Il cinismo dei trafficanti di uomini

Il cinismo dei trafficanti di uomini

Arrestati i due scafisti protagonisti del naufragio avvenuto a nord della costa libica: si tratta di Mohammed Alì Malek, tunisino di 27 anni ritenuto il comandante, e del suo assistente Mahmud Bikhit, siriano di 25 anni.
L’accusa è di omicidio colposo plurimo, naufragio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
A seguito di numerose conversazioni intercettate, la polizia, su mandato della magistratura di Palermo, ha arrestato 24 faccendieri senza scrupoli che erano al centro di una rete con basi a Milano, Roma, Bari, Catania, e nei centri di Mineo e Siculiana.
Quanto emerge dalle intercettazioni è allarmante: una vera e propria organizzazione criminale transnazionale finalizzata al traffico di uomini ed alla speculazione sulle sofferenze e sui bisogni altrui.
Anche la disperazione, a quanto pare ha un prezzo, e i protagonisti delle conversazioni si vantano cinicamente delle ingenti somme guadagnate grazie ai viaggi su pescherecci o gommoni spesso in avaria, caricati per il doppio della loro reale capienza.
I membri di tale organizzazione godono di collegamenti diretti tra Italia, Eritrea, Sudan, Somalia e Libia.
In questo contesto, soggetto di particolare rilievo risulta essere l’etiope Asghedom Ghermay il quale, giunto in Italia attraverso il mare da disperato, è divenuto in breve tempo sfruttatore della disperazione.
Fermato dalla polizia giovedì all’aeroporto di Fiumicino, è considerato il principale punto di riferimento dell’organizzazione, che in Libia è retta da un altro etiope di nome Ermias, a sua volta identificato.
Nelle conversazioni telefoniche tra i due, Ghermay afferma: “… ho iniziato un business qui (in Italia). Mi occupo di andare a prendere le persone che arrivano con le barche”.
Sostanzialmente, il meccanismo è più o meno questo: Ghermay va a prendere i profughi con le macchine a Catania o ad Agrigento, ed organizza i viaggi verso Roma o altre città italiane guadagnando, come lui stesso afferma telefonicamente, circa cinquanta euro per ogni viaggiatore.
I trafficanti impongono ai migranti di evitare il fotosegnalamento, facendoli quindi diventare clandestini a tutti gli effetti e lasciandoli temporaneamente in Italia.
Successivamente, dopo aver pagato una nuova tratta, i profughi sono indirizzati dall’organizzazione in Germania, Svizzera, Norvegia, Svezia e altri Paesi.
Ovviamente, prima il denaro, dopo gli spostamenti,
Parlano divertiti i criminali al telefono, per loro è un business, nulla di più. Sono rilassati e quasi compiaciuti, si confrontano su dove sia meglio investire i loro guadagni: Dubai, Svizzera, Israele o America.
Soldi sporchi, impregnati di sangue.
Ma quanti trafficanti spregiudicati come Ghermay agiscono tuttora indisturbati? Quanti uomini saranno pronti ad approfittare ancora del dolore di altri uomini per garantirsi guadagni facili ed illeciti?
È fondamentale conoscere tali meccanismi, in quanto solo tenendo conto di ciò sarà possibile pensare a delle politiche adeguate a fronteggiare la situazione con efficacia senza ledere la dignità ed i bisogni dei più deboli.
Ovviamente, occorre che l’Europa si dia una mossa, ed è necessaria la cooperazione dell’intera comunità internazionale.
A tal proposito, va segnalato che l’ONU ha finalmente dato segni di vita, affermando che il recente naufragio è “una tragedia titanica”.
Acuta constatazione.
Ora però, sarebbe opportuno che alle dichiarazioni di rito seguissero anche delle strategie concrete.
Agendo prima di essere costretti a piangere altri morti, se non è chiedere troppo.

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