Vincenzo Logozzo sulla protesta dei migranti a Gioiosa Jonica

(Riceviamo dal Presidente della Consulta delle Associazioni di Gioiosa Jonica e pubblichiamo).

LA PROTESTA PUBBLICA DI ALCUNI MIGRANTI DEL PROGETTO RECOSOL SPRAR DI GIOIOSA JONICA

In questi ultimi giorni ci sono state due manifestazioni di protesta dei migranti facenti parte del progetto di accoglienza istituito più di un anno fa dal Comune di Gioiosa Jonica e gestito dalla Recosol – Sprar di Gioiosa Jonica, organizzazione che fa parte di questa Consulta, ed a cui va tutta la nostra solidarietà.

L’evento ha provocato disagio a tutti: agli amministratori, ai gestori del progetto, ai migranti stessi, alle forze dell’ordine, alla prefettura ed alla popolazione di Gioiosa e anche la stessa Consulta ne soffre per la situazione che si è creata.

Nessuno vuole sottomettere o tappare la bocca ai migranti che già provengono da paesi dove gli è stata tolta la libertà di parola e di pensiero, costringendoli ad abbandonare i loro paesi di origine e trovare rifugio in Italia, al momento a Gioiosa Jonica.

Quindi pieno diritto di libertà di esporre pubblicamente, pacificamente e democraticamente i loro punti di vista.

Però non può disconoscersi che sinora non vi erano stati problemi, che l’attività dell’ente pubblico e dello Sprar è stata attenta ai problemi dei migranti, che piano piano si stavano integrando e partecipando a diverse iniziative paesane ed oltre (vedi incontri con gli studenti, le manifestazioni in piazza e così via). E va dato pure atto che anche loro non hanno creato problemi alla comunità. Anzi, ripeto, diversi di loro hanno fatto tanta amicizia, specialmente con i giovani.

Ecco perché la protesta è apparsa inopportuna così come è stata fatta e gestita. E non convincono neppure alcuni argomenti sollevati a motivo della manifestazione.

Pienamente d’accordo sui ritardi burocratici dipendenti dalle autorità statali e non dall’ente locale o dal gestore del progetto. Infatti è intollerabile che questi ragazzi, già tediati dagli eventi del loro paese, debbano ancora patire e soffrire l’attesa di conoscere il loro destino: hanno i loro progetti, le loro aspettative di vivere una vita in luoghi diversi d’Italia, altri amici che li aspettano, altri famigliari in attesa.

E la questione dei ritardi burocratici crediamo che i migranti l’avrebbero dovuto curarla d’intesa con il Comune e la Recosol, organizzando assieme una azione di sensibilizzazione, che a questo punto sarebbe stata condivisa anche dalla comunità gioiosana, essendo fondati i motivi ispiratori.

Ma partire così senza coordinarsi e dialogare prima, senza compartecipare il loro problema con la comunità e la dirigenza che li ospita non è stata una idea geniale. Una certa mancanza “di riconoscenza” verso tutti coloro che li hanno presi in carico con cura e dato ospitalità e tutto quanto altro necessario per una buona permanenza ed accoglienza. Può darsi che nel corso della gestione ci sia stata qualche mancanza, ma questo succede anche nelle migliori famiglie e raggruppamenti di persone di origini, abitudini e culture diverse. Una delusione inaspettata, insomma, sotto questo profilo.

Per quanto riguarda il resto (in particolare per quanto riguarda le accuse di non buona conduzione del progetto, della mancanza di cure sanitarie, non si sono lamentati per l’alimentazione di cui hanno espresso soddisfazione), credo che chiarisca tutto Giovanni Maiolo, responsabile della Recosol-Sprar di Gioiosa Jonica, il quale ha tenuto a precisare quanto segue:

“In merito alla manifestazione avvenuta ieri a Gioiosa Jonica da parte di alcuni migranti, del tutto pacifica, corre l’obbligo di precisare quanto segue:
1-     La manifestazione è nata dopo la notifica, a 4 migranti, del provvedimento disposto da Sua Eccellenza il Prefetto di Reggio Calabria che ne prevede l’espulsione dai sistemi di accoglienza.
2-     La richiesta principale dei migranti che hanno manifestato, una minoranza di quelli ospitati nel progetto, è stata quella di essere trasferiti in altri luoghi perché denunciano i ritardi degli uffici preposti nelle convocazioni in Commissione Territoriale e nel rilascio dei permessi di soggiorno.
3-     Non esiste nessuna questione sanitaria irrisolta. Tutti i beneficiari sono stati sottoposti  a screening sanitari completi al momento del loro arrivo e le loro condizioni di salute sono monitorate costantemente anche attraverso frequenti visite specialistiche. La documentazione medica allegata ai fascicoli di ogni singolo beneficiario testimonia i controlli e le cure sanitarie a cui sono regolarmente sottoposti.
4-     Visti alcuni titoli di stampa del tutto fuorvianti, informiamo che la positività all’epatite B è dovuta ai vaccini che provvediamo a somministrare tramite le strutture del servizio sanitario nazionale. I vaccini sono sottoposti sia ai beneficiari che ai dipendenti a fine preventivo. Non esiste nessuno nel progetto di Gioiosa Jonica che sia affetto da epatite B.
Detto questo, cosa succederà adesso ? Il progetto continuerà ? La popolazione come reagirà ? Sorgerà uno “scontro” sociale ? Tornerà tutto nella normalità ? Ci sarà una “seconda opportunità”? tenendo conto che non appare giusto “penalizzare” la maggioranza dei migranti che ha rispettato le regole, è rimasta disciplinata e sopratutto non ha condiviso l’azione (anzi qualcuno si è opposto decisamente), non ha manifestato malcontento o insoddisfazione per l’andamento del progetto o per l’accoglienza.
Il punto cruciale però è solo uno: la comunità è orientata o meno a far prevalere l’aspetto umanitario che (per la maggioranza) finora l’ha contraddistinta nell’accoglienza di questi ragazzi “colpevoli” di aver inscenato senza tenere conto del disagio sociale e culturale che avrebbe creato alla città di Gioiosa Jonica- con due manifestazioni pubbliche seppur pacifiche ? Ripetiamo: pacifiche, perché -sebbene in ognuno di noi si sono creati timori per l’inattesa novità -i ragazzi hanno sfilato per le vie della città -esprimendo chi con più chi con meno vigore vocale, musicale e gestuale e chi passivo, qualche sgraziato errore lo hanno pure commesso- ma obiettivamente non c’è stato bisogno di interventi coattivi della polizia e dei carabinieri. A proposito non è assolutamente vero che sono dovute intervenire le forze dell’ordine per sciogliere il corteo. Siamo stati testimoni oculari, e tra l’altro li abbiamo sentiti e liberamente fotografati.
Noi ci auguriamo che tutto si risolva per il meglio, ma certamente lo Stato e la Comunità Europea devono fare molto di più, specialmente nella previsione di sempre maggiori sbarchi sulle coste calabresi così come da più parti viene dato per certo.

Vincenzo Logozzo

Presidente Consulta delle Associazioni di Gioiosa Jonica

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