I talebani conquistano Kabul: E’ il fallimento americano più grande dai tempi del Vietnam

I talebani conquistano Kabul: E’ il fallimento americano più grande dai tempi del Vietnam

Sono arrivati a Kabul la mattina. In serata erano già dentro il palazzo presidenziale, pronti a dichiarare la nascita dell’Emirato islamico.

Hanno ripreso in mano il Paese senza alcuna resistenza, praticamente in due settimane: in rapida ritirata i contingenti stranieri e disertano le truppe afgane addestrate nell’arco di vent’anni, dopo una guerra che qualche fanatico di casa nostra aveva definito “libertà duratura”.

Il simbolo che eleggiamo qui da noi è il burqa imposto alle donne, mentre già arrestano le ragazze non sposate e la gente, inghiottita dal terrore, abbandona le automobili bloccate in infiniti ingorghi, per proseguire a piedi verso la frontiera.

La verità è che tutti, donne e uomini dell’Afghanistan, ora pagheranno sulla loro pelle la durissima interpretazione talebana della legge coranica e il più grande e vergognoso fallimento americano e dell’Alleanza atlantica dai tempi del Vietnam.

La fuga ingloriosa dopo vent’anni di propaganda, dopo vent’anni di nulla, nei quali le abbiamo raccontate solo a noi stessi le mirabolanti opere di ricostruzione civile, in quel Paese che non ha mai conosciuto pace, se non parentesi fra una guerra e l’altra.

Siamo davvero incapaci di dire la verità, di dire che la guerra porta solo guerra, ingiustizia, oppressione? L’abbiamo raccontata coi toni epici, sventolando i vessilli della democrazia, ma la verità è che all’Occidente non interessava la sorte di quel popolo, semmai i suoi 1750 miliardi di metri cubi di riserve di gas naturale.

Solo questo, sul piano geopolitico, interessava quando la mano statunitense ha armato i Taliban contro l’Unione Sovietica. E questo era, in fin dei conti, il principale interesse a ottobre del 2001, mascherato dalla foglia di fico della lotta al terrorismo.

Da allora non si è raggiunto uno degli obiettivi dichiarati dall’Alleanza: non si è ricostruito uno Stato, non si è ricostruito il Paese, non è avanzato alcun processo democratico, non si è ridotta la produzione di oppio che finanzia le milizie talebane né la loro forza sul territorio.

E poiché nulla è casuale non lo saranno nemmeno gli annunci del Comando talebano, che in queste ore assicurano la continuità sul passaggio del gas verso Occidente. Forse è questa la rassicurazione che si aspettava, da questa parte del Mondo.

E forse allora sorge il dubbio che tutto fosse perfettamente concordato: dateci il gas e vi riprendete l’Afghanistan. Altrimenti, senza evocare troppi improbabili complotti, come la spiegano lor signori questa operazione? Per anni non c’è stato verso di convincere che serviva una exit strategy, ora che la popolazione civile aveva iniziato a fidarsi sono scappati tutti, come Vittorio Emanuele III dopo l’armistizio del 1943.

E adesso quale sarà la risposta di fronte al terrore di centinaia di migliaia di profughi, che hanno perso anche quel poco che avevano? Apriremo canali umanitari, li aiuteremo e li accoglieremo o ci sarà di nuovo qualche sovranista imbecille che sosterrà ancora che dobbiamo “aiutarli a casa loro”?

Perché pare proprio sia stato fatto fin troppo, a casa loro, per ridurli definitivamente alla schiavitù. Non perdonateli, perché sanno benissimo quello che fanno…

Michele Piras

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