Debiti con il fisco e con i dipendenti, scoppia il caso dell’azienda Di Battista

Debiti con il fisco e con i dipendenti, scoppia il caso dell’azienda Di Battista

Notizia tratta da: lastampa

L’imbarazzo della famiglia Di Battista è palpabile. Il quotidiano «il Giornale» ha scoperto che la piccola azienda di famiglia è in grave arretrato con i pagamenti. È in debito di 53 mila euro verso i dipendenti, 151 mila con le banche, 135 mila con i fornitori, 60 mila con il fisco, pur avendo in cassa 116 mila euro in titoli bancari della «Carivit». E il Dibba reagisce tra il rassegnato («Ebbene sì, la nostra azienda va avanti con enormi difficoltà. Mio padre, ad oltre 70 anni, lavora come un matto. Il carico fiscale è enorme. L’azienda ha avuto difficoltà a pagare puntualmente i 3 dipendenti, tra cui mia sorella») e il rabbioso («Se provocate mi tocca tornare ad Arcore sotto la villa del vostro padrone. Stavolta però per leggere dei pezzi della sentenza sulla trattativa Stato-mafia. L’avete voluto voi evidentemente»). Nasce così un nuovo caso che tocca un leader politico e la piccola azienda di famiglia. Anche alla Di.Bi.Tec srl, infatti, le cose non vanno benissimo. Colpa della crisi. La società produce manufatti in ceramica e prodotti igienico-sanitari (wc), ed è stata costituita nel 2001 da Vittorio Di Battista, il sanguigno babbo, e dai due figlioli. I numeri scoperti da «il Giornale» però non sono smentibili. «A questo punto – insorge Di Battista, rivolto al giornale di centrodestra – gli consiglio di fare altre decine di migliaia di visure camerali ad altrettante imprese per scoprire la situazione delle piccole imprese italiane. E gli consiglio di sbattere in prima pagina tutto ciò che scopriranno».

Se il babbo Di Battista se la cava con una battuta («Oggi sono in vena di filastrocche e rammentando, come diceva Renato Rascel, che è arrivata la bufera ed è arrivato il temporale, esorto gli amici, i conoscenti ed i segugi al soldo, di leggere, se ne sono capaci, i bilanci») è però la reazione del figlio a trasformarsi in un caso nel caso. Matteo Renzi, per dire, ci salta sopra e attacca la Rai «grillinizzata» per aver nascosto lo scoop del quotidiano berlusconiano: «Spero – dice perfido Renzi – che la notizia sia falsa e che Di Battista possa procedere per diffamazione contro “il Giornale”. Ove ciò non fosse, sono sicuro che “Il Fatto Quotidiano” dedicherà molto spazio a questa vicenda». La replica di Alessandro Di Battista è furiosa: «Caro Matteo, so che ti brucia ancora che uno come me, senza guru della comunicazione, senza tv dalla sua parte, solo con un motorino, ti ha fatto il “culo” al referendum costituzionale».

Resta il fatto che è una giornata tutta negativa per la famiglia Di Battista. E i dem non si frenano. «In casa Di Battista oltre ad esserci fieri fascisti ci sono anche cattivi pagatori. Questi sarebbero quelli bravi che vogliono farci la morale», scrive la senatrice Valeria Valente. «Essere passato da colui che fa la morale a tutti – incalza Michele Anzaldi – al socio di un’azienda che deve soldi a dipendenti, fornitori e fisco deve averlo innervosito talmente tanto che Di Battista passa agli insulti, la parte che gli riesce meglio. Ma in sostanza conferma».

Francesco Grignetti

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