Antonio Trifoli: il sindaco di Riace che non conosce la storia di Riace

Antonio Trifoli: il sindaco di Riace che non conosce la storia di Riace

Le tendenze infantil-autoritarie della giunta leghista di Riace sono ormai note. Il boicottaggio che hanno messo in atto nei confronti della stampa critica, come Ciavula.it, è degna dei peggiori regimi dittatoriali.

Il sindaco abusivo di Riace, Antonio Trifoli, invia i suoi comunicati stampa solo alla stampa ritenuta “amica”, ignorando tutti quei giornali (e non sono pochi) che hanno espresso critiche e riserve alla peggiore amministrazione comunale che si ricordi a Riace a memoria d’uomo.

Nell’ultimo ridicolo comunicato col quale il sindaco che dice di non essere leghista mentre se la fa coi leghisti annuncia il suo benvenuto a Matteo Salvini, leader della Lega già Lega Nord (partito antimeridionale e che per decenni ha offesso i “terroni”), Trifoli ha avuto la sfacciataggine di scrivere che “Per la prima volta nella storia della nostra comunità, la politica nazionale si affaccia a conoscere personalmente il nostro splendido borgo”.

Forse Trifoli ha vissuto su Marte negli ultimi venti anni e di nuovo rivela la sua inadeguatezza a ricoprire l’incarico di sindaco di un paese che invece la politica nazionale conosce molto bene e non di certo grazie a lui.

Trifoli si esalta per la visita a Riace del leader del partito che fa gli interessi del nord, e che tra l’altro viene a chiedere voti in campagna elettorale per le elezioni regionali, ma negli anni in cui Domenico Lucano è stato sindaco Riace è stata visitata da chi ricopriva alti incarichi istituzionali. Ricordiamo la visita dell’allora ministro del lavoro Paolo Ferrero, quella dell’allora ministro Kyenge, quella della Presidente della Camera Laura Boldrini oltre che le visite di innumerevoli leader politici, parlamentari ed europarlamentari come Vittorio Agnoletto.

Trifoli non conosce nemmeno la storia recente del suo paese, ma nonostante tutto invece di dimettersi si tiene stretta una poltrona che non gli spetta secondo la Prefettura di Reggio Calabria, secondo il Ministero dell’Interno e secondo il Tribunale di Locri. Ma lui domani indosserà lo stesso la fascia tricolore, in barba alle istituzioni politiche e giudiziarie del nostro Paese, per dare il benvenuto al leader del partito che ha rubato 49 milioni di euro a tutti noi.

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