Brevi considerazioni sull’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega

Brevi considerazioni sull’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega

Mi permetto di fare qualche breve considerazione in merito alla vicenda del carabiniere ucciso qualche giorno fa.

1) Chi commette un omicidio si rende colpevole di un reato gravissimo e, per questo, va punito secondo le leggi di uno Stato civile e democratico, quale l’Italia si pregia di essere.

2) Il carabiniere ucciso merita profondo rispetto in quanto essere umano, in quanto rappresentante dello Stato che stava svolgendo le proprie funzioni, in quanto giovane privato della vita; così come rispetto e giustizia (intesa come ricerca della verità e condanna dei colpevoli) meritano i suoi familiari.

3) Nei concetti di rispetto e giustizia di cui al precedente punto deve essere compresa anche la serietà dei giudizi e delle analisi. A tal proposito, non è stato né serio né costruttivo strumentalizzare la vicenda (come inizialmente si è tentato di fare) diffondendo la falsa notizia secondo cui gli autori dell’omicidio fossero due nordafricani datisi alla fuga. Il tutto, al fine di alimentare l’odio nei confronti dei “migranti pericolosi e cattivi”, facendo così diventare un giovane carabiniere ucciso carne da macello per alimentare la propaganda del terrore e dell’odio.
Tutto questo è squallido, triste e certamente non rispettoso della memoria della vittima e del dolore della sua famiglia.

4) Molto si è discusso a proposito della foto in cui si vede il ragazzo indagato per l’omicidio legato e bendato mentre viene interrogato dai carabinieri.
Deve essere chiaro che legare e bendare un individuo (anche un sospettato di reato, ovviamente) è una ingiustificabile forma di violenza contro la persona che non trova alcuna giustificazione nel nostro ordinamento, il quale anzi punisce simili atti. Chi ricorda ciò non offende la vittima, né è troppo comprensivo nei confronti dell’autore del reato. Al contrario: ribadire le garanzie costituzionali e normative significa stare dalla parte della giustizia, della legge e, quindi, delle Forze dell’Ordine che la devono far rispettare.

Le garanzie previste in uno Stato di diritto non possono in nessun caso essere barattate con il desiderio di vendetta, e chi ha il monopolio legale dell’uso della forza non può abusarne in alcun modo.
L’articolo 13 della nostra Costituzione fa di questi princìpi l’argine invalicabile posto a tutela delle persone sottoposte a restrizione della libertà.

Si consideri altresì che uno Stato che vuole far rispettare le proprie leggi ed essere forte e credibile anche nei confronti di chi è sospettato di averle violate, deve osservarle per primo. Se non si comprende questo, o se lo si dimentica, si apre la via ai processi sommari in cui vince la “legge del taglione”.

5) Per le ragioni di cui al punto 4, nessun ministro della Repubblica, a prescindere dalla propria personale opinione, può offrire sostegno pubblico a chi lega e benda un sospettato durante l’interrogatorio, in quanto si tratta di condotte contrarie ai princìpi di quella Costituzione su cui ogni ministro presta giuramento.
Se legittimati dai rappresentanti delle istituzioni, comportamenti di questo tipo possono portare alla pericolosa convinzione che sia giusto ricorrere a un uso arbitrario e incontrollato della violenza.

CATEGORIES
TAGS
Share This