Saviano: “Dai Rom ai migranti, da Salvini solo balle e parole spaventose”

Saviano: “Dai Rom ai migranti, da Salvini solo balle e parole spaventose”

Notizia tratta da: repubblica

“Censire i rom? Dirlo con quei toni, senza approfondire mai, perché il suo gioco è quello, vuol dire lasciare intendere il gioco della stella, il marchio. Significa voglio le liste”. Così Roberto Saviano parlando alla tavolata solidale di Milano, dove ha invitato tutti a “prenderci delle responsabilità”. “Sui migranti”, ha proseguito, “ora si dicono parole come ‘Aiutarli a casa loro’: suggestivo. Ma questa risposta nasconde qualcosa di ambiguo. A casa loro significa lontano da me. Fuori dagli occhi. Non c’è nulla, in realtà, che sostenga il progetto del governo. Con i 5 Stelle stampella di un partito xenofobo”.

Saviano ha anche accennato alla polemica sulla sua scorta sollevata da Salvini: “Improvvisamente diventi bersaglio. E la scorta diventa un elemento su cui misurarsi. E’ terribile che un ministro parli pubblicamente di protezione, sono temi delicatissimi. Non puoi non sapere l’Abc del tuo mestiere”.
Poi l’attacco diretto al vice premier e al suo metodo di comunicare. “Sa che più la spara grossa più ha consenso. La sua strategia è toccare tutto ciò che sui social ha picchi, dai migranti ai vaccini: segue tutto, ma in realtà non approfondisce mai nulla. E’ solo teatro, sono solo balle, solo propaganda”. “Dovrebbero ricordare ogni volta a Salvini”, ha aggiunto, “i 50 milioni di euro rubati dalla Lega allo stato italiano. E’ una sentenza definitiva della Cassazione, quella sui rimborsi elettorali falsi. Perchè non creiamo un ‘restitution day?’. Restituisca i soldi, poi inizi a parlare”.

“Noi ci difendiamo solo conoscendo”, ha proseguito Saviano. “Il diritto alla complessità è la nostra resistenza. Dobbiamo tornare a essere fieri di rappresentare la nostra storia, dobbiamo meritarcela la nostra storia. Dobbiamo resistere. Basta lasciare il web a gente pagata dalla Lega che fa video deliranti. La risposta è prendersi del tempo, riflettere, non c’è altra strada. Ormai non leggere i libri è una cosa di cui andare orgogliosi, è una cosa ‘del popolo’, non delle elite”. In conclusione, “Dobbiamo fidarci solo di chi è complesso”.

“Mi chiedono sempre ‘perché non diventi leader’?”; ha chiuso Saviano. “Non c’è bisogno di un leader che va su e poi va giù ma di una comunità perenne, di protezione: è difficile ma si può e si deve fare”.

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