Caulonia: Cristiano Fantò scrive alla redazione del Fatto Quotidiano

Caulonia: Cristiano Fantò scrive alla redazione del Fatto Quotidiano

Gent.mo Direttore,

Mi presento: sono Cristiano Maria Fantò, un giovane calabrese. Poiché amo scrivere e tenermi informato, leggo assiduamente il Fatto Quotidiano e seguo con vivo interesse la trasmissione Accordi e Disaccordi.

Con la presente, intendo portare all’attenzione un mortificante episodio accadutomi mentre cercavo di interagire con un’autorevole firma del Fatto nonché persona da me molto stimata, il Dott. Andrea Scanzi, sulla sua pagina Facebook.
Qualche giorno fa, infatti, mi sono imbattuto nell’ennesimo post in cui il Dott. Scanzi ostentava l’elevato numero di vendite del suo ultimo libro in un atto di ripetitiva autocelebrazione, scrivendo testualmente: “Trionfo!!! Incredibile. Semplicemente incredibile. Per la terze settimana di fila (su tre), il mio libro è terzo su Repubblica e La Stampa. Un trionfo pazzesco. Troppo felice. Ah: nel frattempo il libro di Renzi è già uscito dalla top ten nell’indifferenza più totale. Che volere più di così? Grazieeeeeeeeeeeee!!!”.
Sia ben chiaro: attraverso i propri canali social ognuno è libero di manifestare soddisfazione per i traguardi raggiunti nel modo che più ritiene opportuno; tuttavia, considero ugualmente sacra la libertà degli utenti di esprimere il proprio punto di vista, laddove ciò venga fatto in maniera civile ed educata.


Pertanto, nel leggere il post sopra riportato, mi permettevo di scrivere un commento nel quale, dopo essermi complimentato per il successo ottenuto, asserivo che trovo di poco gusto la competizione dal Dott. Scanzi spesso innescata con altri soggetti (chiunque essi siano). L’ho fatto agendo in assoluta buona fede e con onestà intellettuale, convinto che un uomo della sua levatura non abbia bisogno di screditare nessuno per fare emergere le proprie qualità. Al mio commento seguivano attacchi verbali da parte di altri utenti, ai quali rispondevo rivendicando il mio diritto ad esprimere un’opinione personale senza che questa diventasse una questione di tifo/fanatismo.


Con grande sorpresa, pochi minuti dopo mi accorgevo che quanto da me scritto non risultava più visibile e, cosa più grave e umiliante, ero stato “bannato” dalla pagina Facebook del Dott. Scanzi (probabilmente per mano del suo staff), non potendo quindi più seguirla o commentarne i contenuti.
Naturalmente, se ho deciso di rivolgermi alla redazione del Fatto Quotidiano riportando l’accaduto non è certo per via di uno sterile capriccio, né tantomeno perché le mie attività quotidiane non possano prescindere dalla costante presenza mediatica cui il Dottor Scanzi ci ha abituati. Si tratta di una più profonda e sostanziale questione di principio: ho sempre pensato che i social media rappresentino un importante strumento di interazione e confronto, purché i toni utilizzati siano rispettosi dell’altrui persona; chi, come il Dott. Scanzi, fa un uso assiduo e massiccio di tali mezzi (al punto da autodefinirsi “Webstar” su Facebook), dovrebbe accettare punti di vista diversi dal suo e, se necessario, anche delle critiche.

È un principio cardine della democrazia nonché espressione di quella libera manifestazione del pensiero che i personaggi pubblici, in virtù della responsabilità sociale derivante dal ruolo ricoperto, dovrebbero tutelare e garantire, anziché negarla con superficialità appena le idee altrui confliggono con l’immagine che essi vogliono dare di sé. A un giornalista, tra l’altro, tali concetti dovrebbero essere particolarmente cari.
A conferma di quanto sopra, ricordo che innumerevoli volte proprio il Dott. Scanzi ha mosso aspre e a mio avviso assolutamente condivisibili critiche nei confronti di alcuni personaggi politici per l’uso strumentale e fuorviante che gli stessi fanno dei propri canali social.


Anche per questa ragione, aver subìto la suddetta forma di censura neanche troppo velata, mi ha lasciato particolarmente perplesso e amareggiato: ritengo infatti che, aldilà delle parole espresse di fronte a una telecamera, la coerenza sia alla base della credibilità individuale. Non vorrei, pertanto, che il Dott. Scanzi sia talmente inebriato dalla fama di cui gode e desideroso di consensi da ricorrere agli stessi stratagemmi utilizzati dai soggetti che per anni ha criticato. Simili situazioni mi riportano alla mente un passaggio della celebre canzone La domenica delle Salme di Fabrizio De André: “… Auspicava democrazia con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni”.
Sarei fin troppo ottimista se sperassi in una qualsiasi forma di riscontro a questa mia lettera; sarebbe già tanto riuscire a produrre una riflessione sul tema. Temo però che dovrò accontentarmi della irrisoria soddisfazione offerta da uno sfogo figlio della delusione.

Distinti Saluti

Cristiano Maria Fantò

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