Aiello: “È necessario che la politica cambi passo per dare inizio a una nuova gestione pubblica dell’acqua”

Aiello: “È necessario che la politica cambi passo per dare inizio a una nuova gestione pubblica dell’acqua”

di Pasquale Aiello

Il ‘diritto all’acqua’ è stato sancito da una risoluzione dell’ONU nel 2010 e rappresenta un rafforzamento del ‘diritto alla vita’ promulgato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo nel 1948, e come tale va difeso e tutelato. L’acqua potabile, buona per bere e per l’igiene umana, oltre ad essere un diritto di ogni uomo, riguarda soprattutto la dignità della persona. Essa rappresenta un bene comune di tutta l’umanità, un bene intoccabile, universale e fondamentale che appartiene a tutti, un bene pubblico che deve essere amministrato con la partecipazione delle popolazioni del territorio.

Sono passati quasi 8 anni dallo straordinario successo al referendum del 12 e 13 giugno 2011 sull’acqua, e se le leggi dello stato vanno rispettate, non di meno deve esserla quella scritta dai cittadini italiani con l’esito di quella consultazione che ha abrogato il tornaconto economico sull’acqua stessa e l’obbligo di privatizzarne la gestione, stabilendo che essa è un bene comune, un diritto inalienabile che niente e nessuno può trascurare o addirittura ignorare. Le regioni e gli enti locali non sono obbligati a far gestire questo bene così prezioso agli ‘sciacalli del profitto’ per poi farcelo pagare e con prezzi stratosferici. Se si organizzasse l’intero sistema idrico, i più piccoli magari riuniti in consorzio, potrebbero garantire ai propri cittadini un accesso alla risorsa, popolare e sostenibile, se non addirittura gratuito. La politica deve riappropriarsi del suo ruolo di servizio per il bene pubblico, ispirandosi a una condotta di sviluppo di tutto il bene comune. Le grandi società multinazionali stanno imponendo le loro logiche affaristiche, mettendo le mani sull’acqua ovunque nel mondo e in molti paesi europei, i governi stanno subendo grosse e pesanti manovre di lobbying affinchè la dichiarino privatizzabile.

Purtroppo, bisogna anche ammettere che ancora si è poco sensibili su questa tematica, e ciò non ci permette di coglierne l’importanza essenziale e vitale, portandoci anche a sprecarla e fare un uso scorretto e smodato. Il modello neoliberista che favorisce la mercificazione dei beni e delle attività umane sostenendo più in generale il sistema capitalista, ha generato una gigantesca disuguaglianza per quanto riguarda l’accesso. E’ giusto che al più presto si prenda in seria considerazione la via indicata dagli italiani con la importante vittoria dei referendum.

E’ necessario che la politica cambi passo e determini un percorso per dare inizio a una nuova gestione pubblica dell’acqua, capace di garantire il diritto di accesso a questa importantissima risorsa, la condivisione attiva dei Comuni, le politiche di adeguamento ai cambiamenti climatici e la tutela di ciò che ormai è diventato un elemento indispensabile di sopravvivenza. Questa è una battaglia che non si può perdere, con tutte le forze bisogna lottare per vincerla, altrimenti le nuove generazioni rischiano di ereditare una situazione a dir poco disastrosa per cui andranno incontro ad un futuro pesantissimo. L’acqua è un diritto umano assoluto e inalienabile che può essere garantito solo con una gestione collettiva e partecipata. Se un giorno si riuscirà a concepire l’idea di universalità dei diritti, che ancora in molte aree del mondo sono negati, e ad essa integrare l’essenzialità e la centralità del lavoro, di un nuovo Stato sociale e tutto ciò che può essere bene comune, si potrà finalmente pensare a un modello produttivo e sociale veramente alternativo.

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