La rottura del 2013, la creazione del 2018: il senso della vittoria di Gioiosa Bene Comune

La rottura del 2013, la creazione del 2018: il senso della vittoria di Gioiosa Bene Comune

A distanza di una settimana dalla scadenza del voto, placati i “bollenti spiriti” più simili ad un tifo faziosamente organizzato che ad una contesa di natura democratico-elettorale, riattivata di par suo la lucidità di un ragionamento a mente fredda, possiamo cimentarci con un’analisi più ponderata della vittoria di Gioiosa Bene Comune e della speculare sconfitta di Cambiamo Gioiosa.

Partiamo da una domanda semplicissima: perché ha vinto Salvatore Fuda? Perché lo ha fatto con un così ampio e ridondante margine di vantaggio?

Banalmente, ma è la risposta principale che ci sovviene in modo quasi automatico, replichiamo che Fuda ha vinto perché ha dimostrato passione e competenza nell’amministrare Gioiosa Ionica e perché ha saputo dare risposte e prospettive ai gioiosani tutti. La sua rielezione non è un fatto di poco conto, al contrario è un evento politico di portata storica: al netto degli anni ‘60 del sindaco Logozzo – e parliamo di un’era politica e di un sistema elettorale completamente diversi, nessun sindaco gioiosano è mai riuscito a riconfermarsi alla guida della nostra cittadina né ha mai amministrato per più di 5 anni di fila; inoltre, negli ultimi 25 anni, con la nuova legge che prevede l’elezione diretta del primo cittadino, solo il compianto Bruno Dattilo ha avuto forza personale e condizioni politiche tali da consentirgli una ricandidatura da sindaco uscente, risultando comunque sconfitto nella competizione per la sua rielezione (parliamo dell’anno 1999).

Se cinque anni fa la domanda di rappresentanza dei gioiosani virava chiaramente verso la discontinuità e verso l’innovazione (con la lista di Salvatore Fuda che si presentava di per sé come un grande atto di cambiamento), oggi la comunità gioiosana ha reclamato piena continuità per il percorso già intrapreso, nella convinzione che le prospettive future siano più che positive proprio perché discendono da un’azione efficace già abilmente messa in campo. Sulla raccolta differenziata e sulla pulizìa del paese, sui lavori pubblici, sul rispetto delle regole, sui beni confiscati e sulla loro valorizzazione, sul sostegno alle scuole, sulle politiche culturali, sull’accoglienza e sui servizi sociali, ecc.: Gioiosa ha compreso lo sforzo dell’amministrazione uscente, ne ha apprezzato anche lo stile sobrio e funzionale, investendola ancora della propria fiducia.

E’ stata premiata una lista che, fra tante altre cose, aveva dentro di sé due caratteristiche molto significative, di quelle che determinano una reale differenza: da una parte, la stabilità di una classe di amministratori che ha collaborato in modo sempre assai proficuo, mantenendosi salda e coesa, senza particolari fibrillazioni di tipo personale e senza egoismi centrifughi; dall’altra, la proposta di personalità dall’estrazione socio-culturale ben variegata, con una copertura assai ampia dell’articolato territorio comunale, una lista di popolo che ha avuto l’abilità strutturale di sapersi rivolgere alle varie tipologìe di cittadinanza.

Quindi, la vittoria di Fuda è la conferma assoluta di un progetto politico-amministrativo, di un impegno che il popolo gioiosano ha voluto sanzionare formalmente con un grande consenso democratico. E vi è una razionalità intrinseca in questa opzione attivata già nel 2013, perché Gioiosa Bene Comune ha occupato uno spazio proprio nel momento in cui quello spazio si dispiegava in tutta la sua materialità simbolica e numerica, grazie anche ad un front-man come Salvatore Fuda che ha saputo esercitare il proprio ruolo di guida in modo autorevole, interpretando sentimenti e idee che tanti gioiosani covavano da un tempo anche lungo. La vittoria elettorale – oggi ribadita a chiare lettere –  ha garantito e garantisce ancora il passaggio immediatamente successivo, trasformare in politica verticale (con la conquista delle istituzioni democratiche) le energie orizzontali di una comunità non vuole smettere di immaginare un civismo di qualità superiore, che sempre più desidera esercitare il proprio protagonismo partecipativo e che vuole proseguire nel superamento di alcuni vecchi schemi di natura oligarchica. 

Ma c’è qualcosa in più che merita di essere sottolineato, perché la vittoria di Fuda – se osservata in modo accuratamente dettagliato, con filtri speciali – rappresenta di più che una semplice voglia di continuità. Al contrario, apre possibilità inedite anche nell’orizzonte temporale più immediato. Parliamo di una nuova egemonìa e di una nuova configurazione della politica comunale. Cinque anni fa, in altre sedi e con altre parole, ebbi modo di definire la prima vittoria di Gioiosa Bene Comune come una rupture, ovvero come lo “scasso” improvviso e quasi disordinato di un quadro consolidato della politica gioiosana, l’ansia (più viscerale che razionale) di cambiare facce e pratiche dello scenario pubblico locale. Oggi, volendo usare la lingua inglese dopo aver preso in prestito una parola francese, siamo dinanzi ad una disruption, una sorta di “distruzione creatrice” prodotta in un tempo di transizione, un processo che prosegue quanto già avviato ma potenzialmente in grado di cancellare una dimensione ormai logorata della politica gioiosana, costruendovi sopra un assetto radicalmente diverso.

Questa specialissima disruption è confermata anche dalle ragioni principali della sconfitta senza appello di Tito Greco e di Cambiamo Gioiosa, apparsi letteralmente superati nella loro proposta complessiva, senza bussola in un paesaggio assai mutato rispetto alle loro elaborazioni politico-culturali.

Il primo dato critico è quello della “narrazione” della lista avversaria di Fuda, teorizzata  e implementata nel corso delle settimane di campagna elettorale. Una Gioiosa brutta, sporca, arretrata, assolutamente bisognosa di chissà quale radicale cambiamento, con un’amministrazione arrogante e chiusa nel suo mondo di presunti beneficiati e privilegiati: una “narrazione” quasi surreale, amplificata in una campagna elettorale dalle parole d’ordine sempre più eccessive e sbagliate, in stridente contraddizione con la percezione di gran parte dei gioiosani, fracassatasi letteralmente nello scontro con la quotidianità. La disruption creatrice di un nuovo quadro sta proprio in questo, se solo proviamo a collocarci nella postazione del semplice cittadino-elettore: rispettami nella mia intelligenza di gioiosano, non considerarmi semplice soggetto ricevente di una rachitica propaganda di parte, offrimi in positivo una visione di futuro e non meramente una contestazione in negativo del passato.

Il secondo elemento alla base della sconfitta di Tito Greco è il profilo della lista, apparsa soprattutto come un’alleanza di potere unita dalla comune avversione al Sindaco Fuda, come un patto contro e non un progetto per. Cambiamo Gioiosa è stato un progetto politico-amministrativo sbagliato non certo per le persone che lo hanno composto (quasi tutti giovani dalle energie positive, risorse autentiche anche in ottica futura), lo è stato per il tipo di percorso e di prospettiva che ha lasciato intravedere. Se ad una popolazione già orientata a concedere nuovamente fiducia all’amministrazione uscente e sempre più vogliosa di scegliere in modo consapevole, tu offri una lista che è una sorta di coalizione raffazzonata di tutti gli avversari di Fuda, in cui vi sono dentro forze e personalità politiche da sempre reciprocamente avversarie, in cui la critica e la contestazione sopravanzano la proposta di programma, guidata da un candidato sindaco che negli ultimi anni – per legittime ragioni di natura familiare e lavorativa – è stato lontano da Gioiosa, è evidente il rischio dello schianto, dell’incapacità di sintonizzarti in modo puntuale  con le nuove antenne della comunità che vuoi rappresentare.

Si apre, in ogni caso, una fase assai affascinante della politica gioiosana, con tante dimensioni da scrutare nella loro evoluzione futura: il tipo di impronta politico-amministrativa che sarà data dalla nuova Giunta Fuda, la strutturazione già annunciata di Gioiosa Bene Comune in un vero e proprio movimento civico con una sua organizzazione e una sua autonomia, la capacità di costruzione dell’alternativa da parte della minoranza di Cambiamo Gioiosa in interazione con altre soggettività eventualmente presenti nella società gioiosana.

Per il momento, noi non possiamo che formulare auguri di buon lavoro a tutti gli eletti: tocca a loro rappresentare Gioiosa Ionica nel migliore dei modi, l’impegno che gli si para innanzi è di certo assai gratificante ma anche inevitabilmente oneroso.

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