Maradona: Tra lacrime e moralismo

Maradona: Tra lacrime e moralismo

Nell’ambito di una critica (anche legittima) per gli assembramenti fatti a Napoli dopo la morte di Maradona, il conduttore radiofonico Giuseppe Cruciani ha detto: “Non si può piangere un cocainomane”.
Parole a mio avviso gravi e umanamente aberranti.

Si può piangere chi, con la propria presenza, ci ha regalato emozioni.
Si può piangere chi è riuscito a farci sognare.
Si può piangere chi ci ha riempito di gioia il cuore.
Si può piangere chi ha lasciato indelebili tracce di bellezza nella nostra vita.
Si può piangere chi, in qualche modo, ci ha reso felici.
Si può piangere chi, per qualsiasi ragione, ci ha amati e abbiamo amato.
Ciò vale per chiunque, naturalmente.

Quello che non si può e non si deve fare, invece, è giudicare un essere umano per le proprie fragilità, per le proprie cadute, per il male che purtroppo ha fatto a sé stesso.
Quello che non si può e non si deve fare, invece, è predicare agli altri chi amare o per chi soffrire, soprattutto se tale valutazione si fonda su presunti criteri etico-morali di cui credo nessuno abbia il diritto di ritenersi detentore.

Tra le frasi di Maradona riprese in questi giorni, una mi ha particolarmente colpito: “Non ho mai voluto essere l’esempio di nessuno, perché penso che l’esempio di ognuno di noi debba essere la propria famiglia”.

Photo by Jack Hunter on Unsplash

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