Giovani, svegliatevi: Lega e Cinque Stelle vi hanno riempito di debiti per annaffiare di soldi gli anziani

Giovani, svegliatevi: Lega e Cinque Stelle vi hanno riempito di debiti per annaffiare di soldi gli anziani

Notizia tratta da: linkiesta

No, non ce ne frega nulla (o quasi) del deficit al 2,4% del Pil. Non ce ne frega nulla (o quasi) nemmeno delle reazioni dei mercati, dello spread, del più che probabile declassamento del debito pubblico italiano. Non ce ne frega nulla (o quasi) perché la cosa grave di questa nota di aggiornamento al documento di economia e finanza è non sono i numeretti che ci sono fuori, ma quel che c’è dentro. Perché se ci avessero detto che avrebbero speso 40 miliardi di euro per rifare tutte le scuole d’Italia, per finanziare la ricerca pubblica e il trasferimento tecnologico, per sistemare strade e ponti, per attivare un processo di riqualificazione energetica di tutti gli edifici che hanno più di trent’anni, per rendere gratuiti gli asili nido, per aumentare i fondi e gli sgravi fiscali a disposizione delle famiglie che decidono di fare figli, o anche solo per qualcuna di queste cose, non avremmo avuto nulla da dire.

Che si sforassero, i parametri. Che reagissero, i mercati. Che andasse dove vuole, lo spread. Avremmo avuto un Paese più moderno e più equo, proiettato al futuro, desideroso di colmare i propri divari col resto d’Europa, intenzionato a investire nella cultura dei suoi cittadini, a trattenere i suoi giovani, a riqualificare la propria economia, a prendersi cura della sua bellezza e della sicurezza dei suoi cittadini, a includere le donne nel mercato del lavoro, a riempire le sue culle vuote. 40 miliardi di investimenti in un Italia che non investe più su se stessa da dieci anni almeno.

Con tutta la benevolenza possibile, raramente abbiamo visto una scelta di politica economica tanto miope e autolesionista, figlia unicamente della necessità di ripagare il proprio bacino elettorale, perlomeno quello che con più frequenza e fedeltà si reca alle urne. E sinceramente un po’ ci speriamo che questo gigantesco spreco finisca per svegliare quel corpo sociale morto che sono i giovani italiani, che hanno subito la loro ennesima presa in giro, per di più da due partiti che avevano votato in massa
E invece no. Abbiamo sfidato l’Unione Europea, i mercati, lo spread per tenere l’Iva lì dov’è, per far andare 400mila persone in pensione subito attraverso un principio, quota 100, che durerà lo spazio di una legislatura prima di esploderci in mano, per dar loro un po’ di soldi in più con la cosiddetta pensione di cittadinanza, per abbassare le tasse ai professionisti e per fare uno sconto a chi, negli scorsi anni, non aveva pagato le tasse, lasciando un paio di miliardi di briciole alla sistemazione dei centri per l’impiego, cosa che in Germania ne costò 11, a suo tempo. In ogni caso, conti della serva alla mano, 38 miliardi a 2, di cui 27 a debito, messi in conto alle generazioni future. Saremo incontentabili benaltristi, ma lo vediamo solo noi che è tutto sbagliato? Che ci siamo giocati l’occasione di cambiare il Paese, per renderlo ancora più uguale a com’è e non dovrebbe essere: un posto abitato da anziani, a misura di anziani.

Con tutta la benevolenza possibile, raramente abbiamo visto una scelta di politica economica tanto miope e autolesionista, figlia unicamente della necessità di ripagare il proprio bacino elettorale, perlomeno quello che con più frequenza e fedeltà si reca alle urne. E sinceramente un po’ ci speriamo che questo gigantesco spreco finisca per svegliare quel corpo sociale morto che sono i giovani italiani, che hanno subito la loro ennesima presa in giro, per di più da due partiti che avevano votato in massa. E vorremmo che qualcuno chiedesse a Salvini dov’è la grande emergenza delle culle vuote, e a Di Maio dove sono gli asili nido gratis, e a entrambi dove sia la scuola e dove la ricerca, che in quattro mesi di governo sono state a fatica nominate. E vorremmo che le opposizioni, già che ci sono, prendessero il coraggio a quattro mani per dare battaglia senza quartiere a questo disastro. Lasciando perdere il deficit, i mercati e lo spread e cominciando a occuparsi di politica, di politiche. Sarebbe già qualcosa, in questa notte buia come la pece.

Francesco Cancellato

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