanese

“Meglio tirare a campare che tirare le cuoia”!
Questa ormai vecchia frase (siamo nel 1991) fu pronunciata da un influente uomo politico italiano della prima Repubblica, allora primo ministro, il quale di fronte ad una legittima critica al governo da lui presieduto (“meglio andare alle elezioni anticipate che tirare a campare”), rispose al giornalista dell’ANSA che gli aveva riportato la critica stessa, con la simpatica battuta di cui sopra.

Ora, venendo ai giorni nostri, e più specificamente all’operato dell’attuale amministrazione, non si può far finta che non sia successo nulla (e sotto tale profilo, molto si è già detto, in termini di dissenso) il dissesto del nostro Comune è un dato di fatto.
​Giusto? Sbagliato? Ai posteri…..
​Una cosa andrebbe detta però, giusto per disattendere, laddove possibile, coloro i quali hanno interpretato tale decisione come un tirare a campare.
​Se la dichiarazione di dissesto, già annunciata nel periodo pre-elettorale (e rispetto alla quale vi erano molti pareri discordi), risulterà essere il primo necessario passo verso il risanamento del nostro Comune, bene.
Altrimenti il discorso si complica e di parecchio, e a pagarne le conseguenze, manco a dirlo, saranno sempre e solo i cittadini.
Eh sì perché anzitutto, nell’ottica di una azione amministrativa trasparente, che renda conto ai cittadini non solo dell’attuale situazione economica (legittimante una decisione sì sanguinosa) del paese, ma soprattutto di come ci si è arrivati, il primo passo non potrà che essere quello di consentire a tutti (anche ai più) di capire come si è giunti ad un simile disastro, tale da non consentire un’ulteriore prosecuzione.
Incapacità tecnica alla riscossione dei tributi? Errori di gestione delle risorse? Spese folli? E i responsabili?
Qualcosa sarà successo!
Ebbene, qualcuno spieghi cosa, il prima possibile!
Il successivo passo sarà poi quello di trovare i rimedi, ovvero ideare qualcosa che consenta di rimpinguare le casse del Comune, magari, semplicemente, gestendo meglio la riscossione dei tributi, individuando gli evasori incalliti, regolarizzando le tante situazioni abusive (predisponendo mezzi e strutture che mirino ad evitare che l’Ente si esponga ad inutili contenziosi), chiedendo ai cittadini il pagamento del dovuto (non un euro in più) e con modalità conformi a legge, giusto per non esporsi a continui ricorsi che paralizzano l’azione di riscossione ed obbligano, oltretutto, a risarcire danni evitabili.

L’augurio è che gli amministratori non pensino di risolvere il tutto, esclusivamente, attraverso quella che si rivelerebbe come la più scontata delle azioni, risanare i debiti, laddove possibile, col saldo e stralcio, che costringerebbe, ingiustamente, i legittimi creditori dell’Ente a dover accettare condizioni inique, in ossequio al principio del meglio che niente.
Tale espediente – che a quel punto, per apparire credibile, non potrebbe non esser preceduto dal buon esempio… dato, in primis, dagli amministratori – equivarrebbe ad un’azione di forza, moralmente discutibile, rispetto alla quale il singolo (per le più svariate ragioni) non avrebbe alcuna tutela, venendosi a trovare in una posizione di chiara inferiorità.
Azione di forza che, oltretutto, se fine a sé stessa e sganciata da qualunque progetto serio di risanamento dell’Ente allora sì, sarà consistita in un tirare a campare!
Senza tale progetto la dichiarazione di dissesto risulterà, infatti, un’azione isolata e non un propedeutico passaggio finalizzato alla rinascita, e come tale non consentirà al nostro Comune di risollevarsi e di prepararsi ad una nuova stagione fatta di progetti credibili e prospettive di miglioramento.
In quel caso, allora, rischieremmo di tirare le cuoia…

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