“Caulonia al tempo dei nonni”: L’alimentazione

“Caulonia al tempo dei nonni”: L’alimentazione

Quello dell’alimentazione è da sempre un aspetto importante per ogni generazione in qualsiasi luogo.
Di seguito vedremo le abitudini alimentari a Caulonia al… “tempo dei nonni”.


Nell’immediato dopoguerra, molte persone soffrivano la fame. All’epoca, tra l’altro, le famiglie erano spesso numerose, per cui il poco cibo a disposizione andava razionato e suddiviso tra tutti i componenti. Per questa ragione, quasi sempre grandi e piccini dovevano lavorare per contribuire al fabbisogno familiare.
Ogni attività aveva la propria utilità: dalla mungitura degli animali gregge si otteneva il latte con cui si producevano i formaggi; dal grano ricavato dal lavoro nei campi si ottenevano il pane, i biscotti, la pasta; e così via.
In estate si mangiavano molti pomodori (immancabile era il cosiddetto “pomodoro e insalata”), ma anche more di rovo e corbezzoli. Inoltre, non mancavano mai i peperoni, le patate, le olive e il formaggio. I fichi rappresentavano una prelibatezza, venivano tenuti appesi al soffitto per mezzo della “cannizza”, una stuoia costituita da canne.


In inverno persino la neve era utilizzata in cucina: veniva raccolta, messa in una ciotola, spruzzata con il vino cotto e infine zuccherata. Buona e pronta per essere mangiata!
Il carnevale si attendeva con ansia, perché era il periodo dell’anno in cui veniva macellato il maiale e finalmente si poteva mangiare carne in quantità. Un grande momento di festa!
Del maiale non si buttava niente: qualsiasi parte veniva lavorata con cura in modo da poterla conservare a lungo.


In quel periodo, i dolci più diffusi erano “i nguti” e “i pitti i San Martinu”, che ancora oggi fanno parte della tradizione cauloniese: le prime, tipiche del periodo pasquale, sono costituite da un morbido biscotto con uovo sodo al centro; le seconde, preparate invece in prossimità del Natale, sono a base di frutta secca. Anche i liquori venivano spesso realizzati in casa. Tra questi, quello chiamato “cerasi nto spiritu” (ciliegie nell’alcol) era considerato un lusso e preparato in occasione di ricorrenze importanti.
In generale, si trattava di un’alimentazione saporita e genuina, basata principalmente sui prodotti ottenuti e curati grazie al proprio lavoro in casa e nei campi.

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