Aiello sulla privatizzazione dell’acqua: “E’ un un bene comune dell’umanità che appartiene a tutti e va difeso e tutelato”

Aiello sulla privatizzazione dell’acqua: “E’ un un bene comune dell’umanità che appartiene a tutti e va difeso e tutelato”

E’ passato un decennio da quando, chiamato a esprimersi, il popolo italiano con un referendum ha deciso che l’acqua in Italia deve essere totalmente pubblica.

Se le leggi dello stato vanno rispettate, non di meno deve esserlo la volontà della stragrande maggioranza dei cittadini italiani che, con l’esito di quella consultazione stabilisce che l’acqua sia pubblica e che venga, così, abrogato il tornaconto economico sull’acqua stessa, confermando che essa è un bene comune, un diritto irrinunciabile che niente e nessuno può trascurare o addirittura ignorare.

Il ‘diritto all’acqua’ è stato sancito da una risoluzione dell’ONU nel 2010 e rappresenta un consolidamento del ‘diritto alla vita’ promulgato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo nel 1948, e come tale va difeso e tutelato.

L’acqua potabile, buona per bere e per l’igiene umana, oltre ad essere un diritto di ogni uomo, riguarda soprattutto la dignità della persona. Essa rappresenta un bene comune di tutta l’umanità, un bene intoccabile, universale e fondamentale che appartiene a tutti, un bene pubblico che deve essere amministrato con la partecipazione delle popolazioni del territorio.

Le regioni e gli enti locali non sono obbligati a far gestire questo bene così prezioso agli ‘sciacalli del profitto’ per poi farcelo pagare con prezzi eccessivi.

Se si rendesse legge quella consultazione popolare in proposito e si organizzasse l’intero sistema idrico regionale, si potrebbe garantire ai propri cittadini un accesso alla risorsa, democratica e sostenibile, se non addirittura gratuito.

Se nessun sindaco o nessun presidente di regione o comunque legislatore che sia, l’ha mai fatto, salvo qualche rara eccezione, è solo per una semplice questione di volontà e scelte politiche.

Le grandi società multinazionali stanno imponendo le loro logiche affaristiche, mettendo le mani sull’acqua ovunque nel mondo e l’incoraggiamento alla mercificazione da parte di un modello liberista, ha generato una immane disuguaglianza.

Purtroppo, d’altro canto, bisogna anche ammettere che ancora si è poco sensibili su questa tematica, e ciò non ci permette di coglierne l’importanza essenziale e vitale, portandoci anche a sprecare l’acqua e farne un uso scorretto e smodato.

E’ giusto che al più presto si prenda in seria considerazione la via indicata dagli italiani con l’importante vittoria dei referendum del 2011. E’ necessario che la politica cambi rotta e definisca un percorso per dare inizio a una responsabile gestione pubblica dell’acqua, capace di assicurare la provvista a tutti, senza per questo, dover essere tartassati e dissanguati per questa importantissima risorsa, indispensabile alla sopravvivenza.

L’acqua è un diritto umano assoluto e inalienabile che può essere garantito solo con una conduzione collettiva e partecipata. E’ una battaglia questa, che non si può perdere, bisogna lottare per vincerla.

Il rischio, altrimenti, è che le nuove generazioni possano ereditare una situazione a dir poco catastrofica per cui andrebbero incontro a un futuro pesantissimo. Bisogna concepire l’idea che esistono diritti universali inalienabili, l’acqua è uno di essi.

A questo è necessario integrare la centralità del lavoro, un nuovo Stato sociale e la salvaguardia di tutto ciò che può essere bene comune. Solo così è possibile tracciare il solco per una nuova civiltà fondata sui bisogni collettivi, l’equilibrio ecologico e un sistema che metta al centro le necessità dell’uomo e non più il profitto.

Pasquale Aiello

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