Il balcone grillino fa il giro del mondo, scatenata la stampa estera: “L’Italia il principale elemento di preoccupazione in Europa”

Il balcone grillino fa il giro del mondo, scatenata la stampa estera: “L’Italia il principale elemento di preoccupazione in Europa”

Notizia tratta da: lastampa

L’immagine notturna del balcone di palazzo Chigi occupato dai ministri grillini esultanti ha fatto il giro del mondo. Se possibile, impressiona gli operatori finanziari e le cancellerie europee più dei decimali di deficit. Non è solo la rivendicazione da guerriglia di uno sfondamento, ma l’annuncio di una tecnica di sfondamento.

Scatenati i giornali tedeschi. “L’Italia è di nuovo candidata a ballare, lo status spazzatura non è più lontano”, scrive Handelsblatt. La Süddeutsche Zeitung paragona la manovra a “un menu di costose ghiottonerie”. Lo Spiegel parla di “orgia di spesa”. Il francese Les Echos scrive che “l’Italia è diventata il principale elemento di preoccupazione in Europa”. L’inglese Guardian parla di “Italy’s budget drama” e paventa “uno scontro con l’Ue”. Il New York Times racconta la “zuffa” nella trattativa che ha portato a una “manovra da brividi”.

I mercati avevano messo in conto un Def con il deficit significativamente più alto dello 0,9% risultante dagli impegni del governo Gentiloni, ma comunque sotto la soglia psicologica del 2%. Il che, con l’aumento dell’inflazione, avrebbe comunque garantito un debito sotto controllo. Dopo i roboanti annunci di agosto e l’allarme di Mario Draghi, le più recenti dichiarazioni del leader leghista Matteo Salvini erano parse concilianti. La rete di sicurezza formata dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti a Palazzo Chigi e dal ministro dell’Economia Giovanni Tria sotto la supervisione del Quirinale sembrava tenere.

Lo scenario è mutato nell’ultima settimana. Il compromesso che Tria e Giorgetti avevano disegnato prevedeva un intervento significativo ma controllato sulle pensioni, uno modesto sulle tasse per i lavoratori autonomi e sul reddito di cittadinanza. Penalizzato nei sondaggi e pressato dal suo movimento che temeva una nuova sconfitta tattica a beneficio dell’alleato, il capo politico del M5S, Luigi Di Maio, ha alzato la posta. Ha rifiutato la versione minimalista del Def, attaccato frontalmente il ministro dell’Economia e minacciato la crisi di governo. L’annuncio del presidente francese Emmanuel Macron di portare il deficit al 2,8% del Pil, anche se solo temporaneamente e in condizioni diverse, ha offerto il destro per il rilancio.

Decisivo è stato il sostegno di Salvini. Il piano iniziale prevedeva un atteggiamento prudente nella stesura del Def e una manovra più aggressiva in Parlamento, dove la Lega ha collocato due economisti “no euro”, Claudio Borghi e Alberto Bagnai (la loro elezione, tre mesi fa, aveva determinato un allargamento dello spread tra Btp e Bund e un peggioramento dei titoli bancari). Non a caso lo stesso Draghi, parlando un mese fa dei “danni” provocati dalle parole degli esponenti del governo, aveva definito la discussione parlamentare “un momento importante e delicato” quanto la presentazione del testo della manovra. L’accelerazione degli ultimi giorni ha cambiato il quadro.

Salvini ha stretto un patto di ferro con il M5S, all’insegna della guerra permanente ai tecnici e ai mediatori (anche interni al governo), nonché all’Europa.

Tria è rimasto isolato, si è dovuto rimangiare impegni e giuramenti, ha ceduto su tutti i fronti. Anche Giorgetti ha perso. Il suo ruolo di segretario del Consiglio dei ministri, con un ruolo notarile, lo ha costretto a partecipare a una seduta e a verbalizzare l’approvazione di un documento frutto di un accordo passato sulla sua testa. Depotenziato in un colpo il ruolo di “eminenza grigia” del governo. Anche la posizione del ministro degli Esteri, l’europeista Enzo Moavero Milanesi, è indebolita.

Oltre all’aumento dello spread e del rendimento dei titoli di Stato, gli analisti vedono con particolare preoccupazione tre segnali. Primo: non c’è contagio. Come Draghi aveva già notato, la crisi è tutta e solo italiana. Pessima notizia. Secondo: i più colpiti sono i titoli bancari. A differenza del 2011, le banche italiane sono molto più esposte sul debito pubblico. E le nuove regole europee impongono una svalutazione dei titoli di Stato, quando i tassi di interesse salgono. Non potendo accedere ad aumenti di capitale, le banche saranno costrette a restrizioni di credito nei confronti di famiglie e imprese. Inevitabile la sofferenza in Borsa.

Ma è il terzo segnale – il balcone – a fare più impressione. Dopo la notte dei pugni alzati e delle dita divaricate, tutto può succedere. Ogni freno è saltato. A parte il fatto che il Def annuncia deficit allo stesso livello per tre anni, nessuno scommette che il 2,4% resterà tale. Vuoi che il Parlamento non aggiunga spese e spese, con un ministero dell’Economia annichilito? E chi può garantire che i 13 miliardi di coperture (imprecisati risparmi di spesa, fumosa e sopravvalutata pace fiscale) non siano scritti sulla sabbia? Ormai vale tutto nel festival della spesa corrente, perché degli investimenti si sa poco o nulla.

Ora comincia l’attesa del downgrading delle agenzie di rating e della bocciatura della Commissione Ue. Inevitabili entrambi, non spaventano il governo gialloverde. Anzi paiono quasi auspicati, per proseguire nella narrazione anti sistema che accomuna Lega e M5S nella campagna elettorale permanente verso le elezioni europee.

Giuseppe Salvaggiulo

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