Cavallaro: “Dalla corte d’Appello di Reggio Calabria giunge un barlume di speranza”

Cavallaro: “Dalla corte d’Appello di Reggio Calabria giunge un barlume di speranza”

di Cosimo Cavallaro

La tecnica è vecchia come il mondo e funziona sempre, anche nelle democrazie evolute come la nostra. Se vuoi distruggere un rivale politico sporcandoti solo la coscienza basta diffamarlo; un’illazione oggi, una bugia domani e via discorrendo e costruendo, mattone su mattone, un castello di ipotesi infamanti. Si parte da un errore della vittima e lo si amplifica, manipolandolo in funzione delle proprie esigenze e spargendolo, come un virus altamente infettante, nelle coscienze della pubblica opinione. Ovviamente non tutti ci cascano ma, se lo sventurato è un personaggio atipico, disallineato con il “sentire comune” del momento, sarà sufficiente ammaestrare una pattuglia di esaltati, pronti a divulgare e diffondere le calunnie, ben contenti di rendere un servigio al referente politico di turno. Le illazioni corrono veloci sul WEB e, prima o poi, la maldicenza produrrà i suoi effetti. In questo periodo storico, ossessionati come siamo dalle contingenze quotidiane, moltissimi italiani sono permeabili alle notizie che fanno scalpore e le accettano senza affrontare l’onere della verifica. E se, infine, la notizia può gettare fango su coloro che sono impegnati nell’accoglienza dei migranti, buona parte dell’opinione pubblica non si limita alla condivisione ma, infiammata dallo spirito di rivalsa, la commenta con frasi che richiamano la xenofobia!

L’11 ottobre 2023 è stata emessa la sentenza di appello nei confronti di Mimmo Lucano indagato per diversi reati nell’inchiesta giudiziaria avviata nel 2017. Un calvario, fatto di calunnie e di sospetti disonoranti, durato sei anni che ha sconvolto la vita dell’ex sindaco di Riace e altri 17 imputati. Su questa vicenda si è scritto tantissimo e chi non ha seguito i fatti può, leggendo gli innumerevoli articoli di giornale, costruirsi un’idea precisa di quanto accaduto in questi anni. Ora, finalmente, la verità giudiziaria ha restituito dignità a Mimmo e per i tanti che, come me, non hanno creduto alle accuse più infamanti, questa è una buona notizia.

Da quello che si legge sulla stampa nazionale, si può dedurre che a Reggio è stato smantellato un teorema cinico quanto bastava per distruggere la vita di un uomo ma, soprattutto, per demolire alcuni tra i concetti più nobili che mente umana possa concepire: solidarietà, accoglienza e pietà. Che Mimmo Lucano avesse agito con eccessiva disinvoltura inciampando in qualche errore, lo sospettavano tutti, compresi coloro che hanno difeso il suo operato fino in fondo. Ma sono pochi quelli che hanno capito che l’uomo è stato usato come “capro espiatorio” perché il vero obiettivo politico era, ed è, quello di contrastare con qualsiasi mezzo l’accoglienza dal volto umano, quella che non oserebbe mai definire le persone “carico residuale” ma che mette in primo piano la dignità dell’individuo, qualsiasi siano le sue origini.

Trattandosi di un problema così complesso che l’Italia, con tutta la buona volontà, non potrà mai risolvere autonomamente, i governi a trazione leghista, in difficoltà per carenza di idee e privi di umiltà, hanno tentato, e tentano, l’impossibile per mettere i bastoni tra le ruote a tutti coloro che tentano di alleviare le sofferenze dei disperati, dalle associazioni di volontariato alle ONG. La paura, ma anche e soprattutto l’egoismo, pretendono una reazione muscolare con la presunzione di scoraggiare l’immigrazione. Un ragionamento infantile perché la disperazione non conosce barriere e chi arriva ai confini dell’Europa con le pezze al sedere non ha altro da perdere se non la vita. Questo e tant’altro aveva capito Mimmo quando decise di agire dimostrando che, con l’inclusione dei migranti nel tessuto sociale, una cittadina come Riace, votata all’estinzione a causa dell’emigrazione dei suoi giovani, poteva tentare una nuova forma di rinascita. Si trattava di un’idea che trasforma in un delinquente chi la pratica? Per il tribunale di Locri, sì; per quello di Reggio, no.

Ora, se i tempi che attraversiamo non fossero terribili, funestati come sono da catastrofi climatiche, guerre feroci e sanguinarie che avevamo sotterrato nell’oblio e prospettive future ingrigite da un’economia alla canna del gas (e non è un modo di dire…), noi che abbiamo sostenuto Mimmo in questi anni dovremmo esultare. Ma forse è più giusto che a gioire siano i protagonisti di questa triste vicenda. A noi basta la consolazione che sentenze come quella di Reggio sono uno spiraglio verso un futuro più umano con la consapevolezza che i nostri confini non finiscono sulla sponda opposta del Mediterraneo.

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