
In tutti questi anni, Silvio Berlusconi ha inquinato la democrazia italiana. Ha, da presidente del Consiglio, piegato la politica ai suoi interessi economici e giudiziari.
Ha avuto rapporti con la mafia, finanziandola e portandosela letteralmente in casa con lo “stalliere” Vittorio Mangano. Ha realizzato almeno 41 leggi ad personam per garantirsi l’impunità e per arricchire Mediaset.
Ha frodato il fisco per 368 milioni di dollari.Ha portato l’Italia a un passo dalla bancarotta, con lo spread a 576 punti. Ha definito la magistratura “un cancro”, ha affermato che Eluana Englaro avrebbe potuto “generare un figlio”, ha dichiarato, a proposito del giro di prostituzione minorile nella sua villa, che “è meglio essere appassionato di belle ragazze che gay”, ha negato i crimini del fascismo.
Ha reso l’Italia una barzelletta internazionale. Una barzelletta che, però, non faceva ridere nessuno se non lui.
Proporre il suo nome a Capo dello Stato, lui che lo Stato lo ha frodato, candidarlo a presiedere il Consiglio superiore della magistratura, lui che è un pregiudicato, volerlo come garante della Costituzione, lui che l’ha più volte violata, indicarlo alla guida di una Repubblica nata dalla Resistenza, lui che ha elogiato Benito Mussolini, non è una barzelletta.
È un’offesa, la più grande, alla nostra Repubblica.

Marco Furfaro – PD