Caracciolo (Riuniti Reggio Calabria): “Variante indiana pericolo serio”

Caracciolo (Riuniti Reggio Calabria): “Variante indiana pericolo serio”

La variante Indiana, nelle sue forme delta e delta plus, ha un tasso di
contagiosità fino al 60% maggiore rispetto alla variante alfa o cosiddetta variante inglese che in atto è la forma predominante in Italia. Ad oggi sono stati riscontrati focolai isolati di variante indiana rappresentando solo il 16% dei casi, ma si stima che già all’inizio del prossimo autunno la variante delta possa diventare la forma principale prendendo il sopravvento sulle altre forme di sars cov 2.

L’alta contagiosità, la sintomatologia che sembra simulare un forte raffreddore senza far perdere la percezione olfattiva, la rendono
sicuramente molto temibile.

Finora a Reggio Calabria sono stati evidenziati solo alcuni casi di variante inglese e per fortuna nessuno di variante delta. In questi ultimi giorni il padiglione covid del GOM si è praticamente svuotato ed in Terapia Intensiva vi sono solo due pazienti covid ricoverati. Dobbiamo sfruttare questo momento di allentamento per attrezzarci ad affrontare ancora meglio una eventuale nuova ondata autunnale.

Inghilterra ed Israele sono stati i paesi che hanno affrontato meglio,
con una campagna vaccinale massiccia, la seconda ondata pandemica e
sembrava avessero sconfitto il virus, ma nelle ultime settimane il numero dei contagi è rapidamente risalito fino a 15000 nuovi casi al giorno. È stato, quindi, evidenziato che una sola dose di vaccino non protegge in modo adeguato dalle varianti in atto circolanti e che è necessario completare il ciclo vaccinale per ottenere una buona protezione o quanto meno attenuare di molto la sintomatologia così da non rendere necessaria l’ospedalizzazione. In Calabria al 25 giugno il numero dei vaccinati con doppia dose sono solo di 467.321 per cui è indispensabile continuare con una rapida ed efficace campagna vaccinale.

Il tasso di contagiosità in Calabria è stato relativamente basso rispetto  a quello di molte altre regioni, tuttavia se ci fosse stata una sanità meglio strutturata ed efficace avrebbero potuto trovare maggiori e migliori risposte terapeutiche tutti quei pazienti affetti da patologie non covid correlate, basti pensare ai pazienti affetti da patologie oncologiche , cardiovascolari o croniche  che hanno avuto enormi difficoltà di accesso alle cure in quanto gli ospedali Hub calabresi, utilizzando le poche risorse sia  finanziarie che di personale sanitario, sono stati impegnati nella emergenza pandemica. Insistere fortemente sulla campagna vaccinale, sull’uso delle mascherine almeno al chiuso, mantenere le regole del distanziamento fisico, individuare rapidamente i pazienti fragili che possono evolvere verso l’ospedalizzazione e trattarli precocemente con gli anticorpi monoclonali, implementare i laboratori per il sequenziamento del genoma virale per identificare rapidamente le varianti e tracciare i contatti.

Qualche mese fa il Procuratore di Catanzaro dr Gratteri diceva che se la sanità calabrese funzionasse molti ospedali del nord dovrebbero chiudere. Dobbiamo pertanto difendere e pretendere il nostro diritto ad una  sanità che funzioni bene,  alla Calabria serve una gestione competente della sanità pubblica,  un potenziamento degli organici ed investimenti adeguati che tengano conto delle esigenze territoriali, garantendo tutte le prestazioni tempo dipendenti e per le  quali il paziente non può scegliere dove andare a curarsi ed inoltre  migliorare l’offerta sanitaria nel suo complesso  garantendo qualità ed efficacia nei percorsi organizzativi di cura in modo da essere attrattivi per determinare una drastica riduzione della migrazione sanitaria.  Lo ha dichiarato Massimo Caracciolo Primario della terapia intensiva postoperatoria degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria.

Klaus Davi

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