Il rinculo della sazietà

Il rinculo della sazietà

Ciccio Nostradamus leggeva le cose della vita come comunemente si legge l’oroscopo. Volgarmente attratto dalla possibilità di attirare a sé l’attenzione dell’oggetto della lettura, tralasciava in ogni momento l’ipotesi che le cose potessero essere a lui estranee, a lui distanti, a lui non necessarie.

I lumi delle candele accese ai piedi dell’altare del suo ego, erano l’ergonomica rappresentazione scomoda della sua presenza in questo tempo, in questo modo. E l’invasione di zombie era già formalmente in atto: centinaia di migliaia di persone che esclamano “Muoio!” e dopo qualche minuto te le ritrovi ancora lì, apparentemente tumefatte ma incredibilmente in forma, pronte a nutrirsi di stronzate a chili. Li invito a pranzo. Facciamo da me? Non esistono case disabitate, in culo all’ufficio del catasto. Detesto il devasto che tra la polvere delle scartoffie si è palesato in tutta la sua chiarezza. Apprezzo il tono con il quale mi sono dedicato al mutismo: sei mesi, sei giorni e sei ore di ascolto.

L’irrisolto, il maltolto ed il mio io disinvolto hanno capovolto le ragioni della mia presenza: dichiaro aperta la seduta. In prima battuta mi hanno chiesto i documenti. Mi hanno chiesto di spogliarmi. Mi hanno chiesto di girarmi, di abbassarmi. Vale anche per te: per rifarci di tutto quello che abbiamo ascoltato serve svuotare il contenitore e ripulirlo. Come quando lavoravo in fabbrica e trasformavamo la plastica e per passare da un prodotto all’altro, da un colore all’altro, e per evitare di inquinare la produzione successiva diventava fondamentale prestare tutta l’attenzione della quale eravamo capaci alla pulizia del miscelatore. Un hotel a ore con il mio nome e cognome sulla lista delle prenotazioni. Ogni giorno una stanza diversa. Ogni giorno cambiano la biancheria. Meticolosamente si impossessano delle stanze, le riassettano. Il cliente ha sempre ragionevolmente in testa la soluzione migliore ma non gli compete. Completo il concetto rubando le parole a quelli bravi: “Critico è colui che dice di conoscere la strada, ma non sa guidare”. Mi guardo alle spalle, le mille e una notte che ho passato senza cuscini delimitano i confini tra ciò che è stato e ciò che l’ideale dovrebbe prevedere per ogni viandante. Ma tante volte le cose non stanno in piedi, si accasciano, ti lasciano l’amaro in bocca e tocca darsi da fare per levarsi quel saporaccio di approssimazione. Dovremmo sempre fare in modo che la prossima volta sia sempre la prima volta. È la verginità che si chiede e non si è in grado di accettare. E se non lo meritassimo? Che si rifletta o meno su certi argomenti ci tocca ammettere che siamo fatti per usare le cose in un mondo in cui le cose usano noi. Come puoi pensare di star bene se ti impongono qualcosa a te innaturale?

Ecco che torna l’orda di zombie. Mordono l’ossigeno senza averne realmente bisogno. Senza vergogna puntano sulla costanza, ha già pagato bene in passato. Gli zombie imparano. Gli zombie insegnano. Genuflessi alle infinite possibilità che lo spettro d’azione della conoscenza impiatta al banchetto di benvenuto, non distinguono più i sapori. Ecco perchè i migliori se ne vanno. Cosa ne sanno quelli che si dicono di razza e poi tornano? Come puoi pretendere che sia credibile riporre nell’eterno riposo, splendente di luce perpetua, le speranze di un buon sonno? La milizia ignota degli eponomi si schiera a difesa dell’invasione. Il buio favorisce le mosse per il posizionamento delle truppe che risponderanno ai non morti con ciò che resta del ricordo di una vita che è valso la pensa vivere. Siamo nell’ambito della presunzione e gli innocenti si sono estinti, grondanti sangue fresco, tra le fauci dei dinosauri. Il ricordo corrotto del condono perdona i miei vizi di forma. Entro in campo con decisione, ne falcio un paio per prendere le misure con la fine dei giochi. Inizio a capire che non ci sono le condizioni per interventi divini che possano cambiare il destino di uno scontro a perdere. I salvatori di anime sono dei millantatori dal vezzo collezionista capace di farti invaghire dall’idea che tutto possa essere. E se tutto può essere niente ci è precluso. E se niente ci è precluso l’armatura è una cazzata. La cultura è una cazzata. La vita è una cazzata. La morte è cazzata. La lotta è una cazzata. Ci sei dentro anche tu.

Ora devi continuare a leggere per sempre anche quando queste lettere smetteranno di avere senso. Continuare a leggere per sempre anche quando queste lettere smetteranno di avere senso. Continuare a leggere per sempre, fino alla nausea, anche quando queste lettere smetteranno di avere senso. Continuare a leggere per sempre anche quando queste lettere smetteranno di avere senso. Continuare a leggere per sempre anche quando queste lettere smetteranno di avere senso. Continuare a leggere per sempre anche quando queste lettere smetteranno di avere senso. Continuare a leggere per sempre, fino alla nausea, anche quando queste lettere smetteranno di avere senso. Continuare a leggere per sempre anche quando queste lettere smetteranno di avere senso. Mangia e non dire niente. Leggi e non dire niente. Saziati e non saziarti mai. Sii famelico e non fare cazzate, caro il mio eponimo. O lo capiranno tutti che stai con gli zombie. L’ho detto. Rileggi

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