La Locri Persefoniana: Mannella e Abbadessa

La Locri Persefoniana: Mannella e Abbadessa

di Vincenzo Nadile

Sulla valenza etimologica e su come calarci all’interno del pensiero mistico e misterico greco persefoniano del tempio di Persefone di Locri Epizefiri, con i toponimi della Mannella e della Abbadessa. I due toponimi sono i nomi delle località dove sorge il tempio dedicato a Persefone intorno al VII secolo a. C. ad opera dei Locresi, presumo su una tradizione indigena anellenica preesistente, probabilmente non proprio in quel punto, come luogo sacro alla dea, ma comunque nella zona. Che ci fosse una tradizione culturale di origine orientale, forse tracia, e antecedente alla costruzione della città ionica, sembra attestarlo un coccio con il nome di Kubele, ossia Cibele, la Grande Madre orientale, il cui culto venne importato dai romani in Italia nel 204 a.C., al meno seicento anni dopo la costruzione di quella polis greca. Quel frammento venne trovato negli anni sessanta, se non sbaglio, sotto un muro caduto, appartenente forse al primo periodo della città. Ma io credo che il santuario dedicato a Persefone a Locri, sia sulla scia di una tradizione misterica indigena, e in sintonia con il culto di Demetra a Ipponion.

Quei due santuari credo siano l’espressione di una cultura religiosa antica, preellenica e anaria, diffusa su tutto quel territorio, a partire dal fiume Allaro, fino allo Stretto, e in cui i megaliti di Nardodipace(non dico tutti, ma almeno quelli riconosciuti dalla Soprintendenza, come “marcatamente artificiali” e risalenti al secondo millennio a. C.), giocano un ruolo importante, se non fondamentale, con gli insediamenti di Rugudi e Santo Niceto, a Motta san Giovanni, nel pensiero sacrale di quei popoli. Voglio iniziare da qui, parlando di Persefone e di suo figlio, ma anche dei suoi Piccoli Misteri. I due termini presi a caso, perché luoghi dove sorge il santuario a Locri, e località Còfino a Vibo Valentia, sulla collina, dove venne edificato quello dedicato a Demetra. Per adesso prendiamo in esame soltanto i primi due: Mannella e Abbadessa, il terzo lo affronterò più in là. Partendo da Mannella, vediamo che un composto di due termini, “mann-“ e “-lla”, i quali potrebbero derivare dalle due radici: man men, e laas, laos. Mi si accappona la pelle quando vedo e sento dire che Mannella(come scrivono in molti) “potrebbe derivare da un termine greco bizantino volgarizzato ammollithos, ammollis, e lithos”, dicono loro, i quali significano letteralmente “sabbia e pietra”. Questo per indicare i muri, forse dell’area sacra. Il fatto è però che i muri non sono fatti di mura di pietra sabbiosa, ma di pietra calcarea. Questi signori affermano ancora che Mannella significhi “pietra sabbiosa”, senza che le pietre di cinta siano di quella tipologia di pietra. Inoltre, verrebbe indicata quell’aria con un termine che risalirebbe al periodo bizantino, ma il tempio sarebbe stato costruito quasi mille anni prima. In tutto quel lasso di tempo, con la storia che ha avuto la polis greca italiota, non avrebbe prodotto un toponimo di quell’area considerata sacra, e con un dei santuari più importanti tra le citta greche del meridione d’Italia? quel luogo non avrebbe avuto un toponimo con cui essere indicato o forse non sarebbe arrivato fino a noi, perché si sarebbero perse le tracce prima, perché i greci bizantini avrebbero stravolto il significato di quei luoghi, quando ancora trasuda tutto di storia greca arcaica e classica, nemmeno ellenistica? Mi domando quale potrebbe essere stata l’attività dei greci bizantini in quei luoghi da poter far dimenticare il pensiero e il mondo greco che si costruì in quel territorio, oltre quello che avevano già fatto gli indigeni con la loro presenza e la loro storia ultra millenaria. Mah! Andiamo avanti. Mannella: radicale man, secondo il dizionario LM, di mainomai, che significa “infuriare, essere infuriati”, Homero. La pazzia è l’elemento che contraddistingue gli adepti alle dottrine dionisiache, nella storia della mitologia greca. Ino, la sorella di Semele, madre di Dioniso, tentò di far uccidere i figli della prima moglie del marito: Frisso ed Elle, i quali furono costretti a scappare sul vello d’oro in Colchide, ma la ragazza cadde in mare prima di arrivare. I suoi due figli, avuti con Atamante, furono uccisi uno dal marito, perché scambiato per un cervo, e l’altro da lei, prima, però immerso in un paiolo di acqua bollente, e poi buttato dalla rupe, e seguito dalla stessa madre. O il piccolo Iti, fatto a pezzi dalla madre e dato in pasto al padre. Come pure Penteo, fatto a pezzi dalle figlie e bollito come un vecchio ariete; Orfeo dalle Baccanti, al quale gli viene tagliata la testa. Tutte donne iniziate ai misteri, e impazzite. Soltanto Zagreo, il figlio di Persefone e di Zeus, non viene ucciso direttamente da donne in preda alla follia, perché ucciso dai Titani, ma a scatenare la violenza è l’invidia, altra forma di follia, scoppiata in Era, ch’è la moglie di Zeus, e mandante di quell’infanticidio divino. Man Men, “mese, era un modo di calcolare il mese, con la parte entrante i primi 15 giorni, e la parte uscente, i secondi quindici. Successivamente si è presa in considerazione la decade, e fu diviso in tre parti, invece di due. Ma il mese e i calcoli, hanno a che fare con le fasi lunari e i calendari lunari, difatti menas e mene, significano luna”. Ma la luna è da sempre indicata come Selene, incarnata in Semele, la figlia di Cadmo e madre di Dioniso. Maneis, “pazzo. Essere fuori di sé, a causa del vino; delirio bacchico. Esser fatto impazzire, esser invasato del dio. Mainomene elpis, folle di speranza, oracolo. Maiomai, “cercare. Ambire, bramare; e con l’accusativo, frugare, perquisire. Desiderare e attendere con ansioso desiderio”(etimo incerto, e questo è ravvisabile anche con la ripetizione della radice). Mene-laos, “affrontatore di uomini”. Menos, “potenza, forza, vigore, valore, coraggio, soffio vitale, sangue vitale. Furore, passione. Violentemente, furiosamente. Volontà, intenzione, proposito di uno”. Meno, “Ionico, rimanere, restare, tenere duro. Rimanere immutata di una fanciulla”, come era prima di un evento. Senza avvenuta metamorfosi. Mannos, collana, monile, collare. Manos, “raro, scarso”. Manteia, “profetare, con il dono della profezia; divinazione, oracolo”. Manias, “furioso, frenetico, folle”. La lettera “L”, per laas è una lettera che in greco ha il valore di 300 o 30 mila. Apro per un attimo un ragionamento, dicendo: noi sappiamo che le cronache antiche, ci dicono che l’esercito locrese che sconfisse quello crotoniate sulle rive della Sagra, nella famosa battaglia di cui parlano Giustino, Strabone, Livio e i testi della Suida, fosse composto di 30 mila soldati contro 120 mila di quello crotoniate. Su quella narrazione, molti sono i dubbi sul piano storico, ritenendo quelle fonti non veritiere, ma semplicemente il frutto di una esagerazione a carattere storico, a causa di un epos che si era venuto costruendo nel mondo pitagorico crotoniate e locrese, su un nocciolo duro di qualche piccolo scontro. A me sorge il dubbio che quella narrazione non sia il racconto di un epilogo di una battaglia tra eserciti sul campo, ma quello della conclusione, sul piano del confronto tra due filoni di pensiero, di cui uno sicuramente pitagorico, quello crotoniate a carattere iniziatico misterico e orfico, che affondava le radici anche nella tradizione indigena, valorizzato dalle teorie pitagoriche; l’altro da vedere. La simbologia per quelle popolazioni, era un modo di esprimere la dottrina o le dottrine nascoste, sia nella tradizione orfica ortodossa(esente dal pensiero pitagorico), che in quella dionisiaca ed eleusina. La comprensione di quel simbolismo, credo ci possa aiutare a capire molte di quelle tradizioni esoteriche, che gli antichi nascondevano ai non adepti, o non trascrivevano, separandole da quella essoterica, come affermava Platone, Plutarco ed altri, dicendo che la dottrina non scritta era sicuramente e di gran lunga migliore, di quella scritta. La lettera “L” nella tradizione ionica, sicuramente potrebbe essere una di queste simbologie, legate a questi aspetti. Non dimentichiamo che l’alfabeto greco proviene da quello fenicio( vicino a quello caldaico), nel tempo in cui essi avevano conquistato parte della Grecia, come ci raccontano Cadmo e Armonia con le loro nozze, il sostegno del primo a Zeus(durante l’assalto di Tifone al cielo e la conseguente sconfitta di quest’ultimo), la sua figlia Semele e la nascita di Dioniso. Coincidenza? Forse, ma non me la sento di escludere a priori. A volte, la “n”, davanti ad “l” diventa “l” raddoppiandosi. La parola greca laas, che nel nostro caso la troviamo come secondo termine del composto Mannella, e che quindi andrebbe associata alla radicale di questo toponimo importante, in cui sorgono i ruderi del tempio di Persefone a Locri, per la sua collocazione suffissale, con desinenza a, se declinato in diversi modi in greco, diventa las, laos, pietra. Però “laos, in ionico, leos, Att. leos, sarà popolo, sia al singolare che al plurale. Nell’Iliade, la gente, gli uomini dell’esercito, i soldati; anche esercito di terra, oltre che armata navale. Nell’Odissea, gente comune; gente delle navi, armata navale. Un popolo che ha un nome unitario”. Quindi, secondo la radice etimologica della “l”, serve ad indicare e a dare pienezza valoriale al concetto di esercito, sia terrestre che navale; popolo delle armi.

Abbadessa Baden avv., “passo dopo passo; a passo di marcia; a passo veloce; a piedi, marciando, per via di terra”. Badisis, “marcia, andatura”. Bathos, “profondità o lentezza, a seconda che si misuri dall’alto o dal basso. Metaforico, abisso, o abisso di mali”. Ma badessa ha ance il significato, nella tradizione religiosa cristiana, come quello di vestale, di donna iniziata al mondo religioso e alla tradizione, che equivale alle sacerdotesse dei culti misterici antichi, E’ la guida intesa come capo della comunità in questione, ossia responsabile, ma anche la guida spirituale, colei che dirige le funzioni religiose del gruppo di donne legate dal vincolo religioso. Badessa è colei che è a capo di quel gruppo religioso di donne che praticano determinati riti religiosi, così come le donne iniziate ai Piccoli o Grandi Misteri, nell’antica Grecia, ufficialmente fino a Teodosio e alla distruzione di Eleusi da parte dei Visigoti, in sintonia con i sacerdoti di Dioniso, che praticavano i riti religiosi della tragedia del ratto di Persefone, da parte di suo zio Ade. Badessa o Abbadessa, così lo contestualizza la Treccani: Badessa(ant. abbadéssa o abadéssa) s. f. lat. abatissa. Superiora di un monastero autonomo di monache (canonichesse con o senza i voti, clarisse, concezioniste). Fig.: fare la badessa, di donna o ragazza che si dà arie di superiorità; sembrare, parere una badessa, alta imponente, prosperosa. Riti che a mio avviso, nascosti dal sincretismo religioso cristiano, si celebrano ancora oggi ammantati e imbiancati da una patina bianca su cui si distende un velo leggero, tinto di azzurro. L’anima della Calabria, per quanto noi possiamo dire, affermare e ridire è pagana, e lo dimostrano le varie processioni ancora oggi, a partire da Scalea con le “ceste mistiche”, i riti dei “battianti” o la processione assordante di San Rocco a Gioiosa Ionica, i cui partecipanti, come moderni cureti, sfilano percuotendo il loro tamburo di “bronzo”, gridando Iacco, Iacco, in un delirio di sana e “divina follia”.

Tutto in queste poche parole, provenienti dal territorio dell’antica Locri Epizefiri, sembra essere legato ad un pensiero molto antico, fatto di sacerdotesse legate ad un pensiero religioso misterico e a un concetto di guerra, di eserciti che sfilano lungo una via fatta di dee, dei, e di forza possente e violenta della morte. E’ metafora, racconto divino che si tinge del vino della vita, per condurci a dio che vive la tragedia della morte, come liberazione del peso del soma, corpo, permettendo alla psichè anima, di ritornare a Dioniso-Zagreo, dopo la sua ricomposizione e ritorno dalla molteplicità alla singolarità dell’Uno, o è semplicemente racconto di una verità storica gonfiata? Credo che sia la prima, e quella presunta lotta avvenuta nel VI secolo sulle sponde dello Ionio italico, ci riserverà ancora grosse sorprese.

CATEGORIES
TAGS
Share This