Silenzio sulle istanze laiche: l’unica rivoluzione di Bergoglio ha un sapore di destra

Silenzio sulle istanze laiche: l’unica rivoluzione di Bergoglio ha un sapore di destra

notizia tratta da: Uaar

L’ultima copertina dell’Espresso è, una volta ancora, dedicata al papa e alla sua «rivoluzione che non si ferma». Una volta ancora, al netto della retorica, non si comprende quali sarebbero le sue mosse «rivoluzionarie». A quanto si legge, pare che si limitino alla creazione di nuovi porporati a lui fedeli, in piena continuità con un millennio di nomine cardinalizie. Anche Fabrizio d’Esposito del Fatto Quotidiano è sulla stessa lunghezza d’onda: Il papa continua la rivoluzione contro la Curia romana. Vien da pensare, se scrivono che «non si ferma» e «continua» senza precisare chi o cosa è stato finora rivoluzionato, che non siano pochi i lettori che – evidenze alla mano – cominciano a dubitare che una rivoluzione sia mai realmente cominciata.

se si parteggia per il papa confidando in questo obbiettivo sarebbe meglio tifare per il Dalai lama

È un fenomeno diffuso, quello di immischiarsi nelle dinamiche interne delle confessioni religiose. Per carità, anche noi preferiamo una chiesa laica a una chiesa clericale. Ma se si parteggia per il papa confidando in questo obbiettivo sarebbe meglio tifare per il Dalai lama, per quelle chiese protestanti che laiche lo sono già e, ancor di più, per l’Uaar. Perché Francesco non ha certo scopi del genere: sta al massimo cercando di mettere qualche pezza a un vestito ormai vecchio e logoro.

Ma niente, il tifo continua. Tanti politici e tanti giornalisti trasmettono quotidianamente un apprezzamento acritico del fenomeno-Bergoglio. Da una parte, enfatizzano le affermazioni notiziabili, quelle che quasi mai hanno un’essenza religiosa. Dall’altra, si autocensurano su ogni aspetto che potrebbe offuscare l’immagine del loro beniamino. Quando proprio è impossibile stare zitti, descrivono caricaturalmente i prelati con problemi con la giustizia come «nemici di Francesco». Anche se quasi sempre sono stati nominati proprio dal papa argentino.

Sono in qualche modo costretti a comportarsi così, perché essi stessi hanno creato e diffuso la fake news della rivoluzione. E dire che rivoluzione c’è già stata, ma nessuno ha voglia di darne notizia. Perché è costituita dall’inversione di marcia del mondo politico liberale, riformista e progressista, nonché dei mezzi di informazione che vi si riconoscono. Una trasformazione che ha dell’incredibile, per quanto è stata rapida. Eugenio Scalfari, uno che denunciava la Caccia al laico, ha realizzato imbarazzanti interviste inginocchiato al papa. Il Manifesto, che lanciava volantini contro il «pastore tedesco», ha pubblicato i discorsi di Bergoglio.

Chi appoggia le coraggiose manifestazioni delle donne polacche omette di aggiungere che stanno combattendo anche contro le ingerenze delle gerarchie cattoliche. Nicola Fratoianni, portavoce nazionale di Sinistra Italiana, giustamente attacca l’estremismo antiabortista della Lega, ma si guarda bene dall’attaccare anche la chiesa che lo fomenta. Compreso tra l’altro lo stesso pontefice, che qualche giorno fa ha ribadito che con l’aborto «si affitta un sicario» – ma è una notizia che potete trovare quasi soltanto su Avvenire. E non vogliamo dedicare un minuto di raccoglimento in memoria dell’entusiasmo con cui hanno accolto la bufala dell’apertura alle coppie gay?

Chissà quanto è proficuo sdraiarsi in questo modo sulla chiesa, in nome dell’apparente sintonia sui diritti economici. In fondo, noi che abbiamo un robustissimo archivio di post ricordiamo bene i “marxisti ratzingeriani”: e tra gli ammiratori di Benedetto XVI si segnalava anche Stefano Fassina. È ormai diverso tempo che la sinistra sembra soffermarsi soltanto sul pauperismo. Legittimo, ma quello cattolico ha duemila anni di storia alle spalle e include mezzo secolo di governo democristiano: passare da Marx a De Gasperi non è esattamente una bazzecola. Il pauperismo morirebbe, se si eliminasse la povertà: riesce però a incrementare al massimo il ricorso alla carità e alla sussidiarietà. L’auspicio di «un’economia giusta» (l’espressione ripresa anche dall’Espresso) non è mai diventato realtà, il corporativismo di Leone XIII invece sì – ma grazie al fascismo.

La laicità, da sempre assente in tv, non trova più spazi adeguati nemmeno in politica

Credono in Bergoglio perché ci vogliono ciecamente credere. Il risultato è che, se ci andrà bene, in questa legislatura avremo soltanto una legge contro l’omofobia, contro la quale i vescovi hanno peraltro alzato un muro. Ci tocca purtroppo prendere atto che tanta parte della politica, della cultura e dell’informazione, pur non condividendo il nazionalismo cristiano, abbraccia comunque il verbo vaticano e pone ormai in secondo piano (se non ancora più in basso) l’originaria aspirazione illuminista a un mondo laico. La laicità, da sempre assente in tv, non trova più spazi adeguati nemmeno in politica e nelle edicole, soppiantata dagli osanna al compagno Francesco. Concordato, otto per mille, ora di religione… tutti temi sui quali il silenzio è assordante.

Lo interrompono, per fortuna, qualche rivista, internet, il nostro impegno. E il fatto che, come ogni esaltazione, anche l’apologia del papa poggia su basi irrazionali, e quindi potenzialmente fragili. Forse prospera soltanto sull’assenza di alternative palesi. Tocca a noi cercare di renderle visibili a tutti.

Raffaele Carcano

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