Il documentario di Muccino delude, non descrive la vera Calabria. Costato 1,7 milioni di euro

Il documentario di Muccino delude, non descrive la vera Calabria. Costato 1,7 milioni di euro

Di Pasquale Aiello

E’ stato presentato il “capolavoro”, lo spot commissionato dalla regione Calabria per promuoverne l’immagine dal titolo ‘Calabria, terra mia’ e pagato fior di quattrini. Un milione e settecentomila euro per sei minuti (due degli otto sono i titoli di coda) di un mini-docufilm che avrebbe dovuto affascinare i viaggiatori e farli innamorare della nostra terra, ma che invece si è rivelato il solito cliché di una pubblicità ormai ammuffita, mediocre e futile.

Se tutti quei soldi li avessero dati alle maestranze e agli intellettuali calabresi, attori, registi, antropologi e musicisti, di sicuro sarebbe venuto fuori qualcosa di più realistico e vero, sicuramente più attrattivo. Questo cortometraggio non comunica e non trasmette emozioni, è solo per le tasche di noti attori, registi e produttori. Si è dovuto ricorrere fin da subito a richiami sessuali, forse perché la Calabria non la si conosce, con la speranza di incollare lo spettatore sul video.

Non a caso, chi la Calabria invece la conosce, sa che è tutto finto e mellifluo, a tratti stucchevole. E’ un film-caricatura che viaggia sull’appagamento di aspirazioni primitive, sesso e cibo. Forse qualcuno, probabilmente avrà chiuso già alla scena della mano sulla coscia convinto che sarebbe stato superfluo andare oltre. Neanche un accenno alle diverse culture e contaminazioni di altri popoli, greci, bizantini, bruzi, normanni, angioini. Niente riferimenti al patrimonio storico e archeologico, a musei, siti di cultura e a tutti i beni culturali in genere.

E’ qualcosa costruito in modo alquanto banale e superficiale, un narrato alla ricerca del folclore, dell’aspetto pittoresco concentrato sulle colture degli agrumi calabresi, il mare, le piantagioni e la coltivazione della terra, realizzato solo per profitto e senza anima, uno spot all’insegna della ormai famosa coppola che contribuisce a consolidare una immagine convenzionale e di luoghi comuni senza mai parlare della Calabria che si impegna, opera e agisce, lotta contro la ndrangheta e il malaffare, la Calabria che soccorre, che accoglie e combatte contro le ingiustizie, la Calabria che, quotidianamente, affronta a muso duro una mentalità che da decenni la tiene schiava del bisogno.

La Calabria delle eccellenze in tanti settori e la Calabria di tutta quella gente, intellettuali e politici meridionalisti, che si sono spesi per il riscatto di questa terra. In sostanza, è un documentario che delude, non descrive la vera Calabria, equivale quasi a un inganno, perché non mette in risalto le reali potenzialità umane, intellettive e professionali. Il visitatore, è vero, vuole il mare, la spiaggia, l’aria buona, ma ha bisogno di apprezzare anche questa parte di società calabrese. Non bisogna essere per forza cinefili per capire che è un prodotto di qualità mediocre. Insomma, l’ennesimo sperpero di denaro pubblico. Questa terra merita molto di più.

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