Accoglienza, il Viminale non paga i servizi erogati: il “Modello Riace” rischia di essere cancellato

Accoglienza, il Viminale non paga i servizi erogati: il “Modello Riace” rischia di essere cancellato

Notizia tratta da: repubblica

Il “Modello Riace”, l’esempio di come l’accoglienza può rivitalizzare una comunità, rischia di fallire. La causa? I ritardi e i continui rinvii del Ministero dell’Interno nel pagamento di servizi che il Comune e le associazioni hanno già svolto, proprio su incarico dello Stato, nel 2016 e 2017. Forse qui, nel paese della provincia di Reggio Calabria ora non più famoso solo per il ritrovamento dei Bronzi, l’integrazione funziona troppo bene, è un modello a cui guardano molti enti locali e dà fastidio. Seppur i problemi siano iniziati già prima, viene in mente la definizione che ha dato Matteo Salvini, a capo del Ministero che blocca i fondi: “Al sindaco di Riace – ha detto in un video a giugno – non dedico neanche mezzo pensiero. Zero, è zero”. “Per qualcuno – dice un visitatore che è venuto a portare la solidarietà – è più comodo che i profughi siano percepiti solo come fonte di conflittualità”.

Come un borgo può rinascere grazie all’accoglienza. A Riace è proprio il contrario. I migranti hanno permesso di vincere lo spopolamento, tenere aperta la scuola (altrimenti non c’erano alunni), inaugurare l’asilo e assumere 15 persone, dare lavoro a 110 operatori riacesi, aprire un ambulatorio medico per locali e profughi, organizzare la raccolta differenziata (inesistente nei comuni confinanti). Il borgo calabrese è rinato: riaperte e affittate le case abbandonate e le botteghe chiuse da anni, dove i profughi imparano mestieri tradizionali come la tessitura, il ricamo, la lavorazione del vetro, della ceramica, del legno, del cioccolato. A loro vengono affiancati i giovani locali: “È diventata anche per noi – spiega uno di loro, assunto dall’associazione Città Futura – l’occasione di lavorare. Altrimenti io sarei dovuto emigrare a nord”. Da quando il paese è noto per l’accoglienza, attrae tante forme di turismo solidale e festival culturali. C’è un dato che dice come i migranti abbiano rivitalizzato una comunità che rischiava di cadere nell’oblio: in tutto il 2000 ci fu una sola nascita, mentre nei primi mesi di quest’anno sono già dieci i “nuovi riacesi” venuti al mondo. Da qualche anno i nati hanno finalmente superato i deceduti.

Il punto del contendere. Il “Modello Riace” vuol dire anche un approccio più trasparente e meno assistenzialista. Spiega il sindaco Mimmo Lucano: “Vogliamo favorire la libera scelta e accompagnare i migranti accolti verso l’autonomia. Per questo evitiamo di consegnare la spesa già fatta, ma diamo un budget da spendere per il vitto presso i negozi del paese. Questo dà impulso alla microeconomia locale e garantisce maggior trasparenza”. Per intenderci, niente fatture gonfiate o acquisti presso imprenditori amici, fatti che purtroppo altrove sono talvolta successi. Lo Stato però ha iniziato ad accumulare ritardi nel pagamento delle somme dovute. Aspettando i soldi destinati ai migranti, il sindaco decise di emettere delle banconote che possono essere spese soltanto a Riace. I commerciati locali sono andati incontro ai bisogni dei profughi facendogli credito in attesa di poter riconvertire i bonus in euro. Da qualche mese però il Viminale ha deciso di contestare l’erogazione diretta dei fondi ai rifugiati e richiedenti asilo: “È dal 2010 – spiega Lucano – che adottiamo questa pratica, ben nota al Ministero, ma solo ora ci dicono che non va bene”. L’amministrazione di Riace vanta un credito con lo Stato di oltre 650mila euro per l’accoglienza del 2016 e 2017.

Lo sciopero del sindaco, la solidarietà di tanti, l’arrivo di Zanotelli e Saviano. Alcuni esercenti locali hanno addirittura chiesto un prestito in banca per coprire i debiti che attendono di incassare. Ci sono operatori che hanno stipendi in arretrato di otto mesi. “Stiamo facendo delle verifiche burocratiche”, ripetono dal Viminale e intanto rimandano di mese in mese. Il Cas (Centro di accoglienza straordinaria) di 150 posti, a fine dicembre 2017, ha dovuto chiudere. Rimangono i 165 posti dello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). A Riace tutti aspettano, come una boccata d’ossigeno, il pagamento degli arretrati. “Pochi giorni fa – dice il sindaco – abbiamo mandato gli ulteriori documenti richiesti”. Intanto, dal 2 al 9 agosto, Mimmo Lucano ha fatto uno sciopero della fame, che ora prosegue a staffetta tra gli attivisti che da tutta Italia arrivano a Riace per portare solidarietà. Tra i tanti, padre Alex Zanotelli è stato qui diversi giorni, Roberto Saviano il 22 agosto. Le botteghe del paese, rinate con i profughi, sono chiuse per protesta contro lo Stato.

I curdi del 1998, la lista di Fortune e le 100 case affittate. Maria, pensionata della provincia di Milano che ora è seduta accanto al sindaco mentre protesta, viene in questo borgo della Locride dall’inizio degli anni Duemila. Spiega: “Alcuni amici mi avevano parlato di questo progetto. Era il tempo degli sbarchi dei curdi”. Domenico (Mimmo) Lucano è infatti conosciuto come “u curdu”. “Mimì capatosta” l’altro soprannome. Nel 2016 l’ex maestro elementare è stato addirittura inserito dalla rivista americana Fortune tra i 50 leader più influenti della Terra. Nel 1997 a Badolato sbarcò la nave Ararat con 800 curdi. Si tentò una prima accoglienza in 20 case di quel paese, distante una trentina di chilometri, e Lucano era tra i volontari della costa ionica che sostennero il tentativo. L’anno dopo, alcuni anni prima di candidarsi, lo ripropose a Riace, quando arrivò un’altra nave di curdi. Col tempo quel modello si è strutturato: “Sono state costituite delle associazioni locali – spiega il sindaco – che hanno affittato un centinaio di case vuote o sfitte per ospitare i profughi. Dalla prima accoglienza alla fine della permanenza sostenuta dallo Stato”. Insomma, una scelta alternativa ai grossi centri. La maggior parte degli abitanti di Riace appoggia il sindaco, giunto al terzo mandato. Su 1600 abitanti, gli stranieri sono 400: ci sono alcuni dei curdi della prima ora che hanno scelto di rimanere a Riace anche dopo l’accoglienza, autonomi e in grado di pagare l’affitto, e poi nigeriani, palestinesi, pakistani, etiopi, eritrei, congolesi, somali, ghanesi, maliani… “Ciò che altrove è percepito come un problema – ribadisce il sindaco – qui è divenuto una risorsa”. Ma tutto rischia di essere cancellato, per ritardi e rinvii, cecità o volontà politica del Ministero dell’Interno.

Stefano Pasta

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